Londra, se proprio devo

–il banco frutta dentro la metro di liverpool street

— potresti anche camminare con le braccia al posto dei piedi ma nessuno si accorgerebbe lo stesso di te, troppo intento (nessuno) a leggere con avida indifferenza i tabloid da due lire (zero)

— arabi e israeliani che mangiano alla stessa tavola e che fanno l’amore negli stessi letti

— le faccine di davina* la conduttrice del GF7, quello che adesso li hanno divisi in squadre: guardie da una parte e carcerati dall’altra, con tanto di sbarre e divise a strisce;

— dotte discussioni di pratiche sessuali (in)solite (e oggetti sessuali a forma di flipper)

— la tate, of course

— i bancomat che non esistono. Ergo: le file interminabili, specie il venerdì sera. Ti pensi di essere vicino ad un locale alla moda, e invece sei solo nei pressi di una banca.

— TFM‘s gel, che in Italia è uscito fuori produzione, ma al Tesco di Elephant& Castle ne hanno in abbondanza

— il matrimonio pieno di colore ai Kew Gardens (e chi abbraccia gli alberi e sostiene il mondo)

—la saatchi chiusa

— quella cosa, quella specie di crema al baccalà sbranata al ristorante sòla etiope (e anche il conto di 500 pound in venti)

— la danza del ventre più del ventre (nel senso di ciccia che deborda) del mondo;

— “ma chi, quello, ma quello è solo un drogatone di mmmerda, ho deciso, non lo cerco più, non lo voglio più, non so nemmeno chi sia, guarda guarda ho dimenticato il suo nome, vedi vedi, e chi se lo fila più, quello che va solo dietro a delle troiette di mmmerda, e chi lo vuole più! Come come: che, l’hai sentito per caso?”
Per ora, questo è.