Di chi disubbidirà: certo passato è un po’ più passato
Lo capii al Capodanno dopo. Nell’amara litania delle cose ci si può morire sai. In mezzo alla strada, via Principe di Belmonte (che vi dicevo?), appesi al citofono di tal “pinguino” (uno che all’epoca mi pareva davvero ganzo per il solo fatto che era stato un anno a Londra). Nell’aria delle note, gente che balla, così, per strada, tra birra e alcool e i diciotto gradi da maglietta finafina. Quasi quasi ho il vomito, quasi quasi esagero. E si balla, si balla, mentre già rombano i motori dell’aereo che mi porta dritto dritto in un’altra storia, che io mica me la credevo, questa cosa di Roma e tutto il resto. Il resto, sì, dodici metri quadri all’inizio, romanord, tanto verde e tanta benzina. Non credo ai miei sensi. Salta, salta, non fermarti. Un inverno che sale, un’amputazione da eseguire. Un leggero cappotto e dei guanti aperti sulle dita, marca upim. Freddo, grigio, sudore, tanto sudore. Sudore caldo, trasparente, come no. Eccomi qua. Non credo di poter spiegare ancora. Mi mancano le parole. Concerto in tv. Senza parole. Oggi, come allora.
Le cose (la musica) vanno e vengono. Si perdono, anche. Nel caso: lasciati, finché si può, questo domani non verrà a cercarti//
(sospiro)
continuo a stupirmi della bellezza della tua anima in controluce. fiera. davvero. joujou.
Senza Parole….