Questa storia – Alessandro Baricco
Pre-scriptum: trattasi di post lungo che parla di libri. Se volete, potete cambiare canale.
L’ho regalato lo scorso Natale, senza troppa soddisfazione in cambio, a dire il vero, non per il libro, chè un libro è sempre e tutto un libro, ma per il gesto, che è sempre e tutto un gesto (qualcosa è tornato indietro, dopo, ma leggermente dopo, fuori tempo, fuori posto, non ora, non qui), e ora, da pochi giorni, in un bookcrossing del tutto personale, ho finito di leggere questo libro, questa storia.
L’ho regalato lo scorso Natale, senza troppa soddisfazione in cambio, a dire il vero, non per il libro, chè un libro è sempre e tutto un libro, ma per il gesto, che è sempre e tutto un gesto (qualcosa è tornato indietro, dopo, ma leggermente dopo, fuori tempo, fuori posto, non ora, non qui), e ora, da pochi giorni, in un bookcrossing del tutto personale, ho finito di leggere questo libro, questa storia.
La storia di “Questa storia” è molto bella, poetica, romantica. Davvero, molto. Peccato sia finta. Finta. Nel senso che “questa storia non mi è nuova”, nel senso che c’è qualcosa che non quadra, che non torna, qualcosa -pur seppellito tra le pieghe di una scrittura, ed una tecnica, mirabile-. È finta. Una volta ho letto che gli scrittori non scrivono storie, ma si limitano a catturare quelle che, da qualche parte, già esistono, con nomi, cognomi, e tutto il resto. Solo, alcuni sono più bravi, e più veloci, di altri. Ma “Questa storia” è finta, non esiste. Come faccio a saperlo? Me l’ha detto Baricco stesso. Cioè, l’ha detto a tutti, nei ringraziamenti finali del libro. Ha svelato esattamente le fonti delle vicende, ha fatto addirittura i nomi dei suoi complici, ha spiegato quanto tempo circa ci ha messo (“tre anni, con ampie pause e facendo un sacco di altre cose, peraltro”: grazie della precisazione, essenziale). Ha svelato alcune parti reali e altre un po’ ‘masticate’ (“forse è il caso di chiarire, per i più avveduti e per i più curiosi, che in questo libro, come in tutti i miei libri peraltro, le informazioni sono quasi sempre corrette, o almeno cosi’ vorrebbero essere, ma convivono con alcune variazioni fantastiche che mi è piaciuto seminare qua e là…E poi: l’importante è capire che la storia in queste pagine, è un po’meno reale di quella che si vede su History Channel, ma molto di più di quella che si puo’ trovare in “Cent’anni di solitudine”: ammetto che leggere queste righe mi è servito tanto: grazie dei preziosi insegnamenti e per le lezioni di storia, questa storia). E tutto cio’ all’ultima pagina, all’ultimo tornante di quell’insieme di diciotto curve che è il tracciato del libro. Baricco ha rotto l’incantesimo. E per questo motivo è finto. Ha impedito a me, lettore, di perdermi e abbandonarmi, di sospendere tutto, di ingannarmi. E’ stato onesto (…). Ma io ad un libro non chiedo l’onestà, chiedo il dubbio, chiedo il potere di impadronirmi di palate di parole e farne ciò che più mi aggrada. Non ho bisogno di spiegazioni. Come in una canzone, voglio essere lasciato libero. Solo lì c’è l’arte, io credo. Per questo motivo, ho chiuso questa storia con fastidio. Il fastidio di un amante deluso che rilegge il passato (le 275 pagine precedenti) con altri occhi, altre lenti. E così: cosa rimane di questo lungo, ozioso, autoappagante esercizio di stile?
P.S. Alla fine, ma proprio alla fine, Baricco, dopo aver ringraziato il suo ‘fratello’ Procacci, e lo ‘sconosciuto’ ValentinoRossi, cui è dedicata tutta la velocità del libro (…), spiega che dalla prossima volta non scriverà più ringraziamenti. TFM consiglia: forse basta scrivere un’avvertenza, un post scriptum alla fine del libro, del tipo:
“Caro lettore, io non ti amo. Se ti amassi, riamato (e io, lettore, ti amo, se ti scelgo tra miliardi di opzioni impolverate e perse nel mondo) “non smaschererei mai i tuoi sogni: il più grande, e illogico, sei tu” (p.40 “Questa Storia”).
Che bella riflessione, TFM!
Hai tutta la mia solidarietà…
In questo periodo, per certi versi, anch’io sto guardando a cose passate con una nuova consapevolezza… e ammetto con disagio che non è gradevole.
è bello non esser soli in quella fase di -come dire- revisione 🙂