Il sale, il pane, lo sfincione

Raccontare Palermo è facile. La città offre molteplici spunti di discussione, di riflessione, di polemica. Polemica, soprattutto. Se vuoi comincio, ma se comincio non la finisco più.

 

Per raccontare Palermo, ad esempio, si può cominciare dalla strada. La strada, i rumori, il traffico, le marmitte, il cibo. Tempo fa alcuni amici che erano stati a Palermo non mi dissero, come fanno quasi tutti, Ah Che Bella Città Non Me L’Aspettavo Così Bella. Non mi dissero, come fanno quasi tutti, Ah Che Buoni I Dolci La Cassata E I Cannoli Mangiati A Palermo Sono Un’Altra Cosa. No. Mi chiesero: Scusa ma perché a Palermo ai semafori vendono il sale? Io, che per tutta una vita ero cresciuto con gli ambulanti che bussavano ai finestrini abbanniando TRE PACCHI DI SALE MILLE LIRE, non mi ero mai posto il problema. Scrollai le spalle e risposi: E si vede che il Sale di Palermo è più buono.

 

Tre pacchi di sale mille lire. Mi è tornato in mente ieri, mentre camminavo sul marciapiede che da via Aquileia porta a viale Lazio, e ho visto un signore che trafficava su un’APE parcheggiata in doppia fila e carica di pacchi di sale. Il signore ne ha presi una decina e poi si è infilato tra le macchine incolonnate offrendoli ai guidatori. Ma non urlava, come ai miei tempi. No. Ai miei tempi era Tre pacchi di sale mille lire. Chissà oggi. Avrei voluto avvicinarmi e chiederglielo, ma ero troppo preso da un interrogativo che rimbombava nella mia testa: Già, perché negli altri posti del mondo al semaforo si vendono i fazzoletti e qui invece il Sale?

 

C’è poco da fare, il pane del posto di dove siamo nati e cresciuti è più buono. Non importa dove siamo e saremo stati, quello è il pane. Almeno, per noi vere genti di meridione è così. Gli altri non so e non lo voglio sapere. Il pane. Se mai verrai in visita a Palermo un giorno che è festa di Santi e Santuzze e tutto è chiuso e in giro non c’è nessuno che sono tutti a casa a mangiare, sappi una cosa: il pane a Palermo non manca mai. Non ti stupire dunque se imbocchi un qualsiasi viale o vialone e trovi una macchina, possibilmente una Renò 4, col cofano di dietro spalancato e decine, centinaia di FILONI di pane che sbucano dal portabagagli. Quello è il pane più buono del mondo. Sì, il pane del giorno di festa venduto in mezzo alla strada con le macchine che passano.

 

E ora ti porto nei pressi di una cosa che si chiama sfincione. Forse ne hai sentito parlare, forse no. Foto non te ne mostro. Non rende bene. Come molte delle foto delle cose che si mangiano. Lo sfincione è una cosa semplice che vive di qui e ora. Arrivi, ne prendi un pezzo, lo mangi e te ne vai. Come dici? Ti sembra un po’ esagerato venire a Palermo solo per mangiare lo sfincione? Quante cose non sai. Nessuno può dire di aver realmente vissuto se prima non ha mangiato lo sfincione. Già. Se ci tieni a saperlo, ti dico che lo sfincione per me è pomeriggi di primavera, seduto a fare i compiti, mentre da lontano arrivano echi familiari: Chistu è ‘u sfinciuni, chi ciavuru. Il carretto passava e quell’uomo gridava SFINCIONE. Le madri di famiglia si affacciavano, buttavano il panierino e consavano la merenda per i bambini. Oppure scendevano dal signore che vendeva lo sfincione, pagavano e quello ricominciava i suoi giri. Io credevo che il signore che vendeva lo sfincione col carretto era sempre lo stesso che si girava la città vendendo sfincioni e urlando al megafono Chistu è ‘u sfinciuni. Un giorno scoprii l’amara verità, e cioè che il signore che vendeva lo sfincione non era uno solo, ma cento, mille, tanti. E che il jingle era sempre lo stesso, una specie di franchising dello sfincione, registrato su un nastro sparato a tutto volume. Come l’arrotino, solo che l’arrotino fa altre cose. Ci rimasi male, troppo male. Non la volevo la verità. Io volevo solo continuare a pensare che il signore che vendeva lo sfincione si faceva tutta la città col suo carretto e ogni tanto passava sotto casa mia, mentre facevo i compiti, e gridava Chistu è ‘u sfinciuni, chi ciavuru.

