Di quella volta che, in mezzo al deserto e alle tempeste di sabbia, venni accusato di aver rubato la valigia ad una suora.

Dlin dlon. Informiamo i gentili passeggeri che il comandante ha appena avviato le manovre di atterraggio. Entro 15 minuti arriveremo a destinazione. A terra ci aspetta una bella giornata di sole e cielo terso, con una temperatura gradevole di 47 gradi. Dlin dlon. 

***

 A voler essere definitivamente egocentrici potrei dire che, ogni qual volta io decida di fare qualcosa che esuli dall’ordinario, tipo un colloquio di lavoro, tipo fare la spesa o soltanto un viaggio, a Roma si scateni il finimondo. In realtà occorre constatare che: 1) purtroppo la mia persona non è di così rimarchevole rilevanza da meritare tutta questa considerazione –parlo del finimondo- 2) Roma è diventata un trojajo in cui le profezie si autoavverano per davvero e tutti –tutti- si affannano a fare in modo che se deve essere bordello, che bordello sia. E buonanotte ai poveri stronzi. Ciao, Uolter, ciao.

 

10:37  Arrivo alla stazione Tiburtina e capisco subito. Non va. Groppuscoli di gente sperduta e spaesata che guarda per aria, in attesa della manna dal cielo. Un’informazione che sia una. Mi guardo attorno, ruoto su me stesso. Niente. Confusione –stranamente ordinata, lo stupore a volte fa miracoli– e nessuno che sia nessuno in grado di spiegare, almeno. Guardo i tabelloni. Spazi vuoti e neri. E ritardi. Tre, quattro, cinque ore. Cerco il regionale che dovrebbe condurmi all’aeroporto. Previsti 55 minuti di ritardo. Cosa può fare TFM quando c’è da prendere una decisione in quattro e quattrotto? Lui corre. Corre. TFM corre.

 

11:06 Arrivo alla stazione Termini. Il treno per Fiumicino delle 11:22 è previsto con venti minuti di ritardo. Pago i miei 11 euro –mortacci! vendetta!– e aspetto. Binario 24. La gente chiede e non chiede. Che succede? Io lo so –un gruppo di salernitani ha okkupato la stazione Tiburtina, le radio dicono che l’Italia è spezzata in due, io me ne ero già accorto, grazie- ma sto zitto. Ho ben altre preoccupazioni: ad esempio gocciolo sudore da tutti i pori. Correre a perdifiato per i binari nella giornata più torrida di questo inizio estate non è stata una grande idea. Dice: perché hai corso? Perché l’aereo mi parte alle 12:50 e io, ora che sono le 11:47, sono ancora a Termini.

 

12:23 Il trenino mi sputa al binario 1 di Fiumicino. Obiettivo: terminal AA. Prendo il borsone, me lo metto sulla testa e comincio a correre come una gazzella impazzita ed esaurita –sì, sono esaurito. Perché, perché?-. Dopo essermi fatto tutto l’aeroporto così –che bello volare sui tapis roulant, incrociando sguardi di compassione- alle 12:26 arrivo al check-in. Non c’è nessuno. Vuoto e deserto. Dal nulla sbuca nanà, cioè un tipo con la camicia bianca. Scusi, dico. Prego, dice. Il volo delle 12:50, dico. Il check-in ha chiuso –guarda l’orologio- 12 minuti fa. Se ha il biglietto può passare al controllo, dice. Ho solo il codice, dico. Allora niente, dice. Come niente, dico. Niente, dice. Vaffanculo, dico. Piombo come un invasato al controllo. Il borsone in una mano, un pezzo di carta, da me vergato a mano, con il codice. Il poliziotto cattivo dice: Senza biglietto non può passare. TFM, mentre si leva la cinta e posa effetti personali nella vaschetta blu e passa il varco elettronico, disperato farfuglia: Ma…si…rende…conto…la…stazione…Tiburtina…i soliti meridionali di…La poliziotta buona sussurra al cattivo: Ma guardalo… “Lo” sarei io: un patetico colabrodo. La poliziotta buona mi sussurra: passa, passa, svelto, noi non ci siamo mai visti. Mi rimetto la cinta, e riprendo a correre.

