Un autunno tutto d’oro


Come Bruce Willis in quella pubblicità
con una bella ragazza che non le manda certo a dire (“Ma signor Willis VENGA VENGA che qui di FIBRA ce n’è!”), ho fatto un salto tecnologico che forse non mi farà entrare nella fsociety di Elliott Alderson ma di sicuro mi sta già regalando molte gioie. Scivolando tra i nuovi canali del nuovo decoder del nuovo bouquet ho trovato BBC Entertainment, la cui promessa è: “The best and most innovative drama, comedy and light entertainment programming”. Preso da un’infantile euforia ho cominciato a guardare il palinsesto da qui a domenica prossima e non mi sono calmato nemmeno quando ho capito che si tratta di un sorta di best-of di flusso con serie e programmi tipo Weakest Link (poco male, mi farò bastare la loro meravigliosa parlata, specie se usata da quello che una volta si chiamava proletariato). Poi, però, ho messo su Raiuno. Tale e quale Show, quinta stagione.

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Quando ho riaperto gli occhi credo di aver visto Loretta Goggi con in mano un fazzoletto (aveva pianto, stava piangendo, avrà pianto?), o forse no, di sicuro aveva qualcosa di strano sul viso, Carlo Conti parlava ma come al solito io non lo ascoltavo, stavolta preso dalla figura goggiana: qualcosa di strano, che non mi quadrava. E cioè: Tale e quale show, il programma di intrattenimento di punta della tv italiana (il migliore dell’ultimo quadriennio? Di sempre?), con le maestranze tiburtine e tuscolane sugli altari, capaci di rendere Pamela Camassa una *cosa* che per una sera può pure stare sul palcoscenico senza farci vergognare, ecco: peggio di così non poteva ripartire. E no, non siamo noi, Carlo, sei tu, Carlo, sei tu.

L’enorme consenso di cui gode Carlo Conti tra le élites rivegauchistes in disarmo continua ad albergare nel mio animo come fonte di insana disperazione. Un conduttore perfetto per impilare preserali tutti uguali tranne il colore della camicia (Va beenee!) che improvvisamente si trova tra le mani Sanremo, a vendercelo come il “migliore dei nostri migliori anni” e a far fare il giro alla parola democristiano. Ci vuole del talento, già. Oppure solo una pessima memoria negli occhi di chi guarda. Curriculum netto, a scalare: un Festival spudoratamente piluccato dagli avanzi di Fazio e Bonolis e poi incartato con una normalità in perenne offerta speciale; una lista infinita di varietà che non riescono mai ad evolversi e infine chiudono per disidratazione (“Ma no, stiamo solo facendo riposare il format”), fino a Tale e quale, che resterà a lungo in griglia ma oggi mostra una corda mai così tirata. Dice: ma lui vuole essere così, non raccoglie gli assist, continua a cincischiare a centrocampo, non cambia gli schemi (Cirilli x Insegno + Friscia =  fate voi). Non vuole rinnovarsi, e dunque sceglie esattamente di proporre ogni anno le stesse canzoni (“Dai una spolverata al vestito di Antonella Ruggiero e rifacciamo Vacanze Romane parapara, sennò poi ci dicono che costiamo troppo e ci chiudono”). Come quella zuppa che si prepara nell’Est Europa lasciandola sui fornelli a fuoco lento tutto il santo giorno, così è sempre né troppo calda né troppo fredda e pronta da servire. Tanto poi sopra il 20% ci finiscono lo stesso. Dice: hai appena descritto la tv italiana, fanno tutti così. Non proprio.

Shal

Fare buona televisione è facilissimo, ci vogliono: una visione del mondo in generale e di quello televisivo in particolare, delle idee e il rispetto per il pubblico. Stop. Prendete questi tre elementi e applicateli alla tv che ci circonda. Alla schermata Magnolia, il primo risultato che compare in sovrimpressione, esatto, è Pechino Express (il miglior programma dell’ultimo quadriennio? Di sempre?), che sale nei consensi qualiquantitativi non per diritto divino ma perché  dietro c’è un lavoro enorme e non si vede. Sembra tutto facile, a Pechino: il cast molto azzeccato (quest’anno al livello della prima edizione); uno sviluppo che gioca con i codici della reality television (gli sgami, le antipatie) scalando di marcia un attimo prima di esagerare, e tornando al suo core-concept, ovvero l’adventure game; il procedere per accumulo fino a toccare vertici di giustezza-totale (facile con i finali di stagione, ma provate voi a portare a casa l’ultimo quarto d’ora della terza puntata, quando il figlio dei due cantanti prende la parola e i colpi di scena si susseguono come fuochi d’artificio infiniti); il saper prendere le idee del format originale (il passeggero misterioso, già visto in Francia) e adattarle perfettamente a modo nostro dando nuova linfa al tutto, come nel caso della staffetta Magalli-Della Gherardesca che riesce ad annullare il peso dell’eccessiva durata. Di Pechino ce n’è uno, tutti gli altri son purtroppo. E di là, come stanno?

