Di chi disubbidirà: certo passato è un po’ più passato

//Senza parole. Così la prima volta. Negozio di dischi di via Principe di Villafranca (a Palermo tutti principi e marchesi: il nostro sangue è blu, preso blu). All’epoca c’era ancora TMC2 (le cui frequenze passarono poi a MTVItalia). E un video strano, molto strano.

 

“Scusi, cerco il cd di un gruppo, mi pare piemontese. C’è una canzone che fa: cose che non ho, cose che non avrei potuto avere mai, e un’altra che fa: surfando sull’onda più anomala“.

 

  Insomma: e poi lo scarto della plastica del cd (siamo che ancora non esiste Napster). E lo stereo, quello ottenuto come regalo di maturità. Uno stereo al posto dell’opel tigra. Sì, strano baratto, ma vero. Mio padre, tra il serio e il faceto e il provocatorio, verso maggio: “Se prendi 60 ti regalo l’opel tigra”. Evidentemente non credeva alle mie capacità. Ma la versione di greco era facile, così quando seppe che avevo preso davvero 60, sbiancò. Ma era pur sempre mio padre. Lo tranquillizzai: “Non ti preoccupare, dell’Opel Tigra non me ne frega niente. Va bene se mi regali lo stereo Sony che ho già visto al Grande Migliore di via Regione Siciliana”. Insomma. Lo Stereo. E il primo disco dei Subsonica. Credo, a ragione, di essere stato il primo palermitano del pianeta ad ascoltarli. Ma quanta arroganza si spreca in quella città.  

 

Lo capii al Capodanno dopo. Nell’amara litania delle cose ci si può morire sai. In mezzo alla strada, via Principe di Belmonte (che vi dicevo?), appesi al citofono di tal “pinguino” (uno che all’epoca mi pareva davvero ganzo per il solo fatto che era stato un anno a Londra). Nell’aria delle note, gente che balla, così, per strada, tra birra e alcool e i diciotto gradi da maglietta finafina. Quasi quasi ho il vomito, quasi quasi esagero. E si balla, si balla, mentre già rombano i motori dell’aereo che mi porta dritto dritto in un’altra storia, che io mica me la credevo, questa cosa di Roma e tutto il resto. Il resto, sì, dodici metri quadri all’inizio, romanord, tanto verde e tanta benzina. Non credo ai miei sensi. Salta, salta, non fermarti. Un inverno che sale, un’amputazione da eseguire. Un leggero cappotto e dei guanti aperti sulle dita, marca upim. Freddo, grigio, sudore, tanto sudore. Sudore caldo, trasparente, come no. Eccomi qua. Non credo di poter spiegare ancora. Mi mancano le parole. Concerto in tv. Senza parole. Oggi, come allora.

 

  Le cose (la musica) vanno e vengono. Si perdono, anche. Nel caso: lasciati, finché si può, questo domani non verrà a cercarti// 

3 Replies to “Di chi disubbidirà: certo passato è un po’ più passato”

  1. continuo a stupirmi della bellezza della tua anima in controluce. fiera. davvero. joujou.

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