Guida per riconoscere i tuoi simili: titoli di coda sì, titoli di coda no.

La settimana scorsa sono andato al cinema. Il regista del film si chiama Dito. Ma il film non è un dito, anzi. E’ un pugno. Ma nello stomaco, non ar culo. Ma non sono qui per fare una recensione, per quanto il film meriti. Sono qui per parlarvi di un’altra cosa. I titoli di coda. Nel film in questione alla fine dei suddetti ci sono un paio di rigurgiti di storia che alcuni cine-avventori si sono persi e altri no. I primi sapranno mai che hanno visto un film incompleto? E i secondi, cosa hanno avuto in più da quella visione aggiunta? Non vi preoccupate, TFM è qui per rispondere all’eterno dilemma che sicuramente vi attanaglia ogniqualvoltachè entrate in un cinematografo: i titoli di coda vanno visti o no?Due fondamentalmente sono le categorie in questione.
1) “Ho voglia di te”: Quelli che, appena hanno il minimo sentore che il film è terminato (una nota, lo schermo nero, la luce che si accende) schizzano in piedi, fottendosene di chi sta seduto dietro, si scotolano (ecco, l’ho ridetto) i vestiti dei propri avanzi di popcorn, si infilano i giubbotti e:
a) Commentano il film a voce alta, quasi urlando, esaminandolo in maniera esaustiva e approfondita: “Ti è piaciuto il film?” “Bellissimo!”
b) Proseguono tranquillamente la conversazione iniziata prima dell’inizio del film, riprendendola dal punto in cui, come se nulla fosse, e come se quelle due ore fossero passate a vuoto. “Non te la vuole dare? Ma mandalo affanculo!”
c) Se ne vanno, più veloci della luce.
I “vogliosi di te” si recano al cinema (preferibilmente multisala), guardano le locandine e dunque scelgono il film, e se quello che hanno scelto è esaurito, scelgono quello accanto, “tanto, uno vale l’altro”, prima del film comprano una confezione gigante di patatine, all’intervallo mangiano il gelato creato apposta per loro, la “bomboniera“, e a fine proiezione dicono “ho fame, andiamo da Mc Donald’s?“. Se interpellati, dicono che il cinema è una loro grande passione, non hanno la più pallida idea di chi sia Naomi Watts ma, in compenso, sanno che Laura Chiatti è una grande attrice. Il loro mito attuale è Borat, e se gli chiedi cosa ne pensino della crisi del cinema italiano, ti rispondono che a loro non sembra. Quando vanno loro, specie a Natale, i cinema sono sempre strapieni di gente.


2) “Ho voglia di Bergman”: Quelli che rimangono seduti ad oltranza, e:
a) Commentano il film a voce bassissima, un sussurro, un fil di voce, come il film senza dialoghi e senza musica che hanno appena visto, esaltando la regia e le innumerevoli citazioni intertestuali e metafore interlinguistiche che popolano l’estetica post-dadaista del film;
b) Riprendono la conversazione iniziata prima del film a proposito di lui che non è più quello di una volta, di lei che non me la vuole dare, senza perdere di vista tutti i titoli di tutte le canzoni di tutta la colonna sonora ed esclamando, con il dito puntato sullo schermo: guarda, il regista ha ringraziato il suo cane! e: guarda, quell’elettricista io lo conosco!
c) Se ne vanno, lentamente molto lentamente, fingendo di cercare cose nella borsa e, soprattutto,  continuando a voltarsi verso lo schermo, sperando in un qualche colpo di scena finale che possa dare un senso al tutto, finché il custode non provvede a cacciarli dalla sala a calci nel sedere.
I “vogliosi di Bergman” si recano al cinema ma hanno già scelto il film da mesi e mesi, da quando cioè ha vinto quel leone o quella palma, e passano i dieci minuti precedenti a fissare la locandina del prescelto, prima di entrare afferrano una copia gratuita del giornale di cinema gratuito e si affrettano a leggere una qualsivoglia recensione del film –ancora da vedere– che possa confermare la bontà della scelta, bevono un caffè al bar del cinema, quando entrano si scelgono con cura il posto, tanto la sala non sarà mai affollata e nessuno potrà disturbare la loro visione, all’intervallo non mangiano nulla perchè nei cinema dove vanno loro non c’è intervallo, e a fine proiezione vanno a mangiare un kebab al quartiere monti. Se interpellati, dicono che il cinema è una loro grande passione, ritengono Naomi Watts e Mulholland Drive due capolavori assoluti, di donna e di cinema, e ancora si domandano come abbia fatto Sorrentino nel suo ultimo film a prendere quella cosa-chiamata-laurachiatti. Il loro mito imperituro è Von Trier o, in alternativa, Angelopoulos, e se chiedi loro cosa ne pensino della crisi del cinema italiano ti attaccano un pippone pazzesco che ti fa pentire amaramente di aver fatto una tal domanda del cazzo.

Sì, lo so, ora direte che generalizzare è sempre cosa brutta e sbagliata, che ci sono anche le mezze misure, che non è tutto bianco e nero, e bla bla bla. Fatela finita. Guardate nei vostri cuori. O avete voglia di te o avete voglia di Bergman. Fine.
p.s. si è capito di cosa ha voglia Tfm?

