Il futuro è una terra straniera
Quindi ci aspetta questo. Teatri e cinema attrezzati con postazioni per live-twittare lo spettacolo o il film in scena in quel momento. Siccome non bastava quella gran iattura della social television. Scuoto. Moltissimo. La. Testa.
Un teatro americano, il Guthrie Theater di Minneapolis, ha da poco lanciato un’offerta diciamo imperdibile: dei posti in balconata (“ma non disturbano gli altri spettatori”) da cui twittare liberamente impressioni e interagire liberamente con gli altri. Dibattito. Durante. Ma perché?
I primi tweet (“The show is about to start!” “The show is beautifully weird!”) mostrano chiaramente la riuscita dell’esperimento. D’altronde, perché alzare gli occhi al cielo quando li si può abbassare allo schermetto dello smartphone? (Godard tappati le orecchie e gli occhi, tu non ne vuoi sapere niente).
(via)
Ah che bellezza! L’altro giorno, a teatro, sono stata torturata da una vicina che, nell’ordine, ha: ricevuto almeno 3 chiamate (ok, aveva tolto la suoneria ma… la gente lo sa che la vibrazione straccia i maroni almeno tanto quanto!? no.), scritto un paio di messaggi, aggiornato lo status di facebook e poi scattato un paio di foto da postare in diretta, che magari la gente al solo status non ci credeva. E mi sono chiesta ma perché?! è così bello infilarsi in un non luogo per un’oretta e rendersi irreperibili al mondo intero! Ora però leggo “I primi tweet” e capisco che devo smetterla con questi romanticismi.