L’Italia vista da quassù è una patetica nullità: un tipo stonato canta Golden Brown degli Stranglers e questo mi basta

Quando a giugno mi proposero un altro contrattino da due mesi e spiccioli mi presi un attimo per riflettere. Sapevo che mi avrebbero pagato a 90 giorni, sapevo che dopo, chissà? Tentato dal Rifiuto, chiesi pareri in giro. La risposta, po’ unanime, fu:
Tieffemme, ma tu sì pazz! Di ‘sti tempi!
Già, di ‘sti tempi.
E poi, vedrai, lavorare a Ferragosto sarà bellissimo, Roma sarà deserta e finalmente potrai viverla sotto un’altra luce.
Vedrai. Ho visto. Lavorare a Ferragosto fa schifo.
E me ne fotto di ‘sti tempi. Ho faticato. Tanto e troppo. Frega davvero un cazzo di ‘sti tempi, delle miniere e dei bambini africani che muoiono di fame. Questa non è vita. I sacrifici si fanno: se hanno senso. Altrimenti: non sono un missionario nè voglio esserlo. Volete il mio lavoro? Bene. Mettetemi nelle condizioni di lavorare dignitosamente. E pagatemi, pagatemi per tempo, figli di puttana.

***

Così sono andato all’aeroporto. Ho scoperto che a Fiumicino c’è un pezzo di terminal che non avevo mai visto. Ci si arriva con una navetta tipo vagone della metro con il pilota automatico che fa una curva a gomito all’aperto mentre il sole mi sbatte in faccia. Ho alzato il naso all’insù. Il volo della Kuwait Airways era in orario. Ho sorriso. Ho ceduto a retaggi inevitabili. Ho pensato: Pensa se l’aereo cade. Pensa se sto per morire e ho tempo solo per un messaggio: a chi lo mando?

Gli italiani dei voli intercontinentali sono fidanzati e giocano alla settimana enigmistica. Oppure sono bionde, leggono Novella 2000. Oppure ancora hanno la barba e hanno il borsello di Louis Vitton. Non c’è il pulmino, si arriva direttamente dentro l’aereo. All’ingresso una hostess di verde smeraldo vestita mi accoglie in inglese arabizzante. Mi chiede il seat, mi smista a destra. Vado a destra. Uno stewart vestito tipo vigile della municipale mi chiede il seat. Mi smista a sinistra. Vado a sinistra. Apro la cappelliera. Metto lo zaino. Il tempo di un sorriso. Il tempo di uno sguardo cercato. Il tempo che me ne vado.

Sulla Kuwait Airways non si può dormire. Questo ve lo dico nel caso voi pensavate che sì. A parte i bambini e le famiglie di kuwaitiani -kuwaitiesi? kuwaitini? Boh, comunque la loro missione è: ripopolare l’universo- diciamo che si sta un po’ stretti, la gente parla, sui monitor mandano dei filmatini molto 0.0 con software tipo commodore 64. E poi, tre minuti dopo il decollo si parte con l’operazione cibo: un vassoio con scritte che boh. Non me la sento di rifiutare. Sì, grazie. Un panino incellophanato con tritato piccante e una cosa gialla. Un tris di cose fritte e smollacce: pizzette -come queste-, peperoncini semoventi, strudelini di carne rimasticata. Ha tutto un colorito tipo rosso, il cibo di questo volo. Rosso, un colore che io posso. Poi l’acqua, dentro una confezione che c’è scritto che scade a ottobre 2009. Se l’acqua scade così presto.

Facce e colori che si mischiano. Donne subalterne. Uomini baffuti. Australiani e cinesi che si baciano. Italiani pochi, europei qualcuno in più. Ah, la musica. Avete presente quelle fiere tristissime in cui ci sono gli stand degli indiani d’America con le trecce che vendono i dischi di canzoni famose riarrangiate alla maniera degli indiani d’America, cioè tutto piffero e cose a fiato? Ecco. Ad un certo punto sul volo della Kuwait Airways partono le instrumental version di: Without you di Mariah Carey, Your Song di Elton John e infine Careless Whisper di George Micheal. Pezzi sul pezzo, non c’è che dire. Ah, comunque io sono nella coda dell’aereo e questo, ovviamente, è un flashback.

***

Alla televisione dicono che questo è e sarà l’agosto-settembre più caldo degli ultimi cinquanta anni. Ma mi sa che tutto il mondo è paese. Che poi secondo me oggi il cielo è nuvolo e tra un po’ piove. Qui la gente sembra po’ felice, figlia e sgrava che è una meraviglia e non sembra fare troppa attenzione a me. Che è esattamente quello che voglio, adesso. Gli uomini per metà sembrano po’ fro’, per metà po’ serial killer e per metà borbottano frasi incomprensibili. Le donne invece sono tutte po’ stronze. Cammino. Cammino e cammino. Lungo gli argini dei fiumi. Qui si usa molto fare i picnic e mangiare per terra. Un plaid e via. Certo che la vita è strana. Eccomi qua. Seduto ad un tavolino, osservo una finestra aperta. Mi chiedo cosa succederebbe, adesso, se quella finestra si chiudesse. O se si aprisse quella accanto. Si avvicina un tipo con una chitarra a tracolla. Assomiglia -più sfigato- a Michael Stipe. Ha un cappello nero in testa. Nessuno si cura di lui. C’è sole e c’è caldo. Abbiamo i piedi nudi. Lui inizia a cantare. E parte ambizioso: Golden Brown degli Stranglers. Stona. Di nuovo, non importa. Bevo il cocktail, butto la testa all’indietro, socchiudo gli occhi, sorrido. Mi viene l’immagine di un mazzo di carte buttato per aria. Il ralenty, che triste espediente da quattro soldi.

