Di cosa parliamo quando parliamo di corporazioni. Francesco Merlo sui privilegi. Dedicato a chi crede ancora alle favole.

Ne parlo solo ora perchè Alicemia e coinquilini barricaderi si son messi di traverso. Dunque: i taxisti marciano su Roma (la storia con la -s), i taxisti assalgono ministri, ex presidenti del consiglio nonchè vitegrame vi inzuppano il biscottino, gli avvocati (in blocco?) scioperano. Qualunque categoria messa in mezzo dal decreto Bersani si ribella. Evidenza: la strada è quella giusta. Su Repubblica di lunedì 3 luglio magnifico articolo  di FrancescoMerlo (come come, non avete assolutamente idea di chi io stia parlando? Ignoranti!!! Uno dei più grandi giornalisti italiani, che al Corriere ancora se magnano le mani. Giornalista che per inciso è siciliano, ma vabbè che c’entra, andiamo oltre). Nell’articolo in questione Merlo parla delle corporazioni. Eccone un estratto:

“In Italia non si entra nei mestieri, vale a dire nelle corporazioni, se non per cooptazione familistica. Filo che unisce fascismo, regime democristiano e sindacato comunista, la corporazione in Italia è una famiglia allargata, è tribalismo ristretto, è cosca feroce. Prendiamo gli architetti, per esempio. Ogni parcella che l’architetto presenta al cliente deve prima ottenere la vidimazione dell’Ordine degli architetti che preleva l’1,5 per cento – il pizzo? – dell’importo complessivo…Spostatevi adesso in una qualsiasi facoltà universitaria e controllate le targhette dietro le porte delle stanze dei docenti…Nelle università italiane prevale la logica del cognome, fondamento e garanzia della corporazione, e i figli subentrano ai padri nella titolarità degli insegnamenti in consapevole opposizione alle regole del mercato e con la faccia tosta di ritenere che il criterio cooptativo-corporativo assicura la qualità professionale. 

 In Italia tengono famiglia anche i vescovi, che sono una corporazione potentissima. E’ così in questura, tra i carabinieri, tra i commessi parlamentari e tra i bancari che addirittura per statuto lasciano il posto al figlio. Per non parlare dei giornalisti che spesso contrattano l’anticipo dell’uscita in pensione in cambio dell’assunzione di un familiare. Il tratto distintivo del mercato del lavoro, anche del lavoro usurante, non è il clientelismo, come qualcuno ha sostenuto, ma è il familismo, è la corporazione che si difende e si riproduce con la famiglia, è la premodernità come incapacità italiana di misurarsi con il mercato”.

Parole sante, sante parole. Appunto, e purtroppo, parole.



Qui l’articolo per intero.

15 Replies to “Di cosa parliamo quando parliamo di corporazioni. Francesco Merlo sui privilegi. Dedicato a chi crede ancora alle favole.”

  1. mi gioco il commento di stasera su questo argomento senza manco leggere gli arretrati. non ho sopportato che tu non abbia fatto nemmeno un riferimento

    1. alla rivolta degli studenti di piazza tien an men

    2. alla ben nota natura riottosa del tassinaro delineata superbamente dall’omonimo film di alberto sordi.

    allora lo faccio io citando il passo in cui ingiuria un Ammerecano che manco era ministro, figurati!

    “Perché se io mi volessi abbassare a rispondere al tuo bastard, che a noi ce fa proprio ride, io ti potrei dare (incalzante) del figlio di madre ignota, del rotto nel posteriore, ti potrei mandare a fare nel medesimo, potrei fare appello anche ai tuoi morti, con eventuale partecipazione de tu’ nonno in carriola opzionale e coinvolgere tua sorella, notoriamente incline allo smandrappo e all’uso improprio della bocca, e allargà il discorso a quel grandissimo Toro Seduto de tu’ padre, a sua volta figlio di una città di cinque lettere cantata da Omero, che tu ‘n sai manco chi era perché sei ignorante.”

    Stewie

    PS grazie per gli auguri di compleanno, scusa ma non ho tuttora soldi nel cellulare per rispondere.

  2. Stewie: è come se avessi rivisto quello spezzone di film! Cercherò di recuperare su tien an men…:)

  3. grandi considerazioni, ma tutti le conoscevamo già…

    l’unica certezza (e permettimi di citare quei “fini pensatori” della Lega) è che in italia non c’è alcuna voglia di cambiare nulla…

  4. VV: a parte il fatto che anche tu ci caschi sempre con la lega (non sono il solo allora!) lo so che tutti le conoscevamo già. Ma di una chiarezza così adamantina francamente io non ho memoria. Non per cadere nella retorica, ma se la categoria dei giornalisti (generalizzo) facesse poco poco meglio il proprio mestiere, forse qualcosa cambierebbe. Forse.