 

13:45 Da un’ora sull’aereo. A motore acceso. Fermi. A Fiumicino. L’aria condizionata ha asciugato il mio sudore. Ho un sorriso ebete sul viso. Finché.

 

Finchè dlin dlon. “E’ il comandante che vi parla. Sono le 15:05. Vi preghiamo di restare seduti con le cinture allacciate fino a quando i motori non saranno spenti”. Nemmeno finisce di parlare e tutti fanno quel che si usa in questi casi. Dlin dlon. “Vi ho detto di stare seduti, porca…!”. Poi si aprono i portelloni ma non ci fanno scendere. Rimaniamo tutti stipati come sardine. In piedi. Fermi. Alle mie spalle un’esile vocina si lamenta. Mi volto. È una suora. La quale suora dice: “Aiuto non trovo il mio bagaglio”. Subito ci mettiamo a cercare il suo bagaglio. “E’ nero” dice lei. Dopo qualche minuto la suora urla: “Eccolo!” e lo indica. E indica il mio borsone. Io sorrido. Lei lo afferra per un manico. Io smetto di sorridere. Dico “No, signora, questo è mio” e comincio a tirare. Anche lei tira. Insomma tiriamo. Io contro la suora. Infine, e ovviamente, ho la meglio, e nel frattempo la fila verso l’uscita comincia a muoversi. Mi volto verso di lei, con il mio borsone ben saldo tra le mani, le faccio una smorfia di scherno e me ne vado.

 

Avete presente quello spazio interstiziale che c’è tra l’ultimo pezzo di moquette dell’aereo –là dove tutta giuliva si trova la hostess che ti dice “Arrivederci” con sorriso a 40 denti ma che in realtà non gliene fotte niente, né a lei, né a te- e la scaletta che ti riconduce alla vita? Ecco. In quello spazio, in quella no man’s land metto la gamba, alzo la testa, chiudo gli occhi: una forza violentissima mi sbatacchia da parte a parte –come non perdo l’equilibrio non lo so-: i 47 gradi. Mi guardo attorno: enormi nuvole di sabbia avvolgono il nulla che mi circonda: dove siamo?

 

Il pulmino ai piedi dell’aereo. Tutti in piedi da venti minuti. TFM è vicino all’evaporazione. E non trattasi di metafora. Ad un certo punto una hostess scende dall’aereo –ohhhhhhhhhhhhh che bella- e da dietro la portiera chiusa a doppia mandata comincia ad urlare –io la vedo e non la vedo, sembra un ologramma-: Qualcuno per caso ha preso il bagaglio di una suora? Scatta il gran vociare: chi si guarda addosso, tra le gambe, chi ridacchia, chi bestemmia, chi augura le morti più truci alla suddetta suora. Un tipo si mette seduto per terra: Non ci libereranno finché non troveranno il ladro. Io, abbracciato alla barra reggipersone manco fosse una bottiglia di vodka –che vorrei adesso, disperatamente- faccio il vago. Ma non di proposito. È che sto perdendo la memoria, specie quella a breve termine. Sì, ricordo una suora. Ma insomma, ce ne vogliamo andare da qui? Perché? Perché? –No, non è caldo, è qualcosa di più e di oltre, che nemmeno sudi più– E poi una signora attira l’attenzione battendo le mani e spegne il gran vociare dicendo: “Aspettate un momento. Io ricordo, sull’aereo, pochi minuti fa, che la suora stava parlando con un ragazzo e che quel ragazzo aveva un bagaglio nero e che la suora…secondo me E’ LUI IL LADRO! Tutti si guardano attorno. Io, lusingato per essere stato chiamato ‘ragazzo’ –evidentemente l’elastico rosso delle mutande molto gggiovani che sbuca fuori dai pantaloncini verde militari molto gggiovani ha fatto il suo mestiere- ma anche offeso da cotanta insinuazione, mi volto verso l’accusatrice e urlo: SONO IO, IL RAGAZZO. Poi platealmente prendo per aria il borsone e urlo: HO 28 ANNI, VENGO DA UN INFERNO CHIAMATO TIBURTINA E QUESTO BORSONE E’ MIO! MIO! MIO! CHIARO! E infine, piagnucolando: E adesso, per piacere, vi prego, ce ne andiamo?