VELINE

Quest’anno a Mediaset sono partiti in questa super crociata (#skymerda) che sa di cieca vendetta tarantiniana per cose che vanno al di là della semplice competizione. Come in tutte le cieche vendette volano cazzotti e fendenti ma anche clamorosi harakiri (le tv tedesche e svizzere che fottono #solopremium) o la fissazione di levarsi dal bouquet di Sky con relativi annunci non-petiti ma d’urso-manifesti (“I nostri ascolti sono addirittura saliti, segno che il pubblico #premium è con noi”). Calma, ragazzi, calma. Io, se fossi il capo, userei tutta ‘sta foga per dedicarmi al contenuto, ma si sa, io a) non sono il capo e b) vivo in un paese fuorimoda che sostiene il diritto alla disconnessione dall’Internet per i lavoratori nel weekend (io lo estenderei anche al tempo libero, ma questa è un’altra storia). Piuttosto, per l’autunno tutto d’oro che si avvicina non mi dite che pensate di cavarvela così, con il Grande Fratello Vip o con il “documentario” su Fedez (che tra l’altro è di #sky, #FAILSUPERPREMIUM). Po’ pochino, ne converrete. Datevi da fare. Noi siamo pronti a sorprenderci. Ad ogni modo, spero per voi che abbiate provveduto a fare una #PolizzaVitaPremium su Donna Francisca, Angustias, Calvario e tutti gli altri. No perché, forse non ve l’hanno detto, ma le cose belle, nella vita, prima o poi finiscono e quando succederà, ricordate che abbiamo un conto in sospeso io e voi: mesi fa scrivevo che a mio avviso il Segreto non fosse abbastanza valorizzato da Mediaset. Suggerivo, ricorderete, di mandare l’intero cast sull’Isola per degli intrecci vero-fiction da favola. In cambio, mi accontentavo di una scritta in sovrimpressione: DA UN’IDEA DI e poi il mio nome. Così, giusto per fare contenti mio padre e mia madre. Qualche giorno fa ho letto che forse al Grande Fratello Vip potrebbero esserci, come si chiamano, Pachito e Cichita. Nel caso, mi raccomando.

In tutto questo il sito video.mediaset non ha mai funzionato così bene, specie per noi cittadini del mondo cresciuti a pane e Schengen prima di sentirci dire che era solo uno scherzo di pessimo gusto. Tv del giorno dopo, catalogo, vecchi programmi, tutto molto accessibile e veloce. Delle due l’una, o dentro Mediaset agisce una cellula di #sky sotto copertura che approfitta della distrazione dei vertici per gettare discredito sulla notoria fama di antipatici dei colognomonzesi, o semplicemente hanno capito che sull’Internet, se davvero si vuole, le cose si trovano, e allora tanto vale. Su Raireplay invece siamo ancora con le macchine a manovella e continuano a neutralizzare noi della circoscrizione Estero con delle sovietiche scritte TU QUI NON PUOI ENTRARE impedendoci, pensano loro, di poter guardare Miriam Leone struccata o persino il disimpegno napoletano di Amadeus. Campo Dall’Orto, meno male che eri anche tu della Mtv generation, veramente. Che delusione. Hai solo un modo per riscattarti: resuscitare TRL Total Request Live con Giorgia Surina e Marco Maccarini e risollevare la disgraziata fascia post-prandiale di Raiuno. Fino ad allora, tutta la vita Gubitosi. 

 

7 Replies to “Un autunno tutto d’oro”

  1. Sono un po’ fuori dalle questioni “televisive” ma conto di aggiornarmi quanto prima. “Pechino express” e “Tale e quale” sono gli unici due programmi che ho seguito l ‘anno scorso – quest’anno ancora sono a zero. Mi fido della tua recensione comunque..

  2. Ohhh! Bentornato!
    TRL è una tua fissazione da sempre e lo sappiamo, ma a Raiuno nel pomeriggio parlano solo di delitti e star vecchie.

  3. ah. finalmente. in genere guardo la tele in precena, mentre “taglioajulienneleverdure,affettoprosciuto,sbiancoverdure” ho imparato che se lascio sul canale100 di #sky mi passa il nastro fisso e posso anche ricordare qualcosa. maicosìnoiosalatele.

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