TFM Awards 2006 Musica # 2

Siamo a 2:

1)  Miglior orgasmo sussurrato a fil di microfono:
a) Charlotte Gainsbourg che, in attesa di decidere quale mondo(nuovo) sia migliore, non vedo l’ora di vederla al fianco di Gael Garcia nel nuovo film del regista di Eternal Sunshine.
b) Carla Bruni che si è messa in testa di sfondare pure nel mercato inglese, chè tanto lì chiunque faccia un disco debutta subito nella top ten. Tutti meno Emma Bunton, il cui nuovo album, dopo aver partecipato al “Ballando con le stelle” inglese ha fatto uscire il nuovo disco debuttando al 64 posto, un po’ come Gerardina Trovato che sperava in Music Farm ma è finita ancor più nel dimenticatoio di prima. Aggravante!
c) Bono in “Windows in the skies”, che a un certo punto si scorda di essere la rockstar di fama mondiale che normalmente è, si gira verso il compare che nel frattempo se la schitarra allegramente –e che potrebbe equivocare, dati i suoi orientamenti, e infatti equivoca!- e si mette a miagolare come un qualsiasi adolescente brufoloso nella sua stanzetta di prima mattina.

 2) Miglior canzone il cui attacco somiglia in modo impressionante alla sigla di Amici di Maria (o viceversa):

I don’t feel like dancin degli Scissor Sisters.
Senza appello

 3) Miglior “non me lo so spiegare”, ovvero artista che in teoria dovrebbe provocarmi un vero attacco di prurito e di ansia e di rigetto e invece no: ogni volta e ogni canzone e ogni disco io me li ascolto fino alla consunzione e anche se dico che mi fa cagare e anche se mi vergogno di ascoltarla in pubblico e se qualcuno mi chiede io la schifo, ebbene, lei a me piace, anche se ancora non ha deciso che genere musicale seguire e se ogni canzone pare prodotta da un produttore diverso, tanto non c’entra un cazzo con tutte le altre:

Nelly Furtado, miglior non me lo so spiegare 2006 ma intanto questo è.

 4)  Miglior ritorno direttamente dagli anni ‘90

a) All Saints, con “Rocksteady” che qualcuno ha ripreso da qualche laundry service –di Londra- e ha ributtato sul palco senza dire loro che sono passati dieci anni e che forse è ora di finirla di fare sexy balletti ammiccanti intorno alle aste del microfono e di fare strani trenini. Smetterla per due motivi: 1) Miriana, Laura Freddi, Pamela Petrarolo ed Emanuela Panatta erano più brave a fare il playback; 2) Quando il girovita ti si allarga così tanto da costringerti ad aprire un municipio, forse è ora di piantarla lì.
b) Take That, con “Patience”: Gary Barlow canta praticamente tutte le parole, dalla prima all’ultima, pensando continuamente –guardate la sua faccia triste!- all’umiliazione per aver fallito come solista in quanto cicciobombo e per essere stato costretto a rimettersi con gli altri tre derelitti raccattati in qualche strip club –chi spoglia chi? ancora a Londra!-, mentre i tre derelitti in questione si limitano a cantare in falsetto i coretti, essendo troppo impegnati a sistemarsi le exstension collocate ad uopo a stretto giro per tutto il viso con il dubbio esito di coprire le rughe di cinquantenni maltenuti.

Vincono i maschietti, che almeno nel loro video hanno avuto il buon gusto di cantare in mezzo a dei gas e non in una banca il cui direttore si chiama Benito Berlusconi (vedere il video delle All Saints per credere…)

4 – continua…

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