 

E poi. Ci fanno scendere dal pulmino, in mezzo al deserto e alla tempesta di sabbia, scortati, ci fanno sfilare davanti alla suora, uno ad uno, e per fortuna lei non mi riconosce –occhiali da sole, provvidenza divina-, ed io, nonchalante,  passo avanti e me ne vado, incensurato come prima e più di prima. T’amerò, la mia vita per la vita ti darò, o suora.

 

Non riconosco il paesaggio, non riconosco le strade, un punto qualsiasi in mezzo al mediterraneo –questo mi basti-, e poi un incendio ad ogni metro –ho camminato nelle fiamme, un giorno lo potrò dire ai miei nipotini davanti al caminetto-. Adesso scrivo da un avamposto di fortuna, dove non ci sono spazzolini e i denti te li devi lavare con il dito indice.  Le zanzare mi stanno mangiando vivo, ma io, ostinato come nessuno, sono ancora qui, a scrivere. E brucio, ah se brucio.

 

22 Replies to “Di quella volta che, in mezzo al deserto e alle tempeste di sabbia, venni accusato di aver rubato la valigia ad una suora.”

  1. vergogna TFM, derubare una povera suora indifesa… Non si fa, non si fa! 😛 E comunque, ringrazia che i tuoi viaggi siano sempre così avventurosi, altrimenti come diletteresti i tuoi lettori?

  2. lo stupore mi colse, faccio scuola e non sono nave (presuntuosa sì!). scusa ma quale rimarchevole interesse c’è nel vincere contro una suora dall’esile vocina per giunta, e che si è dimostrata compassionevole e lenta all’ira…perchè lo sai che sicuramente ti ha riconosciuto? e poi, fino a dove sei volato? cmq, caro tfm, dice il saggio: tutto è bene quel che finisce bene.

    neru

  3. Paturniosa: la suora indifesa un corno! Alla fine era scortata da cinque poliziotti e una decina di membri del personale. Semmai suora ‘andata’.

    Max: non lo so. L’ultima immagine che ho è di questo donnino evientemente mitomane cui però, in quanto suora, tutti davano retta. E’ proprio vero: l’abito fa la monaca.

    Desdina: che te devo dì. Non lo so. Quello che so è che finora nessuno mai mi aveva accusato di aver rubato ad una suora. Evento che entra di diritto nella top five delle avventure più emozionanti di TFM (…)

    Felson: dunque. Minus habens? Tro-glodita? Tro-jo? Comunque se vuoi mi applico tutta notte e qualcosa di meglio lo tiro fuori. MAgari tu -o qualcun altro- ha un’idea migliore 😉

    Neru: ah dici che mi ha riconosciuto? Ma in quanto TFM o in quanto criminale e truffatore incallito? Ad ogni modo il rimarchevole interese sta nell’averla fatta franca grazie ad un paio di occhiali di sole. Che goduria passare indenne. Eh sì (!): tutto bene. Ma tutte le avventure di TFM finiscono “bene”, sennò poi come le racconto?

  4. mah! magari ha pensato che sei giovane (tò – può passare? – giovane/adulto) e ti voleva dare una possibilità per redimerti, o magari era bartolomeo pestalozzi di pinerolo sotto mentite spoglie e non lo hai riconosciuto tu, oppure no, magari la suora in quanto femmina ha capito che l’amerai e “amor ch’ a nullo amato amar perdona”.

    ma hai guardato nel borsone? forse lì ha nascosto il bottino!

    neru

  5. e dopo trl l’elastico rosso sulle mutande.. io non vorrei essere pedante ma tu ci metti del tuo, suvvia!!!

    in quel metro in cui a te dicono arrivederci a me dicono sempre, inidistintamente, in qualsiasi parte del globo e con qualsiasi compagnia aerea il saluto in tedesco credendomi tedesca. Pure le compagnie italiane.

