Alla moschea
Mendicanti.
La prima volta che ci sono passato davanti ho fatto amicizia con una di loro.
Succede che insomma cammino e sbatto violentemònt contro uno dei pali a mezza altezza che costeggiano i marciapiedi. Quei pali con delle palle di metallo all’estremità. Bòn, sbatto sull’anca e mi faccio un male cane che dico proprio: AHIA! La signora con i sacchetti è lì davanti e attacca a parlare con estrema confidenza. Nella sua lingua. L’arabo. Io annuisco e ok.
Che siccome io se andassi ad Arabia mi potrei spacciare benissimo per uno di loro che ci somiglio. Ma sto bene qua.
Insomma ogni volta che ripasso davanti alla Moschea la signora con i sacchetti mi guarda e io credo che mi riconosce che siamo amici ma chissà cosa mi disse quella volta. Comunque secondo me vuole solo soldi.Non fare caso all’ingresso principale. Potresti credere che sia chiusa. Gira l’angolo. C’è una porticina. Degli alberi. Poi degli scalini. Un signore sta dietro il banco dei pasticcini. Cose con la mandorle, sopratutto. Parrebbe anche la Sicilia, volendo e appunto. Sorridi: bonjour e bonjour. Poi entri in un’altra sala. Ci sono delle sedie. Dei divanetti. Tanti francesi. A quanto pare si porta molto, come abitudine.
Ti siedi e aspetti. Tempo due secondi e arriva un cameriere. Il cameriere in mano ha un vassoio e una decina di bicchierini di tè caldo. Tu gli fai un cenno. Lui si avvicina e te ne porge uno. Due euro, merci. Dorièn. ‘Spè che piglio le monetine. E se ne va, il cameriere. Così. Facile facile.
Una pacchia. Che io a Italia come a Francia come a mondo, odio i menù. Odio scorrere con il dito e capire e immaginare: saranno bravi a fare la fonduta? Boh. Antipasto e primo? Boh. Io che vorrei solo sedermi ed essere servito -magari anche riverito in quanto Sua Tieffemmità, ma non posso aver tutto dalla vita- senza scegliere.
Infatti se posso, specie a Italia, dico: signor cameriere, mi consigli lei. Deve essere una cosa che ho preso da mio padre. Lui infatti chiede sempre e solo le cose fresche e le cose che non stanno nel menù. Dice: quali sono i piatti del giorno? A me a dire il vero frega cazzi della freschezza, io voglio sedermi e mangiare. Senza scegliere. Vogliamo parlare delle sale da tè che ci sono a giro? Pretestuose, arroganti e melliflue? Ecco: il tè verde, quello nero, quello agrumato, quello odoroso, quello sinestetico, quello giallo, quello mille e una notte, quello di questa minc-
Ma chi se ne frega!
Dammi un tè e vavattinne!
Come alla moschea, ah che bello. Che pace, che soavità.
Per non parlare dei dolcetti alle mandorle, due euro al pezzo. Un po’ chiummusi, a dire il ver-
ma poi esci all’aria aperta respiri e che bella, parigi
ci sono andata anch’io era bellissima
Eh, sì, a volte la vita dovrebbe essere come quel cameriere lì che ti porge e se ne va, mentre tu stravaccato sul divanetto bevi e ti riposi, grazie mille.
Scegliere i tè è una delle attività più faticose che abbia mai praticato, hai ragione!
Al ristorante o in qualsiasi posto, con le portate senza menu ti fanno perdere meno tempo ma poi ti spillano l’impossibile!
Il Piccolo Gandhi
Sempre in forma, eh? Che splendido trentenne sua tieffemmità! 🙂
*Morg: ti ringrazio, ma devo correggerti: che splendido trentUNENNE! 😀