Breaking Bad stagione 3: la seducente malia dell’addiction

breaking badbreaking bad, AMC.

albuquerque, new mexico. walter white, ordinario professore di chimica, scopre di avere un cancro non operabile ai polmoni. per assicurare un solido futuro economico a alla moglie e al figlio disabile decide dunque di sfruttare le proprie competenze e di iniziare a produrre dei cristalli di metanfetamina. per “cucinare” i prodotti, walter “sceglie” come partner un suo ex studente, jesse. walt si trova presto costretto a muoversi pericolosamente tra il crimine e la normalità, finendo per essere causa, effetto, inizio e mai fine di una spirale di eventi delittuosi.

partito in sordina nel 2008, breaking bad a poco a poco ha saputo emanciparsi dagli echi di altre produzioni -weeds, dexter- fino a trovare la propria quadratura del cerchio; ha saputo migliorarsi qualitativamente di episodio in episodio, di serie in serie, centrando la propria inequivocabile cifra stilistica e producendo qualcosa che in televisione raramente trova spazio: la perfezione. la terza stagione, infatti, riesce a piantare la bandierina lassù, in alto, laddove pochi erano riusciti: è ufficiale, gli anni dieci sono cominciati col botto. e d’ora in poi, qualsiasi riflessione abbia a che fare con “telefilm, qualità, bravura, eccellenza” non potrà prescindere da breaking bad.

e dopo queste affermazioni affatto impegnative, scendiamo un po’ nel dettaglio.

breakqualsiasi storia, bella o brutta che sia, da qualche parte, è già successa. dipende solo da come la si racconta. breaking bad, per scelta, per inesorabilità, racconta la propria storia nell’unico modo possibile. non ci sono spazi vuoti, non ci sono fratture, non ci sono accidenti, non ci sono dissonanze: c’è, e rimane, solo quel che deve essere.

breaking bad è uno show che parla di dipendenza, di addiction. e lo fa attraverso dei personaggi malati e rotti. il capolavoro di breaking bad sta nel riuscire a riprodurre l’oggetto della propria rappresentazione -la dipendenza- anche e soprattutto come pre-condizione inevitabile nelle dinamiche tra i vari personaggi: ciascuno di essi è legato all’altro da rapporti di dipendenza, nessuno può -vuole?- fare a meno degli altri. e se ciò dovesse succedere sarebbe la fine. è il caso di walt e di jesse. di walt e di sua moglie skyler. di walt e di suo cognato hank, poliziotto che, senza saperlo, sta dando la caccia proprio a walt. breaking bad, la migliore storia possibile, con i migliori personaggi possibili.

walt, interpretato dal magistrale bryan craston, è il centro, il cuore di tutto l’impianto narrativo. un personaggio mediocre che a poco a poco diventa un pericoloso criminale, apparentemente per cause di forza maggiore, quasi fuori dalla sua volontà (il cancro, la necessità di fare soldi, la produzione di droga, la conseguente esigenza di distribuirla, questa droga, e così via). a prima vista sembrerebbe il classico esempio di un personaggio che passa da uno stato A a uno stato B, semplicemente evolvendosi. in realtà, ma lo si comprende piano piano, con una lentezza quasi estenuante, walt, sin da quando appare in scena, è già un cattivo. semplicemente non lo può ancora ammettere a se stesso. il cancro e la metanfetamina sono solo degli strumenti maieutici che lo aiutano a tirare fuori la sua natura, la sua essenza: un uomo che finalmente trova la propria realizzazione personale.

si parlava di lentezza.

breaking bad è uno show radicale, nella sua assenza o quasi di commento sonoro, nella cura certosina della messa in scena, nella regia e nella fotografia in grado di restituire stati d’animo con un singole inquadrature, a volte mozzafiato come certe opere artistiche. è radicale nell’assenza di dialoghi, nei silenzi a volte interrotti solo da colpi di tosse o da mosche impertinenti. è radicale perché, malgrado e grazie a tutti questi elementi, riesce a mantenere un ritmo vertiginoso.

gira quasi la testa, a guardare breaking bad. gira la testa per il modo che ha di scorticare la storia e le storie liberandole di inutili orpelli, lasciandole nude e crude sotto i nostri occhi stupefatti e capaci di dire soltanto: non ci posso credere. gira la testa per i respiri e gli ansimi che produce e che induce, per come mostra le cose con il tempo che ci vuole, poco o tanto non importa. gira la testa per come se ne sta sopra il vuoto, in perfetto equilibrio tra il grottesco e il tragico, tra tarantino e i fratelli coen, tra sparatorie e assenze, tra orrore e stupore. gira la testa, semplicemente, perché breaking bad è il miglior telefilm possibile, raccontato nel miglior modo possibile.

note sulla terza stagione (potenziali spoiler):

