5+1 cose imprescindibili da conoscere prima di pianificare un bel viaggio a Palermo
Siete mai scesi a Palermo? Avete intenzione, prima o poi, di colmare la tragica lacuna, visitando questa vecchia e anziana Signora –detta anche ‘a profumiera– che ama fartela odorare per poi ritrarsi proprio un attimo prima come il più inaccessibile degli enigmi? Bene, allora, prima che organizziate la vacanza, è bene che voi siate messi a parte di alcuni usi e costumi.
1) Se capitate sotto elezioni, non stupitevi della incredibile messe di volantini elettorali che affollano gli interstizi tra marciapiedi e asfalto. Le elezioni sono un grande Circo Carnascialesco in cui tutto e l’incontrario di tutto è concesso. Vi ho già detto della propaganda elettorale a duecento metri dalla sezione elettorale vagamente illegale (come ieri ricordava anche lui). Se invece vi racconto di alcune buste contenenti buoni benzina del valore di 30 euro gentilmente elargiti da un candidato evidentemente timoroso di restare a piedi, scommetto che non vi stupirete più di tanto. Sarà successo anche a voi –vi prego ditemi di sì-, nelle vostre città, di ricevere da vari candidati buoni pasto o buoni sconto o buoni e basta per –che ne so– il tal centro commerciale o il tal ristorante. Chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma, nel grande circo palermitano, può succedere anche questo:
Il manifesto appeso al balcone, come una qualsiasi bandiera della pace, o come un qualsiasi lenzuolo di donna neo-deflorata steso ad asciugare. Chissà se cotanto minimalismo sarà servito al candidato illuminato.
2) A Palermo fa caldo. Ma questo, probabilmente, grazie a Studio Aperto e ai suoi servizi sui bagni a Mondello in pieno gennaio, lo sapete già. Quello che forse non sapete è che per contrastare la terribbbile calura, l’azienda dei trasporti pubblici ha ben pensato di istituire gli autobus tipo cabrio. Cioè la parte anteriore –autista, vecchi cagionevoli e/o all’antica- in cui tutto è al suo posto, la parte posteriore –giovani e giovanesse mezzi vestiti, possibilmente con alluci in bella vista- all’aria, cioè senza vetri. Ma con il tetto. Insomma, mezzi pubblici equi e solidali e veramente laici. In cui chiunque può scegliere la tradizione o il vento tra i capelli. Noi palermitani siamo così: facciamo i romantici, per non dirci pezzenti. E’ che non c’erano i soldi per l’aria condizionata.
3) Nelle edicole il giornale più venduto e richiesto è senza dubbio “Il Sicilia”, abbreviazione risparmiafatica de “Il Giornale di Sicilia” che tra l’altro, risulta, per il suo formato tabloid, molto efficace per una delle usanze più antiche: incartare il pesce. Per contrastare questo dominio, la Rcs ha messo in atto una strategia: vendere Corriere della Sera e Gazzetta assieme, al costo di un euro. Dapprincipio l’iniziativa è partita in sordina, adesso pare sia abbastanza vincente. Unico inconveniente: l’abbinamento vale solo per alcuni giorni del mese. Come fare a sapere quando? Semplice: basta chiedere all’edicolante. Male che vada potrà rispondere con il silenzio. Che poi, questa del Corriere+Gazzetta poco venduti e che hanno bisogno di questo Pacs per sopravvivere, rappresenta uno dei classici paradossi siciliani: la Lombardia del Sud che non ama la Lombardia del Nord, perlomeno i suoi giornali. Per il resto è amore folle.
4) Se, una volta scesi dall’aereo, avete intenzione di girare, soli o in compagnia, la città, sappiate che esiste la taliata. Taliata da taliare, che se io traduco con “guardare” rischio di essere riduttivo. Taliare è qualcosa in più ma anche in meno. Taliare è quella cosa per cui, se cammini per la strada, e incroci qualcuno che non conosci –ma anche che conosci, a Palermo sono tutti conoscenti– questo qualcuno ti talìa, cioè ti fissa finché non scompari dal suo raggio d’azione. E se volete ricambiare la taliata, sappiate che ci vuole talento ma anche allenamento. Non è che il primo stronzo che arriva si mette a taliare e, zac!, lo fa nel modo giusto. Indi per cui, mi raccomando fate attenzione. Anche perché se, a taliata rispondete con taliata, ma taliata male, scatta immediata la reazione del palermitano tipico: “chi minchia cci talii”, presente anche nella versione più colorita “cci talii, sta minchia?”, sometimes accompagnato dal simpatico gesto delle due mani appoggiate sulla patta dei pantaloni. In questo caso estremo, non vi impressionate: è solo che noi palermitani siamo molto bravi con la mimica. E non solo.
5) Siamo bravi anche con gli aggettivi. E gli aggettivi servono a colorare il mondo, si sa. Se ci fosse una classifica degli aggettivi usati dai palermitani al primo posto ci sarebbe sicuramente “grazioso”: termine ombrello che vale per tutto, dall’infante in passeggino al divano nuovo appena comprato, fino alla più incredibile torsione linguistica per cui “grazioso” sostituisce “educato”, “carino”, “gentile”, “accomodante”, “simpatico”, e via discorrendo. Prendete una qualsiasi caratteristica fisica o caratteriale positiva e diventa “grazioso”. Tutto e tutti, a Palermo, sono, prima o poi, graziosi. Anzi, a seconda del grado di istruzione, “graziooooosi” o “graziusi”. Se volete sapere subito con che palermitano avete a che fare, contate quanti “graziosi” pronuncia in un quarto d’ora. Se siamo nell’ordine di una decina, allora vi trovate di fronte ad un palermitano vero, anzi verace, tutto panino ca meusa e stigghiola. Se non ne dice neppure uno, allora state tranquilli che c’è qualcosa che non va e questi prima poi lascerà il capoluogo, l’isola, e magari anche il continente. E non necessariamente con le sue gambe. Tra l’uno e l’altro, ci sono tutti gli altri.
