ISBN, la migliore casa editrice italiana: Amedeo Romeo e Omar Di Monopoli

nell’asfittico panorama editoriale italiano va segnalato il dinamismo della casa editrice ISBN, che negli ultimi anni, grazie anche alla direzione editoriale di massimo coppola -sì, quello di brand new- ha saputo rinnovarsi e affermarsi con una precisa identità: testi ricercati sia di narrativa che di saggistica, grafica essenziale e “riconoscibile”. tra i vari titoli:

romeo

“non piangere coglione” – amedeo romeo, 2010. “andrea morini è affascinato dalla maternità ma ha il terrore di diventare padre. il corpo delle donne incinte lo attrae al punto che il solo profumo della crema per le smagliature risveglia in lui un universo erotico”.
non piangere coglione ha l’irresistibile pregio di riuscire a “interferire” con lo stato d’animo del lettore. quando un libro vi riesce, il più è fatto. ha un incipit e un finale molto potenti. presenta qualche ingenuità, tipo il chiamare per nome sentimenti e umori, come “stupore” e “angoscia”. peccato imperdonabile quasi sempre, ma qui reso veniale da una narrazione seduttiva. da leggere lentamente, se possibile.

 

uominiecani

“uomini e cani” – omar di monopoli, 2007. “teso come un thriller, barocco come una cattedrale, violento come il morso di un pitbull, Uomini e cani è una furibonda cavalcata nel cuore nero del Sud”. per costruzione drammaturgica, per qualità e quantità dei personaggi, lo stile di di monopoli, a uno sguardo superficiale, potrebbe far pensare al primo ammaniti. ma scritto meglio. decisamente meglio. il “come” e il “cosa” si danno manforte a vicenda. una storia corale, piena di eventi, e che al tempo stesso riconcilia con la lingua italiana, spesso declinata come una partitura musicale: allitterazioni, incroci mirabili di aggettivi e sostantivi. questo romanzo è puro ritmo. peccato averlo scoperto così tardi. omar di monopoli, bravo.

34 Replies to “ISBN, la migliore casa editrice italiana: Amedeo Romeo e Omar Di Monopoli”

  1. bravo tfm. concordo assai.
    io però ogni volta che propongo un libro isbn in libreria la gente mi risponde: sennò?

    la gente ha paura.
    la gente vuole essere rassicurata.
    la gente è scema.

    mi sa che isbn si vende solo a molano e roma.

  2. caro TuttoFaMedia,
    ti ringrazio moltissimo per le belle parole ma soprattutto ti invito a leggere FERRO E FUOCO e il prossimo (esce a giugno) LA LEGGE DI FONZI, gli altri due capitoli della trilogia «western-pugliese» da messa a punto per ISBN 🙂
    cheers
    OMAR DI MONOPOLI

    PS per fortuna ISBN non si vende solo là da voi :-))))

  3. *Viola: la gente è scema, ovvio. che faccia fanno quando vedono le finte macchie di sangue sulla copertina?

    *Omar: prego, dovere! va bene, prometto solennemente che leggerò gli altri due pezzi di trilogia, ma sappi che dopo Uomini e Cani le mie aspettative sono altissime e non accetterò niente che sia al di sotto di quei pazzi dei Minghella, di Sputazza e dei cani e di tutti gli altri! Te lo dico eh 🙂

  4. Ecco ora non perché abbiamo avuto l'onore di avere l'autore qui, ma io già avevo notato questi due titoli nella colonnina a destra e avevo pensato di leggere "Uomini e cani".

    L'editoria "poco conosciuta" ha vita difficile, figuriamoci quella che non mette in copertina volti sofferenti, magari mediorientali.
    A me la fattura degli ISBN piace tanto, anche come tipo di carta. Poi odio i rilegati rigidi.

    @TFM: Devo fare una premessa. Mi sono avvicinato tardi ad Ammaniti, visto che i titoli più gettonati, limitandomi alla quarta di copertina, non mi attiravano minimamente. Inoltre nel mio boicottaggio folle non leggo mai i premi strega.