18 Replies to “Il sale, il pane, lo sfincione”

  1. è vero. il pane. quando prendo i treni verso il sud, la prima cosa a cui penso. il pane, poi la mozzarella. è come uno stato della mente, non solo un fatto di mangiare.
    ah, io u sfinciuni non l’ho ancora mai. rimedierò.

  2. Nca peicciò vieni impaliemmo e manco ti fa sentiri…
    in realtà circa il 90% dello sincrone venduto con le api e la cantilena da te descritta è sfornato da una botteguccia dietro la cattedrale da cui tutti i venditori si riforniscono (e dove di notte e notte i gggiovani si comprano lo sfincionello cavuru) quindi in realtà è una specie di franchising nel senso che lo sfincionello è sempre più o meno uguale perché probabilmente sfornato dallo stesso forno.

  3. Anch’io quando ho scoperto che era un nastro registrato ci sono rimasta male, ma quando passa verso le 11 per me resta poesia!
    Chistu e’ u sfinciuni ra bellumia…. Chi ciavuruuuu!!!

  4. Potresti scrivere una lonely planet Palermo City, non sarebbe male!

    Una sola cosa… per noi forestieri… ci vuoi dire o no che minchia è ‘u sfinciuni???

  5. Io l’ho visto il ragazzo che ogni notte, dietro la Cattedrale, sminuzza le cipolle della conza ru sfinciuni. Quella sera aveva in mano un coltello da cucina e tagliava e tagliava e tagliava senza versare neanche una lacrima. Indossava una maglietta verde; sulla spalla destra aveva una mappina a quadri mentre sulla sinistra, intanto, si arrampicava un gatto.

  6. @vlao- trattasi di pizza rustica, soffice, alta e a taglio farcita con un sugo composto da salsa di pomodoro, cipolla, mollica, caciocavallo, acciuga e, solo per veri gourmet, carciofi.

    PS nella mia blasonata famiglia vantiamo avi nel settore.

  7. Mi sa che non ho assaggiato lo sfincione originale… Devo rimediare, voglio provare la versione palermitana (e sogno un giorno in cui mi ci porti tu, dal cosiddetto “sfincionaro”). Poi questo post mi ricorda un po’ un libro che mi regalasti, “Palermo è una cipolla” (quando i Contromano Laterza si potevano ancora leggere) e mi unisco a chi ti ha chiesto una Lonely Planet-Palermo version. In caso, pago. 😉

  8. Grazie Heleonor… adesso ho una visione più chiara… non dovrebbe essere male…

    Quest’estate a Trapani sono rimasto folgorato dagli Iris (mi pare si chiamino così)… quelle pallottole fritte super ripiende di ragu… e dal pane cunzato… ma anche questo sfinciuni mi intriga!

  9. arrivare a palermo e immediatamente aver foglia di raccogliere il sesamo dalla crosta del pane. u sfinciuni mi piace, ma il pane cunzato dippiù.

  10. Accidenti a te TFM, io vivevo nella mia beata ignoranza fino a cinque minuti fa e adesso so che esiste un’altra cosa PANOSA e goduriosa al mondo (di’ quello che vuoi ma pure in foto fa la sua porca figura) che devo assolutamente scofanarmi prima o dopo… anche se temo che, per meri motivi geografici, per ora dovrò accontentarmi del fai da te. SBAV

  11. Questo post mi ha ricordato la mia vacanza in Sicilia e quando sono stata alla Focacceria San Francesco…mmmh che gustosi ricordi!!
    Però u’ finciuni mi manca!!!

  12. Si girava tutta Palermo??? E che pensavi che era, Babbo Sfincione??

  13. *Viola: il mangiare per parlare delle altre cose

    *Michele: dai una riconciliazione al me decenne

    *Heleonor: da me non passa più. Complimenti per gli avi

    *Vlao: ci penso

    *Simona: bella scena, grazie

    *adedip: pensa che io andai a Palermo e non ne mangiai manco un pezzo

    *Valu: ok, prossima volta Palermo tutti assieme (ma non l’anno prossimo, l’anno prossimo altro mare)

    *Silvia: brava, il pane cunzato non è per tutti

    *Poggy: quando vai a Palermo fai un fischio che ti diamo gli indirizzi

    *Iaia: devi recuperare, per forza

    *Stiui: sì

    *Yet: tanti auguri anche a te

    *Falloppio: il destino di noi emigranti

  14. Tutto bello salvo che se si accorgono che sei turista ti fanno pagare lo sfincione come un’intero prosciutto toscano. Solo che poi i toscani non la mandano a dire 😉

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