  6. ah, volevo dirti che carisma e sintomatico mistero sono importanti ma non bastano per farla franca…è deciso, la suora si è invaghita di te e ti ha lasciato andare col bottino in mano. ci avvisi quando parti per mete esotiche? 😉

    neru

    neru

  7. Neru: tu ormai mi leggi nel blog-pensiero. La suora -è pacifcio- si è presa una cotta mistica per me. Ma io sono GIA’ in una meta esotica 😉

    Virgh: da ciò deduco la tua chiaritudine et bionditudine. Strano. Ti facevo mora.

  8. Povera suora… sedotta dall’elastico da ggggiovane e abbandonata senza borsone (TFM snza cuore)

  9. che leggo nel blog-pensiero è grave? per te o per me?

    allora, alla fine? hai gabbato la suora o la stai aspettando nella tua meta esotica? magari vi siete messi d’accordo nello spazio interstiziale, poi hai visto la hostess e non hai capito più nulla!

    infine, povero moratti e povera milano da bere! non hai pensato che può essere vero il contrario? forse sa distinguere fra bene e male ma non ha un qi particolarmente alto. magari non ha vergogna e cmq restituisce il premio sottobanco o moralmente… un conto è la faccia pubblica, un conto la fede, un conto l’onestà, il conto con i propri scheletri è a parte.

    neru

    p.s. avrei un nome per lo scorso post: tro-glos

  10. Paturniosa: suora di 75 anni almeno eh.

    Neru: Su Moratti ho riportato le parole di Ostellino. Io penso che Moratti sia veramente consapevole della sua ipocrisia e dei suoi magheggi. Ricordiamoci sempre che è un uomo che ha fatto spiare arbitri, giocatori, dirigenti avversari con l’aiuto degli amici di Telecom e nessuno ha fatto niente. Si è capito che lo odio?

    Ma per ‘glos’ si intende quella cosa tipo trucco per donne?

    Viola: sono disperato, non ne posso più. Sono ostaggio di me stesso e di Internet Explorer e di Splinder: da ogni computer TFM si visualizza in un modo diverso: Di questo passo finisco in un manicomio per bloggers.

  11. ehmmmm, sei venuto qui in Grecia senza avvisarmi?

    Brucio, si brucia!

    (ma tu SEI GGGiovane!)

  12. sì, si è capito. si è capito che non lo stimo?

    tro-glos è ambivalente anzi trivalente; sta per troglodita e sì… anche masculo edonista tirato a lucido che scimmiotteggia le femmine col gloss per baciare meglio

    neru

  13. Viola: certo che lllo sapevo. Infatti io da sei mesi sto nel paradiso del mac. Ma qui dove sono devo accontentarmi di ciò che passa il convento, e cioè il MALE.

    Aga: ma scherzi? Se fossi stato da quelle parti te l’avrei detto!

    Neru: per baciare meglio chi? LeleMora? 😉

  14. Arrivato a casa, TFM apre il borsone e trova un vestito da suora. Là dietro su quell’aereo, un borsone nero identico sta ancora aspettando il suo padrone.

    In francia a causa di una mancata coincidenza, le ferrovie dello stato francesi mi hanno portato alla mia destinazione in TAXI (costo di circa 100 euro…). Quello sì che è servizio.

  15. “Arrivato a casa, TFM apre il borsone e trova un vestito da suora. Là dietro su quell’aereo, un borsone nero identico sta ancora aspettando il suo padrone”

    Perfetto incipit per storia a puntate. La scriviamo assieme? 😉

  16. LOL!

    In effetti…

    Precisazione: le ferrovie dello stato francesi mi hanno portato alla mia destinazione in TAXI (costo di circa 100 euro… a spese loro).

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