    Poi lessi l'ultimo "Che la festa cominci". Un libro che reputo eccezionale, anche per lo stile, e che se non è stato capito è perché in Italia devi far piangere se vuoi sembrare un bravo scrittore. Sull'onda dell'entusiasmo ho letto "Fango", una raccolta di più di dieci anni fa. Abbastanza eterogenea, anche se lo stile resta costante attraverso i racconti che formano l'antologia. E' sicuramente scritto peggio rispetto all'ultimo, si nota un miglioramento negli anni. Senza contare i numerosissimi refusi che non so se sono dovuti all'autore o alla stampa.

    Ora considerato che mi manca la produzione "centrale" tra questi due, cosa intendi tu per "il primo ammaniti"? (giusto per chiacchierare un po', tanto ho già deciso che voglio leggerlo Uomini e Cani gh)

  5. letto il tuo articolo troppo tardi. Stamattina alla Feltrinelli ho fatto il pieno:
    due libri di Trueba, uno di Tusset ed uno di Loe. 
    Al prossimo giro leggerò anche questi, anche se Ammaniti (et simili) non mi piace più. 
    IBS comunque vende tanto anche qui, eh!
    grazie delle segnalazioni 😉

    isolana #5

  6. Uff, mi avete appena fatto spendere un mucchio di soldi che non potevo spendere (ISBN e Trueba e Loe e Tusset).

  7. tieffemme! pure qui a libreria italiana di bruxelles lo scaffale isbn rimane inguardato e pure io li spingo ma mi rispondono "sennò". come a mika mia. infatti piano piano me li sto portando via tutti io… 

  8. ehmm… volevo dire ISBN, non IBS… 😀

    Isolana #5

  9. avevo appena letto la tua recensione sul libro di Di Monopoli su anobii e l'avevo messo nella lista della spesa. stasera torno a milano e domani procedo all'acquisto (per confermare che ISBN a milano vende).
    casa editrice molto cool, gran bella grafica e, sotto, tanta sostanza. bravi. invece, per restare in tema di piccoli grandi editori: quanto sono brutte le nuove copertine della minimum fax?

  10. @hanz_bcn: quali copertine? Il libro più nuovo della mf che ho comprato è "Assalto a un tempo devastato e vile – versione 3.0" e la copertina mi piace tantissimo.

  11. *Axl: i volti sofferenti magari mediorientali, ahah!
    Ammaniti: la questione è: hai cominciato da "che la festa cominci?" se la risposta è sì sei perdonato, altrimenti no 😉 mi spiego. sono stato un grande sostenitore di ammaniti fino a prima di come dio comanda. ho letto quasi tutto. e posso ben dire che gli ultimi due sono orrendi, rispetto alla sua bibliografia. in particolare che la festa cominci l'ho trovato pessimo: stile, temi, personaggi del tutto sbocconcellati e rimasticati da quelli dei primi libri. un libro che poteva tranquillamente essere stato scritto nei '90s.
    in più, elemento per me gravissimo, ho avvertito in continuazione lo SFORZO di essere originale, di far ridere, di essere grottesco. in "che la festa cominci" ammaniti è come se "facesse" ammaniti, in una strana quanto patetica imitazione parodica di se stesso. se non sono stato abbastanza critico, leggi cosa scrivevo a dicembre.

    Concordo sul fatto che in Italia se non fai piangere non sei reputato bravo scrittore, lo diceva anche Camilleri l'altra sera da Fazio. Ma non credo sia il caso di Che la festa cominci: non è piaciuto o non è stato capito soltanto perché inesorabilmente farlocco. Non saremo d'accordo, ma se leggi tutta la produzione di ammaniti compreso il racconto contenuto in Crimini, magari capisci meglio il senso delle mie parole.
    Quindi quando scrivo "il primo ammaniti" intendo solo e semplicemente "genuino". Sulla padronanza dello stile o sui giudizi sulla scrittura non entro nel merito che non ne usciamo più. Ammaniti è bravissimo, punto. Il mio pollice verso, anzi "pollici versi" sull'ultimo Ammaniti hanno a che fare solo con il concetto di "autenticità": quando leggi un libro è la cosa più importante.

