Antonellina, i reality e la Francia
Ieri ho visto un pezzo di “Il treno dei desideri”, condotto dalla bella&brava&tagliatella AntonellaClerici. L’innovativo programma (solo la Carrà, pare, non sia d’accordo, ma anche la DeFilippi, ma anche Corrado, buon’anima) è di un kitsch che fai veramente fatica a crederci. E Antonellina, da par suo, ci sguazza dentro che è una meraviglia, con tutta la leggerezza del nuovo ruolo che si è cucita addosso. E qui sta la ragione del suo successo (finora a pari merito con l’altro innovativo programma della concorrenza, la Corrida), probabilmente. Mentre spegnevo la tv (in onda c’era l’inviato Ascanio exDelGF, ma è solo una coincidenza, giuro) ho pensato ai reality francesi e alle rispettive conduttrici, asettiche e gelide come e più del banco surgelati del Carrefour. Ho pensato alla mia permanenza in Transalpe, e al fatto che davvero la televisione sia ormai lo specchio della società.
Da noi Antonellina, burrosa e partecipe e ridanciana, lì la conduttrice di un qualsiasi reality psicologico (quelli che vanno per la maggiore) capace di umiliare brutalmente una qualsiasi adolescente con problemi di alopeciae/o brufoli. Cioè, voglio dire, è vero, noi mediterranei (quelli veri) siamo caciaroni, chiassosi, eccessivi, pronti ad esaltarci e deprimerci per un nonnulla. E quando ci incontriamo per strada all’estero, può capitare che dopo cinque minuti ci troviamo a bere e mangiare e raccontarci le nostre vite assieme. In effetti il fatto di essere compagni di sventura in terra straniera ci agevola, cioè il motivo per cui ci lamentiamo è anche il motivo che ci avvicina e ci inorgoglisce, ma sta di fatto che io in un mese ho intavolato conversazioni estemporanee e casuali solo con stranieri o italiani come me. Un portoghese al supermercato, una friulana in lavanderia, meticci vari in giro (MarcelloChePeraStasera, fa’ come se non avessi letto). Gli unici francesi in grado di abbattere il muro del silenzio erano quelli che per un motivo o per un altro conoscevano l’italiano: studio, lavoro, ammirazione. Gli altri, i francesi tipici, no. Dice: la timidezza. No, non può essere solo quella, c’è anche dell’altro. Ci deve essere dell’altro che non sia riconducibile solo a pizzapizzamarescià, a ‘osolemio, mozzarella e la dolce vita. E’ qualcosa che a che fare con la rimozione della vergogna (niente cassonetti per strada), con la rimozione delle emozioni, soffocate dentro kilolitri di sincera ipocrisia travestita da buone maniere. Loro reprimono, e al resto ci penseranno poi, dopo, un giorno.
Un giorno: sto salendo le scale mobili della metro, da lontano vedo le porte della carrozza lì lì per chiudersi. Gran corsa, entro per un pelo, con lo zaino ancora lì mezzo incastrato, placcando però una signora ferma immobile davanti alla porta. Accenno un sorriso col fiatone, rivolto a lei e agli altri. In Italia o Spagna mi avrebbero fatto una standing ovation, come minimo, per lo scatto degno di un qualsiasi centometrista non-dopato. Qui niente, tutti automi. La signora, non si smuove di un millimetro: solo una smorfia di puro terrore sul viso. Il contatto con me.
Ecco, io quel terrore vorrei vederlo sparire, che in fin dei conti un sorriso, una pacca sulla spalla, un “buona vita” mezzo in spagnolo mezzo in portoghese mezzo in inglese, aiutano, eccome se aiutano, ché, almeno, un altro pezzo di questo tragitto infinito e a tratti intollerabile ce lo siamo alleggerito. O no?
Da noi Antonellina, burrosa e partecipe e ridanciana, lì la conduttrice di un qualsiasi reality psicologico (quelli che vanno per la maggiore) capace di umiliare brutalmente una qualsiasi adolescente con problemi di alopeciae/o brufoli. Cioè, voglio dire, è vero, noi mediterranei (quelli veri) siamo caciaroni, chiassosi, eccessivi, pronti ad esaltarci e deprimerci per un nonnulla. E quando ci incontriamo per strada all’estero, può capitare che dopo cinque minuti ci troviamo a bere e mangiare e raccontarci le nostre vite assieme. In effetti il fatto di essere compagni di sventura in terra straniera ci agevola, cioè il motivo per cui ci lamentiamo è anche il motivo che ci avvicina e ci inorgoglisce, ma sta di fatto che io in un mese ho intavolato conversazioni estemporanee e casuali solo con stranieri o italiani come me. Un portoghese al supermercato, una friulana in lavanderia, meticci vari in giro (MarcelloChePeraStasera, fa’ come se non avessi letto). Gli unici francesi in grado di abbattere il muro del silenzio erano quelli che per un motivo o per un altro conoscevano l’italiano: studio, lavoro, ammirazione. Gli altri, i francesi tipici, no. Dice: la timidezza. No, non può essere solo quella, c’è anche dell’altro. Ci deve essere dell’altro che non sia riconducibile solo a pizzapizzamarescià, a ‘osolemio, mozzarella e la dolce vita. E’ qualcosa che a che fare con la rimozione della vergogna (niente cassonetti per strada), con la rimozione delle emozioni, soffocate dentro kilolitri di sincera ipocrisia travestita da buone maniere. Loro reprimono, e al resto ci penseranno poi, dopo, un giorno.
Un giorno: sto salendo le scale mobili della metro, da lontano vedo le porte della carrozza lì lì per chiudersi. Gran corsa, entro per un pelo, con lo zaino ancora lì mezzo incastrato, placcando però una signora ferma immobile davanti alla porta. Accenno un sorriso col fiatone, rivolto a lei e agli altri. In Italia o Spagna mi avrebbero fatto una standing ovation, come minimo, per lo scatto degno di un qualsiasi centometrista non-dopato. Qui niente, tutti automi. La signora, non si smuove di un millimetro: solo una smorfia di puro terrore sul viso. Il contatto con me.
Ecco, io quel terrore vorrei vederlo sparire, che in fin dei conti un sorriso, una pacca sulla spalla, un “buona vita” mezzo in spagnolo mezzo in portoghese mezzo in inglese, aiutano, eccome se aiutano, ché, almeno, un altro pezzo di questo tragitto infinito e a tratti intollerabile ce lo siamo alleggerito. O no?
alle catene non ci si può sottrarre…ma che sia chiaro…mi vendicherò prima o poi :-PpP
visita
http://www.rotatorie.splinder.com
cara ob: a onor del vero dovresti prendertela con lucanellarete, e poi con chi ha coinvolto anche lui…e poi ancora ancora più su. Ma mi sa che sono troppi. Dai non volermene 🙂
Hanno paura, ma allo stesso tempo segretamente anelano ad essere come noi, non ci riescono e si ubriacano ; ) Almeno è così in Svezia (paese che adoro come sai!)
Soggetti davvero strani (ma anche da noi sta prendendo piede questo attonito modo di fare).