  5. Di questo discorso se ne parlava ieri su La/… ma lo sai che io non riesco a guardare la tv per più di 10 mins… 🙂

  6. Immagino intendessi la7…cmq essendo un Tfm sine antenna (o quasi, se metto il dito “inda” si vede meglio) mi sto avvicinando drammaticamente alle tue medie. Meno male 🙂

  7. Sulle corporazioni sarei d’accordo.

    Su Merlo grande giornalista, meno.

    E’ lo stesso spocchioso borghese di sinsitra che ebbe da ridire sulle due Simone quando, liberate, dissero di essere state trattate bene e che in Iraq c’è anche Resistenza e non solo terrorismo. Per dirne una…

    Su i taxisti, la cosa è più complessa. Le liberalizzazioni non portano sempre degli abbassamenti di pressi. Vedi il caso telefonia fissa: da quando esiste la concorrenza tra più compagnie noi forse risparmiamo qualcosa? Al contrario, è probabile che ora i tassinari dovranno lavorare di più per guadagnare lo stesso di prima essendo di più, e il tutto a parità di prezzo. Inoltre, con la possibilità di avere più licenze pro-capite nasceranno delle aziende al posto delle cooperative, dove il padrone potrà assumere anche salariati più incilini allo sfruttamento, come gli extracomunitari. Allora anche i già tassisti vedranno dei ribassi allo stipendio (o quantomeno non lo vedranno aumentare più in base all’inflazione). La concorrenza, infatti, funziona sempre e solo in negativo.

    Detto ciò, io non tollero i gesti violenti di questi manifestanti e la speculazione della destra. Ma eviterei di avere coraggio solo nelle riforme meno utile (se non dannose) e lo avrei di più sul ritiro dall’Afghanistan… Coi lavoratori si deve trattare, mica solo piegarsi a Confidustria…

    Ciao, Lorenzo

  8. Ciao Lorenzo. Seguo Merlo da diversi anni e a me non pare assolutamente spocchioso, anzi. Un articolo non fa primavera…

    Sulle liberalizzazioni: non sono d’accordo con te. Per esempio sul telefono di casa tutti risparmiamo sensibilmente da quando la telecom non è più la sola.

    Sui tassisti: sulla carta a me pare un utile provvedimento. Concordo con te invece a proposito della non urgenza di certe riforme e sul ritiro dai fronti di guerra. Ovviamente.

    Ciao a presto

  9. Insisto. Sui telefoni non abbiamo risparmiato una lira (o un euro). Non lo dico io, lo dicono bravi economisti eretici (un nome: Vladimiro Giacché). Gente che su “la Repubblica” non potrebbe mai scrivere.

    Sui tassinari, beh, il governo alla fine ha ceduto su molte delle proposte più criticabili. Rimane l’aumento delle licenze, che mi sta bene, ma – ripeto – non credo abbasserà le tariffe. Al massimo le bloccherà. Spero di essere smentito…

    Su Merlo. Non ti voglio convincere. Ma ti invito a guardare al fatto che oggigiorno sulla grande stampa italiana se sostieni un punto di vista alternativo a quello conformista-piccolo borghese-confindustriale, allora non fai notizia. Oppure vieni preso in giro da dei Soloni come Merlo, quelli che hanno capito tutto della vita e che ti etichettano dall’alto delle loro pantofole come un residuo anacronistico del Novecento (guarda come stanno trattando i deputati dissenzienti sull’Afghanistan)…

    Ciao, Lorenzo

  10. E aggiungo in extremis. Ammesso e non concesso che sul telefono noi risparmiassimo, è proprio giusto che per regalare due euro al mese al signor Consumatore si debbano licenziare migliaia di dipendenti per riassumerne altrettanti come precari? Certo sono anche loro dei signori Consumatori, ma che se ne fanno di quattro spicci risparmiati (?)se poi sono cocoprò?

    Nuovamente ciao, Lorenzo

  11. Lorenzo, purtroppo non sono d’accordo con te: la precarietà non è figlia delle liberalizzazioni. Queste ultime possono, se ben applicate, migliorare la qualità della vita di tutti noi. Es. le farmacie, gli avvocati etc. Il punto è che, come al solito, faranno un pasticcio inverecondo. Cmq sarebbe interessante parlarne dal vivo per confrontarmi con te anche in veste “polemica”.

    Ciao a presto

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