    *Isolana: di loe cosa? naif.super o altro?

    *Prof: poi dicci, eh

    *New: ma dai, non ci credo non può essere vera. dimmi che è una parodia!

    *Esseppina: e fai bene. peccato che sei a belgio sennò poi me li facevo prestare visto che isbn è caruccia 😉

    *Hanz: minimum fax mi è caduta dal cuore, ultimamente

  12. *Axl: i volti sofferenti magari mediorientali, ahah!
    Ammaniti: la questione è: hai cominciato da "che la festa cominci?" se la risposta è sì sei perdonato, altrimenti no 😉 mi spiego. sono stato un grande sostenitore di ammaniti fino a prima di come dio comanda. ho letto quasi tutto. e posso ben dire che gli ultimi due sono orrendi, rispetto alla sua bibliografia. in particolare che la festa cominci l'ho trovato pessimo: stile, temi, personaggi del tutto sbocconcellati e rimasticati da quelli dei primi libri. un libro che poteva tranquillamente essere stato scritto nei '90s.
    in più, elemento per me gravissimo, ho avvertito in continuazione lo SFORZO di essere originale, di far ridere, di essere grottesco. in "che la festa cominci" ammaniti è come se "facesse" ammaniti, in una strana quanto patetica imitazione parodica di se stesso. se non sono stato abbastanza critico, leggi cosa scrivevo a dicembre.

    Concordo sul fatto che in Italia se non fai piangere non sei reputato bravo scrittore, lo diceva anche Camilleri l'altra sera da Fazio. Ma non credo sia il caso di Che la festa cominci: non è piaciuto o non è stato capito soltanto perché inesorabilmente farlocco. Non saremo d'accordo, ma se leggi tutta la produzione di ammaniti compreso il racconto contenuto in Crimini, magari capisci meglio il senso delle mie parole.
    Quindi quando scrivo "il primo ammaniti" intendo solo e semplicemente "genuino". Sulla padronanza dello stile o sui giudizi sulla scrittura non entro nel merito che non ne usciamo più. Ammaniti è bravissimo, punto. Il mio pollice verso, anzi "pollici versi" sull'ultimo Ammaniti hanno a che fare solo con il concetto di "autenticità": quando leggi un libro è la cosa più importante.

    *Isolana: di loe cosa? naif.super o altro?

    *Prof: poi dicci, eh

    *New: ma dai, non ci credo non può essere vera. dimmi che è una parodia!

    *Esseppina: e fai bene. peccato che sei a belgio sennò poi me li facevo prestare visto che isbn è caruccia 😉

    *Hanz: minimum fax mi è caduta dal cuore, ultimamente

  13. *Axl: i volti sofferenti magari mediorientali, ahah!
    Ammaniti: la questione è: hai cominciato da "che la festa cominci?" se la risposta è sì sei perdonato, altrimenti no 😉 mi spiego. sono stato un grande sostenitore di ammaniti fino a prima di come dio comanda. ho letto quasi tutto. e posso ben dire che gli ultimi due sono orrendi, rispetto alla sua bibliografia. in particolare che la festa cominci l'ho trovato pessimo: stile, temi, personaggi del tutto sbocconcellati e rimasticati da quelli dei primi libri. un libro che poteva tranquillamente essere stato scritto nei '90s.
    in più, elemento per me gravissimo, ho avvertito in continuazione lo SFORZO di essere originale, di far ridere, di essere grottesco. in "che la festa cominci" ammaniti è come se "facesse" ammaniti, in una strana quanto patetica imitazione parodica di se stesso. se non sono stato abbastanza critico, leggi cosa scrivevo a dicembre.