5+1) Se invece vi trovate a passare da casa mia, ecco cosa vi aspetta nell’ingresso del mio condominio:
Un pizzino di carta scritto a mano con le istruzioni per l’uso del portone: come e cosa fare. E’ che a noi palermitani fa difetto l’autostima, altrimenti…
non c’entra nulla o quasi, ma mi hai pensare a un bel libro che ho letto e che consiglio: Palermo è una cipolla.
quanto mi piace quando parli di palermo e della sicilia?
mmmmmmmmmmiille.
iSleepy
io a palermo ci son stata in pieno agosto e faceva caldissimo. son stata alla vucciria e mi è piaciuta un sacco. e ho ovviamente sbafato una cassata, che non potevo ripartire senza!
4) splendido!
5) un regista tuo concittadino, dopo aver visto i miei corti, li ha definiti graziosi…
è stata l’unica volta in cui ha pronunciato l’aggettivo in oggetto… devo preoccuparmi della sua palermitanità?
dimenticavo il punto 3:
…io adoro la Maraventano…!
Mai visto, in vita mia, un biglietto più esaustivo per l’apertura di un portone. E comunque credo che troverei più facile smantellare un ordigno nucleare piuttosto che aprire la porta di casa tua (premere il pulsante… spingere… tirare…)
Viola: questa cosa che dici mi piace per svariati motivi. 1) Sono stato in bilico fino all’ultimo se mettere quel libro tra i credits di questo post (l’ispirazione è palesemente riscontrabile nell’intro). Poi non l’ho fatto perchè, avendo già scritto in passato di Alajmo e di Palermo è una cipolla, non volevo essere ripetitivo. E io odio essere ripetitivo, sebbene anche io abbia le mie fisse; 2) Alajmo è uno dei più grandi scrittori contemporanei e quando il mondo se ne accorgerà sarà sempre troppo tardi; 3) Prima o poi vorrei conoscere di persona Alajmo; 4) Interpreto le tue parole come un indiretto complimento e me lo porto a casa. Il complimento.
iSleepy: dài, allora rimango per sempre a Palermo e brucio il biglietto di ritorno a Rrrrrrroma.
Desdina: solo la cassata (che a me non piace, tu pensa l’ironia del fato siculo)? E le arancine? E pane e panelle? E, ok la pianto.
Paco: sul regista palermitano, dipende: l’hai più rivisto o sentito? Potrei commentare il suo “grazioso” applicato alla tua arte, ma ho paura di fare una gaffe. Mettiamola così: spesso e volentieri il palermitano usa “grazioso” quando non sa cosa dire. Però l’unica occorrenza del’aggettivo gioca a tuo favore. Poi anche io adoro quella donna, se non altro perchè ha capito tutto dalla vita.
Uau: ehhhhh ma che ti pare, i palermitani, specie quelli del mio palazzo, sono “intelligentissimi”!
La taliata è di uso comune anche in Sardegna, solo che non si chiama così, e se ha un nome per definirla io non lo ricordo.
La Maraventano c’ha due bocce che altro che Unduettrestalla!
Il portone del tuo palazzo si apre come quello del mio palazzo, solo che da noi non ci sono le intelligentissime istruzioni che ci sono da te, quindi capita sempre che il tuo ospite se ne va, arriva giù davanti alla porta e inizia a combattere e a chiedersi come fare per uscire, poi risale sù e ti dice “Ma come cavolo si fa ad aprire il portone di giù ?!”, e tu gli dici “Premi l’apposito pulsante, spingi e poi tira..”.
Insomma, mi sa che vi copio il biglietto!
1) i buoni assolutamente no!
2) questo lo sapevo già. Ogni tanto studio aperto lo guardo.
3) così sai quanti pesci ci incarti!
4) taliata… a sentirlo così, sembrerebbe un primo.
5) un post davvero grazioso.
5+1) da noi niente cartello ma il portone funza allo stesso modo.
A confronto le guide Routard non sono nulla!
mica lo sapevo che ne avevi già parlato…
si si era un complimento, te lo incarto se vuoi e ci faccio anche il fiocchetto 🙂
Max: il biglietto ve lo passo, però almeno cita “Tfm e il condominio di Palermo”. Potremmo gemellarci, sai che storia.
Quadrilatero: ogni tanto guardi studio aperto perché c’è tanta…informazione e tanto…giornalismo serio vero?
Felson: allora se mai ne pubblicherò una ho già almeno una persona che se la comprerà, cioè tu. O non sarai mica di quei tipi che vogliono la copia aggratis?
Della: sì ne parlai in epoca preistorica, agli albori di Tfm, prima che questo blog prendesse questa deriva cialtrona insomma, e i lettori potevano leggere le mitiche recensiooooni di tieffemmeee!
No, lo guardo perché so che sarà l’unico che farà vedere qualcosa sul quarantesimo compleanno di Valeria Marini. 🙂
:)))))