***


Non ho paura del futuro. Io e noi non siamo stati programmati per certe cose. Loro non lo capiscono, non lo sanno. Loro il futuro ce l’avevano. Noi e io no, non ce l’abbiamo. Ho quello che ho, in questo momento e nelle tasche dei miei pantaloncini corti: un mazzo di chiavi, un biglietto da visita non mio, un fazzoletto rosso, una moneta po’ gialla, un cellulare che non prende. Non ho paura del futuro. Semmai ho paura di non avere tempo. Tempo per questo e per quello. Tempo per un’abat-jour che si accende e tempo per un’abat-jour che si spegne. Tempo per prendermi quel che mi spetta.

Per questo sono qui. Per questo e non per altro.

17 Replies to “L’Italia vista da quassù è una patetica nullità: un tipo stonato canta Golden Brown degli Stranglers e questo mi basta”

  1. senti se la telefonata prima che cada la facessi a me, io poi sentirei i tuoi, e loro si affezionerebbero a me e io mi piglierei il cous cous di pesce di tua mamma e poi pure tutta l’ereditá di TFM?

    te ne sarei grato

    stiui

  2. Peccato essere stato battuto (da quanto tempo non usavo un trapassato) da Lucanellarete, perchè anch’io volevo incensare il riferimento a pizzette -come queste-. Do comunque il mio voto per il premio della critica. Eppoi volevo dire che è una gran bel post, uno dei migliori. E non solo di questo blog. E non solo del web. E non solo della letteratura del Novecento (considerando anche che il Novecento è finito da dieci anni ormai).

  3. e qua empo per un’abat-jour che si accende e tempo per un’abat-jour che si spegne stai citando Pascoli?

    Scogliera e le citazioni inesistenti

  4. “Seduto ad un tavolino, osservo una finestra aperta. Mi chiedo cosa succederebbe, adesso, se quella finestra si chiudesse. O se si aprisse quella accanto.”

    Anche questa non è male 🙂

    Mi-ti-co!

  5. ma sono io l’unica a anon aver capito dove sei?

    Uffa, come non mi piace essere poco smart!

    Cmq la citazione anche per me è da premi della critica!!!

  6. pascoli??? io ci ho visto solo francesca da bellaria…

    cmq la frase delle frasi e’ “Se l’acqua scade così presto.”

    iob

  7. No Pat, io, che sono la più incolta qua in mezzo, non solo non ho capito dove si trova il Nostro, ma neanche le citazioni…

    🙁

  8. iob, mi riferivo a questo:

    Per tutta la notte s’esala

    l’odore che passa col vento.

    Passa il lume su per la scala;

    brilla al primo piano: s’è spento . . .

    Forse effettivamente non ci somiglia tanto… però me lo ricordava…

  9. *Yet: sì sì impavido 🙂

    *Stiui: ma va là che sono già affezionati. mi chiedono sempre di te e della blonde girl. voglio la tua gratitudine, sì

    *Luca: eheh hai vinto il premio come primo ad aver colto la citazione maxima 🙂

    *Ciccio: appunto, perché fermarci al Novecento? 🙂

    *Natror: allora famo che appena trovo un editore ti mando la prima copia in versione deluxe

    *G: eh sì, sennò a che serve andare sulla Kuwait Airways

    *Scogliera: no Pascoli non lo cito a dire il vero, però apprezzo molto che il livello di questo blog si innalzi un po’

    *Virgh: ma insomma, sei davvero piccina picciò! SFORNATUTTO DELONGHI!

    *Pattie: no tranquilla, non l’ha capito nessuno, credo. tranne quelli che in sti giorni mi stanno chiamando pensando di trovarmi all’auchan della prenestina 🙂

    *Tubbie: sapevo che tu avresti apprezzato 🙂 (Francesca da Bellaria! BBBBRAVA! Ma anche Mina, eh)

    *Scogliera: se ti ricordo Pascoli io sono lusingato ma sono po’vero e squattrinato, io

    *Mas: bbbravo Mas!

    *Pattie: nessuno è perfetto, anche la bimba ha i suoi difetti!

  10. e ti manca una informazione fondamentale, Pascoli era povero e squattrinato el también (che poi in questo caso dovrebbe essere tammàl, ma pace all’anima degli hispani)

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