    Concordo sul fatto che in Italia se non fai piangere non sei reputato bravo scrittore, lo diceva anche Camilleri l'altra sera da Fazio. Ma non credo sia il caso di Che la festa cominci: non è piaciuto o non è stato capito soltanto perché inesorabilmente farlocco. Non saremo d'accordo, ma se leggi tutta la produzione di ammaniti compreso il racconto contenuto in Crimini, magari capisci meglio il senso delle mie parole.
    Quindi quando scrivo "il primo ammaniti" intendo solo e semplicemente "genuino". Sulla padronanza dello stile o sui giudizi sulla scrittura non entro nel merito che non ne usciamo più. Ammaniti è bravissimo, punto. Il mio pollice verso, anzi "pollici versi" sull'ultimo Ammaniti hanno a che fare solo con il concetto di "autenticità": quando leggi un libro è la cosa più importante.

    *Isolana: di loe cosa? naif.super o altro?

    *Prof: poi dicci, eh

    *New: ma dai, non ci credo non può essere vera. dimmi che è una parodia!

    *Esseppina: e fai bene. peccato che sei a belgio sennò poi me li facevo prestare visto che isbn è caruccia 😉

    *Hanz: minimum fax mi è caduta dal cuore, ultimamente

  14. *Axl: i volti sofferenti magari mediorientali, ahah!
    Ammaniti: la questione è: hai cominciato da "che la festa cominci?" se la risposta è sì sei perdonato, altrimenti no 😉 mi spiego. sono stato un grande sostenitore di ammaniti fino a prima di come dio comanda. ho letto quasi tutto. e posso ben dire che gli ultimi due sono orrendi, rispetto alla sua bibliografia. in particolare che la festa cominci l'ho trovato pessimo: stile, temi, personaggi del tutto sbocconcellati e rimasticati da quelli dei primi libri. un libro che poteva tranquillamente essere stato scritto nei '90s.
    in più, elemento per me gravissimo, ho avvertito in continuazione lo SFORZO di essere originale, di far ridere, di essere grottesco. in "che la festa cominci" ammaniti è come se "facesse" ammaniti, in una strana quanto patetica imitazione parodica di se stesso. se non sono stato abbastanza critico, leggi cosa scrivevo a dicembre.

    Concordo sul fatto che in Italia se non fai piangere non sei reputato bravo scrittore, lo diceva anche Camilleri l'altra sera da Fazio. Ma non credo sia il caso di Che la festa cominci: non è piaciuto o non è stato capito soltanto perché inesorabilmente farlocco. Non saremo d'accordo, ma se leggi tutta la produzione di ammaniti compreso il racconto contenuto in Crimini, magari capisci meglio il senso delle mie parole.
    Quindi quando scrivo "il primo ammaniti" intendo solo e semplicemente "genuino". Sulla padronanza dello stile o sui giudizi sulla scrittura non entro nel merito che non ne usciamo più. Ammaniti è bravissimo, punto. Il mio pollice verso, anzi "pollici versi" sull'ultimo Ammaniti hanno a che fare solo con il concetto di "autenticità": quando leggi un libro è la cosa più importante.

    *Isolana: di loe cosa? naif.super o altro?

    *Prof: poi dicci, eh

    *New: ma dai, non ci credo non può essere vera. dimmi che è una parodia!

    *Esseppina: e fai bene. peccato che sei a belgio sennò poi me li facevo prestare visto che isbn è caruccia 😉

    *Hanz: minimum fax mi è caduta dal cuore, ultimamente

  15. *Axl: i volti sofferenti magari mediorientali, ahah!
    Ammaniti: la questione è: hai cominciato da "che la festa cominci?" se la risposta è sì sei perdonato, altrimenti no 😉 mi spiego. sono stato un grande sostenitore di ammaniti fino a prima di come dio comanda. ho letto quasi tutto. e posso ben dire che gli ultimi due sono orrendi, rispetto alla sua bibliografia. in particolare che la festa cominci l'ho trovato pessimo: stile, temi, personaggi del tutto sbocconcellati e rimasticati da quelli dei primi libri. un libro che poteva tranquillamente essere stato scritto nei '90s.
    in più, elemento per me gravissimo, ho avvertito in continuazione lo SFORZO di essere originale, di far ridere, di essere grottesco. in "che la festa cominci" ammaniti è come se "facesse" ammaniti, in una strana quanto patetica imitazione parodica di se stesso. se non sono stato abbastanza critico, leggi cosa scrivevo a dicembre.