* episodi preferiti: 3×06 “sunset”, 3×07 “one minute”, 3×10 “fly”, 3×12 “half measures”, 3×13 “full measures”
* bryan craston/walt è una sicurezza e non si discute. ci ha talmente abituato bene nelle prime due stagioni che ormai non sorprende più. ma in questa terza stagione aaron paul ha fatto qualcosa di mostruoso con il suo jesse.
* le introduzioni agli episodi. la cifra più visibile a partire già dalla seconda stagione: momenti di pura follia creativa, mai slegati dal contesto. nello specifico, la comparsa nello show delle due BELVE, quando strisciano verso il santuario. in generale, tutto.
* questa canzone, una delle pochissime, che appare nella seconda stagione.
* i personaggi diciamo secondari: da gus a saul, da mike al nuovo assistente (già visto in damages) sono tutti talmente bravi che boh.
* il modo che si inventa skyler per coprire le attività di walt: puro genio
* tutti i dialoghi walt-gus, walt-saul, e in generale quelle atmosfere da “western”
* il finale di stagione, parliamone. volutamente “freddo” per quasi tutta la durata, senza la partecipazione di sky, hank e marie, ma solo concentrato sullo scontro gus-walt. ma per il resto: dalla scena col cappello in mezzo al nulla, fino al potentissimo cliffhanger di stagione (anche se quello di 3×12 è stato molto più WTF, così come quelli di 2×12 e 2×13)
* la scena in cui mike l’investigatore fa fuori gli uomini del cartello al capannone, la scarpa verde: AWESOME!
* l’assistente di walt che canta una canzone in milanese: !
* recap delle prime due stagioni, per farsi un’idea
* i bloopers della stagione 2
* yo

se non si fosse capito, sono ufficialmente in love con breaking bad.

16 Replies to “Breaking Bad stagione 3: la seducente malia dell’addiction”

  1. Wow… grazie per avermi fatto conoscere il recap delle prime due… spettacolare!
    (ah.. e bella la recensione!)

    Nigu

  2. Mmmm …
    Mai visto. Sai che mi piace (mi piace? Hahahaha) Lost, non sai (ma te lo dico adesso) che mi sono sciroppato Fringe 1 e 2 in 15 giorni.
    Insomma, da quanto leggo mi sembra di intuire che mi consigli di cominciare e scar … ehm … guardarlo …

    Sandro

  3. Bellissima recensione. Fa venir voglia di guardarlo 🙂
    (ho scoperto su Wikipedia che, ovviamente, è una serie su un qualche canale a pagamento, ma pazienza, la recensione è bellissima ugualmente 🙂

  4. ho interrotto a metà la lettura, 'che son a metà della seconda stagione e non mi voglio spoilerare niente.
    e devo proprio dirlo. Più vedo puntate più questo telefilm mi coinvolge. Nonostante sia parecchio "lento" non è mai noioso.
    vabbè. era per dire che 'sto post me lo tengo da parte per settembre =)
    stizzofrenica.

  5. *nigu: il recap è fondamentale in questi giorni in cui mi piglia lo sconforto perchè non ho più puntate inedite

    *sandro: consiglio vivamente, ma preparati a qualcosa che in tv è molto raro. bisogna superare la barriera dei primi episodi. per dire, se ti piacciono i telefilm con colpi di scena ogni due scene, breaking bad allora non va bene.

    *Prof: che è un po' il mio intento. qui in italia lo stanno dando su axn di sky. facciamo così, se mai dovessimo vederci ti passo le videocassette con le puntate registrate 😉

    *Stizzo: infatti ho cercato di scrivere senza rivelare nulla. gli unici spoiler sono nelle note. il resto è una dichiarazione d'amore spassionata 😉

  6. Ho appena visto il pilot. Devo recuperare in fretta per vedere la terza insieme a C.

    (avevo proprio bisogno di una nuove serie tv. Grazie anche per Louie, brotha. Ho riso un sacco.)

  7. Breaking Bad è la perfezione assoluta. Insieme a Mad Men. Sono due serial letteralmente inattaccabili. Perfetti.
    condivido la disamina, specie l'analisi sulla questione  "dipendenza".

    La terza stagione ha portato la storia ancora più avanti, le questioni hanno alzato il tiro, il finale è una bomba. Tutto perfetto

    e in più quei geni di Mike e Saul!

  8. appena in me si instaura il desiderio costantemente crescente di iniziare a guardare un determinato telefilm, mi ritrovo qua spiattellate le tue awesome analisi.
    Non è successo solo con la serie di Dick Tracy degli anni '30.

    enri kröger

  9. Yo. 

    (da fan della prima ora della serie sono proprio contento di questo tuo post nonchè dell'inserimento – d'altronde, ineccepibile – di 'fly' fra le puntate migliori) 

  10. Comunque questa serie è responsabile della mia sindrome "da campanello". Sono rimasto traumatizzato dal campanello dello zio di tuco! ogni volta che ne sento uno mi cago addosso

  11. *Valu: poi chiamatemi che io rivedo tutto daccapo!

    *Noodles: inattaccabile mi sembra azzeccato

    *Enri: se giri la ruota e vai indietro nel tempo scopri che c'era un giornale. io ero il direttore, avevo il cappello. e tu eri il mio editore. e parlavamo di dick tracy.

    *Cidindon: infatti mi sa che il prossimo torneo lo facciamo tra i telefilm via cavo. breaking bad deve vincere qualcosa che deve rimanere scolpito nella pietra di questo blog 😉

    *Nigu: come TIO, d'altronde! Che scena magnifica quando sta per fare il nome di jesse e invece…

  12. credevo di aver raggiunto l'apice con Dexter, ma BB é davvero il top.
    da ora in avanti il confronto tra BB e tutto il resto, sarà inevitabile…

  13. la grande svolta si è avuta, secondo me, nelle ultime puntante della seconda stagione. Da là la curva inizia a tendere verso l'infinito. Vogliamo parlare di come l'insicurezza psicologica di gale viene sfruttata per far guadagnare tempo alla storia? le trovate incredibili (tipo l'omicidio fatto dal bambino in open) o il focus psichedelico sulla puttana a cui jessi chiede di portare gli hot dogs, e il campanello dello zio di Tuco, e il mai dalla parte della DEA che walt dice nell'ultima puntata!

    io sono totalmente sfrafatto di bb, yo.  

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