La vita è come un tema delle medie: inizio, svolgimento e fine. Lieto o lieta?

Abbandono con deciso vigore la pericolosa e sovversiva –non si fanno più figli!- deriva nostalgic-piagnucolosa che questo blog ha decisamente intrapreso negli ultimi tempi. Potrei interrogarmi about this, ma insomma: non ho voglia di psicanalizzazioni da quattro soldi. E sebbene io sappia –decisamente!- che durerà poco, non me ne curo, anzi me ne fotto, e passo oltre.Recentemente su Tfm si è discusso dititoli di coda, di cose che non si capisce bene se siano maschili o femminili e di cose maschili chiamate con nomi femminili. Oggi parliamo di titoli di coda, intesi metaforicamente come cose che finiscono, e di cose femminili che cambiano sesso in modo del tutto arbitrario e pretestuoso.Posto che tutto finisce, prima o poi. E fin qui siamo tutti d’accordo. E se non siete d’accordo o vivete nel mondo dei puffi o vi fate. (Beati voi, in entrambi i casi).
Quindi le cose finiscono. Parliamo di vita ma anche di vita mediata. Tutto fa vita mediata. Vita rappresentata. Prendete i film o libri. Anche i film e i libri finiscono. Bene, male e a trugghio. Lo sapevate?
1) Le storie che finiscono a trugghio(espressione sicula che vuol dire: a muzzo, cioè che ci rimani un po’ così). Tipo i film con lo splendore di lei che dice al babbasone di lui “Dobbiamo scopare” (contenta lei). Oppure tipo loro che vengono rapiti dagli altri e a loro gli mettono un cappello in testa e li legano e li imbavagliano e qualcuno spara e qualcuno muore e succede un gran macello e tutto finisce che non si capisce un cazzo.  Parliamo di cinema d’autore e/o sfrantumaroni e/o quasi tutti i cliff delle serie americane. Più rimango abboccaperta, più godo.

2) Le storie che finiscono male. Tipo le storie di lei e lui innamorati pazzi e che riescono a sposarsi contro tutti e tutto e che però poi per una serie di fraintedimenti –no, non è la trama di Marilena o di Topazio– le cose non vanno come dovrebbero andare e lui si uccide cor veleno e lei vedendolo morto si pugnala. O ancora le storie di lei che è cresciuta pensando di essere un lui ma poi la natura è più forte di lei e di tutto e si innamora di lui che nel frattempo è diventato cieco da un occhio ed è debole e indifeso e lei si occupa di lui cu tutto ca fora c’è ‘a guerra, e poi fanno all’amore in mezzo alle cicale -cicale-, cu tuttu ca fora si mori e poi sparano a lui che muore e poi sparano a lei che muore pure lei. Qua mi riferisco proprio all’abc di tutta la storia della narrazione. Dalla veronese soccola a FransuàDeGiargè, le storie che finiscono male sono le più gettonate, quelle che titillano maggiormente i nostri istinti maniac-paranoic- depressiv-crocerossin-vittimistici. Più lacrimo, più godo.3) Le storie che finiscono bene. Tipo le storie di io e te ottomilametri sopra il cielo che attorno a noi succede l’impossibile ma a noi che ce frega ce ne andiamo in un casolare fuori città e facciamo l’amore e anche se tu non l’hai mai fatto è bellissimo lo stesso, anzi non me lo scorderò mai e ti amerò per sempre. Oppure lui che è un agente federale che deve sventare un pazzesco attacco nucleare che rischia di provocare milioni di morti e riesce a farcela, ovviamente con un pazzesco conto alla rovescia, non prima di  essere scampato a tre-quattrocento morti diverse. E pazzesche. Oppure le storie con Julia Roberts (che tra l’altro è stata fidanzata con l’agente federale di cui sopra. n.d.tfm). Insomma tutte quelle che assecondano la sana voglia di miele che prima o poi assale tutti noi. Più mi illudo che il mondo là fuori è bello e buono, più godo.