    Concordo sul fatto che in Italia se non fai piangere non sei reputato bravo scrittore, lo diceva anche Camilleri l'altra sera da Fazio. Ma non credo sia il caso di Che la festa cominci: non è piaciuto o non è stato capito soltanto perché inesorabilmente farlocco. Non saremo d'accordo, ma se leggi tutta la produzione di ammaniti compreso il racconto contenuto in Crimini, magari capisci meglio il senso delle mie parole.
    Quindi quando scrivo "il primo ammaniti" intendo solo e semplicemente "genuino". Sulla padronanza dello stile o sui giudizi sulla scrittura non entro nel merito che non ne usciamo più. Ammaniti è bravissimo, punto. Il mio pollice verso, anzi "pollici versi" sull'ultimo Ammaniti hanno a che fare solo con il concetto di "autenticità": quando leggi un libro è la cosa più importante.

    *Isolana: di loe cosa? naif.super o altro?

    *Prof: poi dicci, eh

    *New: ma dai, non ci credo non può essere vera. dimmi che è una parodia!

    *Esseppina: e fai bene. peccato che sei a belgio sennò poi me li facevo prestare visto che isbn è caruccia 😉

    *Hanz: minimum fax mi è caduta dal cuore, ultimamente

  16. @TFM: come genuinità non saprei dirti. L'impressione che mi davano i "libri di mezzo" era di compiacere il pubblico con le solite storie "dure" ("Io non ho paura", "Come dio comanda") con qualche episodio sentimentale ("Ti prendo e ti porto via"). Impressione che resterà tale non avendoli letti e considerando che non lo farò, perché come ho detto non stimolano il mio interesse.
    Di conseguenza ho reputato più genuine le opere dimesse. Se dovessi scegliere tra la genuinità di "Fango" e quella di "Che la festa cominci", darei senza dubbio il premio al primo, nonostante abbia detto che ci sia stato un miglioramento in altre cose nel libro del 2009. Inoltre avevo voglia di vedere Ammaniti parlare un po', per avere un'impressione, e allora mi rividi sul sito rai l'intervista da fazio (che reputo un rovinalibri di prima categoria).

    Mi è sembrato molto socievole, alla mano, sempliciotto detto senza volontà di offendere. Nell'intervista dichiara che dopo un libro pesante come "Come dio comanda", aveva voglia di rilassarsi (battuta facile: si è rilassato parecchio). Magari ha fatto un mix di ispirazione parziale (quando c'è però ha il suo peso: due esempi su tutti il ricordo della casa del tramezzino e un'Italia dove ormai si è oltre la figura di merda) e imitazione di se stesso. Un "libro vacanza".

    Purtroppo mi manca la continuità, che messa insieme alle lacune non mi dà una visione completa che potrebbe portarmi a dire "imita se stesso". Cosa che un po' tutti, in ogni campo (soprattutto musicale), finiscono per fare.

    Mentre sul piano generale ammiro la sua versatilità. Altro motivo per il quale credo le critiche siano dovute. In Italia i consumatori vogliono leggere sempre lo stesso libro (e infatti Faletti, Volo, Coelho, ecc… spopolano) . Mi spiego.
    Piovono i commenti "Non mi è piaciuto il libro B, perché non è come il libro A che ha scritto 2 anni prima". E ci credo che non è come A, sono diversi, è un altro libro. Contraddicendo loro stesse, queste persone non esiterebbero a criticare un film di un regista perché troppo simile a un suo precedente. Schizofrenia a ruota.

    Su "Che la festa cominci" ho trovato tante critiche di lettrici deluse, che invocavano "Ti prendo e ti porto via", che mi pare sia di tutt'altro argomento. E' una cosa che mi dà molto fastidio questa. Allora per me è normale reputare tali critiche stupide. Senza considerare che in questo mare di stupidità si perdono critiche più intelligenti e basate su solide fondamenta.

