Le grezze di Natale: questa faccia non mi è nuova/2

25 Dicembre – Ah che belli i pranzi di Natale!

13:34 – Appena arrivato in una specie di agriturismo della provincia palermitana. Qui si consumerà il pranzo di Natale. Pezzi di parentame sparsi qua e là. Mia nonna (92 anni!) mi ha orora detto che ieri sera è andata a Messa a vedere il Gesù bambino resuscitato (sì, proprio così, “resuscitato”!) e poi che è molto contenta di festeggiare la Pasqua tutti assieme. Smarrimento. Chi sono io per contraddirla?  Un dispiacere potrebbe esserle fatale. Taccio. Le sorrido. Lei dice: “Lo so quello che pensi. Ma a me interessano solo due cose: sapere chi sono e che sono viva. Il resto, chissenefrega!!!*” E TFM va k.o. per umiliazione totale!

15:08 – Realizzo che la filodiffusione del locale ci sto propinando tutto il disco di cover di Laura Pausini. Ma quante cazzo di canzoni c’ha? Ne conto 47 (e sei bicchieri di vino): Cocciante, Raf, Grignani, Ramazzotti, Tzn Ferro, Jimmy Fontana, Nicola Arigliano, Renzo Arbore e pure se stessa! Mia madre ha uno sguardo rapito. Per un attimo penso sia merito del pasticcio di patate, cernia e prezzemolo, invece lei esclama: “Quant’è brava, Laura!“. E chi sono io per non contraddirla? Appunto. Così esclamo a mia volta, come se lei non mi sentisse e rivolto alla cameriera che sta facendo schizzare il sugo dei ravioli in ogniddove: “A me pare invece che il suo modo di cantare sia appena appena un po’ piatto e sempre uguale. Credo che se cantasse l’elenco telefonico non ci accorgeremmo della differenza!” E la cameriera, dandomi un raviolo in meno degli altri (cinque per tutti e quattro per me!): “Appunto, si vede che è brava”. Chiudi sullo sguardo soddisfatto (più del giorno della mia laurea) di mia madre mentre allunga una mancia di dieci euro alla ruffiana.


15:47 – Mentre aspettiamo il secondo primo (tu chiamali, se vuoi, assaggi da nouvelle cousine), si discute di cose serie: “la storia di Gigi D’alessio con la Tatangelo è cominciata quando lei era minorenne! Sì, ma era d’accordo, era consenziente!”. E di cose meno serie: “Ma che colpa può avere Prodi se la gente è più povera? E poi: che vuol dire essere poveri? Finchè andremo al supermercato vorrà dire che siamo almeno benestanti”. Mentre io mi rivolgo alla mia genitrice e le faccio: “A mà, hai presente il tavolo accanto a noi (sto anche gesticolando, come mio solito, mentre mia madre finge di non conoscermi, anche se la strattono per attirare la sua attenzione prima che arrivino i gamberoni che tanto le piacciono, n.d.b.)? Quella (la sto indicando, n.d.b.) sembra la copia sputata sputata della madre del mio compagno di banco delle medie. Hai presente quelli ricchi da fare schifo, quelli che avevano la villa in campagna con piscina e che tutti noi poveri bimbetti facevamo a gara per andare a casa loro? Come no? Quelli che il padre aveva un’agenzia di viaggio e la madre se ne stava tutto il giorno a non fare un cazzo, a fare la mantenuta, praticamente…quelli che il fratello più piccolo a un certo punto…” E mi arresto, quando mia madre ha appena smesso di fare strani movimenti e io dico “A mà, perchè mimi il gesto delle forbici? Ma è mai possibile che io non possa fare un discorso che sia uno…” e quando la vedo afferrare la bottiglia di vino (lei in quanto astemia) e attaccarsi ad essa finendosela in un sorso, in quella, proprio in quel momento, capisco. Mi volto verso il tavolo accanto e non faccio nemmeno in tempo a battermi la mano sulla fronte: padre, madre, fratello piccolo (bestione palestrato) e il mio ex compagnetto delle medie (oggi ventottenne) mi stanno guardando. C’è dell’astio ad personam.

Ecco, lo sapevo che dovevo rimanere a casa. “Cameriere, un’altra bottiglia di vino. Anzi due”

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Sappiate che dopo questa frase io mi sono commosso, e anche adesso, se solo mi fermo a pensarci, mi si allagano i dotti lacrimali. E’ uno dei momenti topici di una vita. Una di quelle cose che rammenterò, quando sarà.

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