15 Replies to “Guida per riconoscere i tuoi simili: titoli di coda sì, titoli di coda no.”

  1. io li guardo sempre fino alla fine. credo soprattutto perchè ci vado una volta ogni, al cinema… ma quello del Dito è in lista. solitamente fa in tempo ad scomparire dalle sale, prima che mi decida. vedi Babel. Che son riusciuto a perdere pure quando è ritornato in certi cinema dopo gli Oscar…

  2. Personalmente, se proprio devo scegliere, sono un voglioso di Bergman (e ho decisamente più voglia di Ingrid che di Ingmar).

    Il commento al film va sottovoce, se proprio un commento ci deve essere, i titoli di coda fino alla fine, se è possibile… ma dopo… una capatina al McDonald’s può capitare.

  3. Io mi metto a gareggiare per vedere se ho azzeccato tutti i pezzi della colonna sonora, vedo i nomi di tutte le comparse e commento tutti i tecnici del suono. Però urlo come una forsennata, soprattutto se il film mi è piaciuto. Perchè lo devono sapere tutti, cacchio. In che categoria sono?

  4. Io ho voglia di bomboniera!

    Ma mi sa che ormai si è estinta…

  5. Allora. Io al cinema voglio vedere tutto.

    I trailer prima del film, la sigletta con tutti i nomi delle città del mondo e le stelline, il film, tutti i titoli di coda, seduto, quasi sdraiato. Di solito sono l’ultimo che si alza dalla poltrona.

    E non si parla del film subito dopo il film.

    Al massimo se ne parla il giorno dopo.

  6. Dario: cerca di non perderlo, il Dito. Merita eccome.

    Quadrilatero: no il McDonald’s no! Ma non ti hanno detto nulla sulle multinazionali!

    Morgania: sei nella seconda, ovviamente. Se non abitavi a 5 minuti dal mare, prima o poi avrei riconosciuto le tue urla in qualche cinema! 😉

    Utente anonimo: dici che sono rimasto agli anni ’90? Vabbè se non c’è la bomboniera ci sono i minimagnum a forma di bomboniera. Credo, che non vado in un cinema dove fanno l’intervallo da un secolo…

    Mas: la sigla con le stelline e le città è fighissima. Quando non c’è ci rimango male

    Babelez: bonjour!

  7. > no il McDonald’s no! Ma non ti hanno detto nulla sulle multinazionali!

    Quando lo stomaco brontola, davanti a un BigMac io perdono qualsiasi nefandezza.

  8. …e io di cos’ho voglia? 🙂

    > Il loro mito attuale è Borat…

    Sì, ma il mito gli passa dopo aver visto il film… perché non ne capiscono i sottotesti…

    “Eh? Come? Un fracassone film con umorismo demenziale e volgare che ha pure dei sottotesti???

    …ma soprattutto: cos’è un sottotesto?”

  9. Quadrilatero: scommetto che sei del Nord. Te lo dico perchè da noi in Africa quando lo stomaco brontola ci sono le arancine, le panelle, i cannoli (per chi ama la ricotta) ma anche i supplì romani…toh! Però siccome sono “liberale” mi stai simpatico uguale!

    Paco: tu di cosa hai voglia? Di “cose viola”… Se parli di sottotesti corri il rischio di essere espulso dal consesso sociale in quanto bestemmiatore. Lo sai che rischi corri, lo sai???

  10. Sono del nord… ma mi dedico al BigMac solo perché è incollato al mio cinema di fiducia. In effetti qui arancine, panelle o cannoli, ma qualcosa di comunque meglio del Mac ci sarebbe di sicuro 😛

  11. io ho voglia di bergman…

    convine…

    quando la sala è ormai vuota e la luce è accesa…mi frego quello che hanno lasciato le persone sulle poltrone….

    l’ultima cosa che ho trovato è un bel basco violetto che ora svetta preciso preciso sulla mia testa.

    (ma l’ho lavato prima eh!)

  12. Detesto i multisala, ma visto che i cinemini ai quali ero affezionata sono diventati micro-appartamenti daglia ffitti spropositati, devo andarci. E vedere GLI ALTRI film in dvd. Chiunque nell’ordine:

    Parli, mangi, usi in qualunque modo il cellulare, beva, RESPIRI vicino a me durante la proiezione è ad un passo dalla morte e non lo sa. I titoli si guardano, bhè, dipende da che film si è visto… i film si guardano tutti, perchè per sapere che Laura Chiatti è una pippa, bisogna averla vista recitare almeno una volta!! ( anche se in “Mai più Come Prima” non era male, ma forse interpretava sè stessa e non conta…).

    E Von Trier è una pippa ancora più della Chiatti, detta regola per infrangerle, tradisce patti e compagni di merende, fa quel che je pare e nessuno gliel’ha chiesto, ma lui risponde, facendo spallucce: “Posso, sono Von Trier”!

    NVL

  13. Brava, abbattiamo i totem à la Von Trier! In Mai più come prima, a mio parere, la chiatti è l’unica cosa buona del film. Il che è tutto dire. Ma interpretava se stessa e non vale 🙂

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