  17. si, naif.super. Attratta da una frase sulla quarta di copertina: "il nostro eroe prende una nuova decisione: vivere al meglio la vita che ha". 
    Credo si adatti bene a me, no?

    isolana

  18. *Axl: proprio la versatilità che tanto ammiravo in Ammaniti e che me lo rendeva my favourite mi fa essere così tranchant. Che la festa è la cominci è un ritorno al passato, quasi un accontentare i fan della prima ora, quegli stessi di cui parli te che vogliono sempre lo stesso libro. Se parli con un tot di lettori -seri!- che ha amato Ammaniti senza pregiudizi, sentirai lo stesso refrain, senza pregiudizi: si avverte proprio una cesura netta dopo Io non ho paura. Come dio comanda lo avevamo considerato un incidente di percorso. Che la festa cominci ha confermato in negativo quel che molti pensavano. Senza contare -ma questo è un parere ancora più opinabile, se possibile- che la "lingua" di Che la festa cominci sia di una totale sciatteria: nessun guizzo, nessuna invenzione linguistica, nessuna sensazione di puro piacere formale. Cosa che invece, ho provato ripetutamente con Di Monopoli

    *New: sono sconvolto. Appena mi riprendo potrei anche farci un post 🙂

    *Isolana: naif.super è fisso nella mia classifica dei dieci libri cui sono più affezionato. fai un po' te!

  19. eh! che poi qua e' ancora piu' cara… you know… spese di spedizione… spese di "se non ti sta bene tornatene a italia a comprarlo"… you know. Comunque! Io mi sono portata a casa Ferro e fuoco – Ciao Omar di Monopoli! – … ma quindi Ferro e fuoco e' un seguito?? Devo leggere uomini e cani first?? Dicitngill vuje.

  20. Ri-ciao a tutti.
    Naturalmente ancora grazie per i complimenti (anche a me Ammaniti sembra un grande storyteller incapace però di giocare con la lingua: sia però chiaro che in ISBN quando mi proposero di pubblicare il primo UOMINI E CANI mi fecero notare che avrei avuto sicuramente più appeal sul pubblico se avessi limato le asperità linguistiche guardando ad una scrittura più simile a quella, ma poi alla fine decidemmo insieme che l'anima del romanzo – nonché lo spirito stesso della mia «voce» letteraria – era così: espressionista e un po' barocca come la terra in cui vivo!!! – e, tra parentesi, il libro per fortuna continua ad andare molto bene così come è e sembra, dico sembra, possa anche diventare un film:-)

    Mi permetto invece di chiarire che i tre romanzi (UOMINI E CANI, FERRO E FUOCO e il prossimo LA LEGGE DI FONZI) fanno parte di un progetto «western-pugliese» il cui intento è mappare un po' la regione (il Salento, il Gargano e adesso tocca al Brindisino) attraverso gli stilemi del genere. Però ogni episodio è assolutamente slegato e godibile singolarmente!!!!!

    Perdonate lo smaccato auto-incensamento
    un caro saluto a voi..
    OMAR DI MONOPOLI

  21. Madò meno male! Per un attimo ho pensato di doverlo riportare indietro e cambiarlo! Nooo! Omar di Monopoli! Meno maleh! Fra due libri ti leggo. Allora ordino gli altri per la libreria. Se fai un giro a Bruxelles contatta la Piolaibri. Ziaoo!!

    Esseppina.

  22. *Esseppina: è cara, sì

    *Omar: ah ecco allora siamo almeno in due a pensarla così di Ammaniti 🙂
    Per il tuo libro: meglio sia rimasto barocco. Per quanto mi riguarda è il suo valore aggiunto. Per non parlare del fatto che a quanto leggo il salentino ha molti legami con la Sicilia Occidentale che ben conosco: l'uso del "ca" è emblematico.
    Riguardo alla possibilità di un film: basta che sia barocco pure quello!

  23. caro TFM,a giudicare dai tagli al cinema e allo spettacolo del signor Bondi, mi sa che più che barocco sarà un film assai «mininal» 🙂

    OMAR

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