Ora. Posto che io in assoluto mi eccito nel leggere/vedere le storie a trugghio -evviva la mia estrazione di sinistra- e che, al limite, posso accettare anche quelle che finiscono con la Morte, io non posso proprio in alcun modo accettare le storie melense. Attenzione: non perchè io creda che si basino sul grande inganno di una rappresentazione fasulla e catto-cloroformizzata dell’esistenza umana. No, non per quello, ma per il seguente motivo:
Perchè cazzo quando qualcosa finisce bene si deve dire che c’è IL LIETO FINE, quando la parola “fine” intesa come “fine” e non come “mezzo” è femminile e dovrebbe dirsi LA LIETA FINE? Cos’è questa smania incontrollata di cambiare sesso alle cose? Aborro.

P.s. Qualcuno mi faccia uscire da questo trip. Non valgono le spiegazioni zingarell-razionali.

10 Replies to “La vita è come un tema delle medie: inizio, svolgimento e fine. Lieto o lieta?”

  1. Per sentito dire (e sottolineo “per sentito dire”, anzi, sottolineerei “per sentito dire” ma non ne sono capace), Tre metri sopra il cielo non finisce bene! Anzi, lei se ne va via con un altro e lui rimane fuori dai vetri.

    Così mi hanno detto, almeno.

    La tua disamina sulle parole il fine/la fine è molto saggia. Mi stupisco di te e, soprattutto, concordo.

  2. Spiegazione razionale (lo so, non la vuoi sentire ma io la abbozzo lo stesso): il De Mauro afferma che “fine” inteso/a come “risultato conclusivo, esito” può essere sostantivo sia maschile che femminile (riporto testualmente – perché senza quello sfrantuma-maroni di De Mauro ammetto che non c’avrei pensato – un esempio del primo caso: “avere buon fine”).

    Spiegazione improvvisata: “lieto fine” è il risultato della solita traduzione fatta con il culo dall’inglese all’italiano, che poi nel tempo, per inerzia, ha assunto lo statuto di locuzione sostantivale maschile…

    Ma soprattutto: Tfm, se ci mettiamo a discutere di queste cose, significa che non stiamo tanto bene… Non so te, ma io ho bisogno urgente di un’ubriacatura purificatrice.

    UAU

  3. La mia spiegazione è la seguente:

    “lieto fine” viene inteso come “lieto evento finale” e dunque diventa maschile. D’altronde, converrete con me che la lingua italiana è sessista, come tutto il resto. E’ perchè l’uomo non ha altri strumenti, meno subdoli, per affermare la sua onnipotenza.

    Ma succateve ‘n pruno!

    Come Tfm, il mio guru, docet.

  4. Quadrilatero: non mi stupisco del tuo stupore! Lo so che 3msc non finisce bene. Era un modo per vedere se eri attento e per sgamare quelli che dicono che non l’hanno visto e usano formule equivoche tipo “per sentito dire” 😉 Io ammetto di averlo visto. L’inserimento in quella categoria è relativo al fatto che se non fosse stato programmato il sequel, quel film sarebbe finito con una classica LIETA FINE…

    Uau: Il DeMauro me fa ‘na pippa! La spiegazione sottomess-anglossassone mi sta molto bene. E poi: lo scopri ora che Tfm non sta bene? Non so te, ma ieri notte io mi sono purificato!

    Antursa: a parte che in siculo si dice “sucatevi” con una sola “c” (e che, sarda sssei?) e con la i finale (Tfm docet). A parte ciò, figurarsi se non ci mettevi la tirata femminista dei miei stivali. Comunque la tua spiegazione, per quanto pretestuosa e partigiana (anzi parziale e pia) ci sta “veramente” tutta.

    NVL: …scopa! 😉 (sì lo so, non mi sto tenendo)

  5. Cara Nvl spero tu abbia capito il senso. Lo spiego, anche a costo di sembrare ridondante. Meglio ridondante che maniaco sessuale. Scopa nel senso di due che hanno in mano le stesse carte…Sì lo so faccio la figura del fesso a fare la battute idiote e poi a spiegarle pure…ma insomma…

  6. Allora mi stai dicendo che Hvdt non può che finire bene! Maledetto! Non ti faccio più amico! Non l’avevo ancora vistooo!

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