Era de maggio e te cadeano ‘nzino a schiocche a schiocche li ccerase rosse
E mentre qualcuno pensa di dovermi risolvere la vita –ce la faccio da solo, grazie e prego, è solo questione di tempo, ma se non c’è più tempo basta dirlo e io mi siedo e aspetto che passi, il cadavere-, mentre non trovo la mia pendrive da un giga, mentre due tra le persone più importanti of my life –sì, anche se loro fanno finta di non saperlo e di non volerlo sapere– sembra si siano messe d’accordo decidendo contemporaneamente di interrompere anche quel rimasuglio di civiltà, mentre tra un po’ vado all’ennesimo pomeriggio con la mia nuova famiglia di adesso, composta da regista, montatore, cane del montatore e lei -quella che mi ha illuso con la proposta di lavoro del coniglio quicky-, sperando che si discuta un po’ perché a me i cortometraggi che vedono la luce senza frignare e senza rischio di incubatrice non mi piacciono per niente -ma proprio per niente- e quindi ben vengano liti e incomprensioni e carte e quarantotto, purché il risultato finale riesca a rianimare il cuore ipotrofizzato di TFM, mentre il piumone sta ancora lì e boh, mentre non corro da ben sei giorni e mi sveglio -di solito nelle mattinate– con crampi pazzeschi a polpacci et similia-, mentre la pellicola protettiva del cellulare se ne è andata, ieri, all’improvviso, senza che io me ne sia accorto -senza salutare- e adesso mi pare talmente indifeso e vulnerabile, lo schermo, insomma in tutte queste cose maggio -senza che io me ne sia accorto, e senza salutare- è prossimo alla dipartita. Due o tre cose che -a volte mi stupisco della linearità dell’esistenza– son successe a maggio:1) E’ stato il mese del Family Day. Come negarlo. Milioni di milioni di milioni di persone in piazza a manifestare per una cosa che se qualcuno glielo chiedeva, semplicemente: Perché, o tu, sei qui? nessuno sapeva dare una risposta articolata e comprensibile. Ma non per colpa loro, né di quell’ateone di Ferrara, né del povero Papàrà che in quei giorni, lui, manco c’era, tutto preso dall’evangelizzazione del SudAmerica –è pur sempre il vicario di Cristo, no?-. La famiglia. Sì, ma quale. Maggio è stato il mese in cui questa parola ha visto il record delle occorrenze. Ma è stato anche il mese in cui si è ammonticchiata la più alta percentuale di disonestà intellettuale che questo paese potesse produrre. Perché, diciamoci la verità, i milioni di bilioni di eterodiretti della piazza e le decine di persone alle loro spalle, della “famiglia” e della “vita” e dell'”amore” se ne fottono allegramente quando c’è da fottersene allegramente -tipo quando hanno solo voglia di scopare e godere e usano preservativi e contraccettivi vari perché mica si può passare la vita a cagare marmocchi-. Tutti questi erano in piazza, e dietro la piazza, per comunicare al mondo una sòla cosa: ci siamo noi, punto e stop. Noi, che ce l’abbiamo più lungo. Dunque: a morte gli altri, a morte quelli che non sono come noi, quelli che non ci piacciono, quelli che ci fanno schifo, a morte dunque le lesbiche e i froci -che non si mettano in testa di amarsi, le tasse sì ma l’amore no-, a morte gli uomini e le donne che non possono avere figli -che non si mettano in testa di forzare la natura, solo Dio può, la Spagna sì ma noi no-, a morte quelli che vogliono decidere di sé, a morte le donne che vogliono abortire -che se lo mettano in testa, le svergognate, che non sono loro a governare il proprio corpo-, a morte, e sul serio, i Welby che vogliono solo farla finita -che non si mettano in testa di decidere loro cosa è vita-. Insomma, ritorno al Medioevo. Intanto, però un risultato concreto è stato ottenuto. A inizio mese Prodi si è mantenuto sul generico, dichiarando: Il tesoretto andrà ai più deboli. Un paio di giorni fa ha specificato: I 2/3 del tesoretto andranno alle famiglie.
2) Qualcuno vi avrà parlato dell’orgoglio dei Francesi. Della grandeur dei francesi. Sarkosì, il mago Sarkosì, quello che sta più a sinistra di Bertinotti e più a destra di Fini, è stato incoronato re. E lo sappiamo. Poi se ne è andato in vacanza sul barcone, tanto per chiarire chi e cosa e poi è tornato e ha fatto il governo, snello e rosa. Tatà. Che ci voleva. Però forse non vi hanno parlato anche della zella (sfiga, jella, picchio) che buttano i francesi quando qualcuno osa intralciarli. Laure Manaudou, la divina nuotatrice, per dire, ha mollato la Francia e tutto il cucuzzaro per trasferirsi in Italia dal suo amore, Luca Marin. I francesi non l’hanno presa benissimo: dopo quindici giorni, Laure è caduta, si è rotta il piede e starà un bel po’ lontano dalle gare. Per dire.
