I cani rumeni e noi

“Adesso diranno che quei cani erano rumeni”Quando ho sentito la notizia del bimbo siciliano ucciso da un branco di cani randagi, ammetto che il primo pensiero è stato quello. Cioè, io me la sono raccontata così, ma il link era quello.
Stamattina leggo che qualcun altro ha avuto la mia stessa pensata. Indi per cui:
a) Potrebbero assumermi alla Stampa al posto della Jena e nessuno si accorgerebbe della differenza
b) 
c) Siamo messi male, malissimo

In allegato: “I ladri”, ‘favola arguta’ di Ennio Flaiano scritta nel 1960. Trovata l’altro giorno chissà dove chissà come cercando ben altro. Come sottofondo musicale, suggerisco Teho Teardo, tipo:

I Ladri.

“Quando i ladri presero la città, il popolo fu contento, fece vacanza e bei fuochi d’artifizio. La cacciata dei briganti autorizzava ogni ottimismo e i ladri, come primo atto del loro governo riaffermarono il diritto di proprietà. Questo rassicurò i proprietari più autorevoli. Su tutti i muri scrissero: «Il furto è una proprietà». Leggi severe contro il furto vennero emanate e applicate. A un tagliaborse fu tagliata la mano destra, a un baro la mano sinistra (che serve per tenere le carte), a un ladro di cappelli, la testa. Poi si sparse la voce che i ladri rubavano. Dapprincipio, questa voce parve una trovata della propaganda avversaria e fu respinta con sdegno. I ladri stessi ne sorridevano e ritennero inutile ogni smentita ufficiale. Tutto parlava in loro favore, erano stimati per gente dabbene, patriottica, ladra, onesta, religiosa. Ora, insinuare che i ladri fossero ladri sembrò assurdo. Il tempo trascorse, i furti aumentavano, un anno dopo erano già imponenti e si vide che non era possibile farli senza l’aiuto di una grossa organizzazione. E si capì che i ladri avevano quest’organizzazione. Una mattina, per esempio ci si accorgeva che era scomparso un palazzo del centro della città. Nessuno sapeva darne notizia. Poi sparirono piazze, alberi, monumenti, gallerie coi loro quadri e le loro statue, officine coi loro operai, treni coi loro viaggiatori, intere aziende, piccole città. La stampa, dapprima timida, insorse: sparirono allora i giornali coi loro redattori e anche gli strilloni, e quando i ladri ebbero fatto sparire ogni cosa, cominciarono a derubarsi tra di loro e la cosa continuò finché non furono derubati dai loro figli e dai loro nipotini. Ma vissero sempre felici e contenti.”
Nota di Flaiano: I compilatori di un libro di lettura per le scuole elementari mi avevano chiesto una favola arguta per bambini dai sette ai dieci anni. Ho inviato loro questa favola, l’hanno respinta cortesemente, dicendo che “non era adatta”Forse non è una favola arguta. O forse non è nemmeno una favola. 

4 Replies to “I cani rumeni e noi”

  1. grande Flaiano 🙂 …non è cambiato nulla, siamo solo peggiorati, affetti da un malattia subdola che sembrava non esserci, chè i sintomi erano lievi, visibili solo ai più arguti. Finchè la trascuratezza e il lassismo hanno reso quella malattia cronica.

    Il guaio più grosso è che nessuno si accorge di essere malato, tanto ormai il male è radicato nelle coscienze, e va da sè che niente male, niente cura.

  2. Voglio le impronte delle zampette e il rimpatrio di queste bestie solo dopo una doverosa castrazione di cui pretendo dettagliata ricostruzione 3D da Vespa.

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