3) “Eri tu a chiedersi su TFM come si faceva a darsi un appuntamento prima che inventassero i cellulari?”. Incontrare un amico blogger che non hai mai visto prima è strano. Mi era già successa una cosa simile (Ottavia, where are you?) ma era pur sempre filtrata da un amico dell’altra vita. Invece in questo caso è strano. Uno passa un paio d’anni a leggere stralci di esistenze e di karma, ad aprire blog in società, e poi si ritrova davanti ad un negroni -quattro del pomeriggio, bar squallido come si confà a situazioni come queste, avanzi di aperitivo del giorno prima- a chiacchierare di blog, di bloggerfemmine -anche lettrici di TFM-, a rievocare ricordi virtuali. Cose mai vissute ma ricordate. Ammetterete che è un po’ strano. E un po’ ti gira la testa, insomma. Però devo dire che è vero: il soggetto in questione assomiglia senza ombra di dubbio al suo blog. Insomma non mi trovo davanti a un caso di millantato blogger, ma quel che è dell’uno è indiscutibilmente anche dell’altro. “A proposito, TFM, ma come hai fatto a riconoscermi?” “Beh, non ci voleva poi molto. La prossima volta falla più grossa la Vu Viola quando ti mimetizzi!”.
ok…ci abbiamo provato a leggerlo il post…ora tocca a te a venirci a trovare…
Uhm, questo commento mi pare un po’ tirato via così, come una specie di intramuscolo. Carissime, TFM ama essere considerato. O ignorato, al limite.
nell’era del blogghe si parla di bloggerfemmine e non di femmine e basta. trishtezza però!
Dai desdininina ero visibilmente ironico. Figurati se mi metto a fare certe distinzioni, tsè! Ormai l’avrai capito come è fatto TFM, no? 😉
ho sentito anche io la notizia della cocaina, notizia di punta del validissimo studio aperto… ora mi spiego molte cose…riconducendo tutto all’uso di cocaina e’ piu’ facile da capire…:)
mandarina
Oggi è il quarantennale dell’uscita di Sergeant Pepper’s Lonely Heart Club Band.
No c’entra nulla, ma volebo fornire un’informazione inutile ai più
Tornando a noi,
Tfm e Velenero: Live, Tonight & Sold Out!?
Fantastico…
NVL
te la sei cavata con desdininina… sono di quelle donne che cadono ai piedi degli uomini al primo complimento, ahimè!
mandarina: ehhhhhhh hai capito, il quartiere è quello 😉
NvL: più che tonight to-afternoon…
Desdinininininnnininininininina: fiuuuuuuuuuuuu
NVL: lol!
TFM: più che afternoon, afterdiner (nel senso di superalcolico)
Velenero (sloggato)
TFM e velenro…brianza alcoolica…gustosi!!!
NVL
Sono sempre le migliori pellicole protettive che se ne vanno. Amen!
1) Il tuo discorso è la sintesi del mio pensiero. O forse il mio sintetico pensiero è la sintesi delle tue parole.
2) A me Sarkosì piace. Speriamo porti sfiga in molte finali di coppa del mondo con l’italia.
3) “il soggetto in questione assomiglia senza ombra di dubbio al suo blog.” È viola?
“Cose mai vissute ma ricordate”
mi piace la frase, perché rende l’idea del concetto espresso
di questa vita che sembra parallela.
Ma non lo è, quando si è se stessi.
A parte che io di blog capisco ancora niente. Sono nata su chat (ma non quelle solite dove c’è un bordello e non si capisce niente e si parla delle solite cose e chi cerca cosa ecc. ecc., quelle chat non le ho mai viste) e poi sono stata sui forum. E ho vissuto tutto. Conoscendo anche le persone e trovandole, come é successo a te, cosí come erano attraverso la tastiera. Certo, manca il conTATTO, ma il CONtatto c’è e forse spesso è piú forte e reale che nella vita “normale”.
E quindi penso che anche in questo mondo di blog, possa essere la stessa cosa. Anzi, forse qui è piú difficile trovare “maschere”. Mi sa che spessi si è piú veri che mai.
O sbaglio?
Che se sbaglio, ditemelo!
Riflessione interessante. Non so se tu abbia ragione. Credo che funzioni più o meno come nella vita reale. Questione di percentuale. C’è chi è in un modo e chi in un altro. Io per esempio mi fido dell’istinto -a pelle, e qui qualche lettore ben preciso di TFM storcerà il naso, lo so!- non so su quali basi, ma ci sono certi blog che si capisce lontano un miglio che sono falsissssimi. Vuoi i nomi?
Ma poi, vero/falso in che senso? Vero e falso à la Maria De Filippi? io sono vero e quindi “arrivo alla gente” tu sei falso, sei falsooooooooooooo -ma arrivi lo stesso-?
Discussione che porterebbe lontano. Ci sarebbe da parlarne, magari davanti ad una birra, magari lì dove sei tu, che non lo so ma mi sembra un posto abbastanza “esotico” rispetto al qui di me.
TFM non fare il marpione con l’amica mia!!
(e fuori i nomi!)
(:D Mas)
(e fuori i nomi – anche in privato! :DDD) scherzo,
perchè sì, credo di sì, che è come dici tu (così come si riconoscono nelle chat e nei forum, i famosi “troll”)
Se si legge davvero e non solo “per”
certe cose prima o poi si “sentono”.
(Grecia, meravigliosa da vivere a pieni polmoni, anche la terraferma, poi hanno pure un’ottima birra: si chiama “Mythos”!)
Max: ma scherzi? le amiche degli amici sacre sono…birra tutti assieme dunque?
Aga: ecco, troll. Non mi veniva la parola. Una birra che si chiama Mythos va provata, anche solo per il nome.
Se volete li faccio davvero i nomi. Questo blog non tace la verità!
Io nacqui invece in mailing list e qualche newsgroup.
In vita mia ho incontrato solo due persone conosciute online, e sono state due persone davvero pessime. Una era una pazza ninfomane, l’altro invece era un pazzo tiranno.
Beh ammetterai che due sono pochine. Dai altre chancessss alla virtualità!
io di passaggi dal virtuale al reale ne feci uno solo: conobbi qualcuno che prima era solo parole sullo schermo e scoprii che era non solo ironico, intelligente, divertente, gentile, dolce, ma anche biondo e con gli occhi verdi.
io di passaggi dal virtuale al reale ne feci uno solo: e ne valeva la pena;p
Ma infatti!