Lasciarsi un giorno, Roma: it’s time for moving on

La verità è che ero stufo di sentirmi un reduce. Un reduce in quella casa, io, quello che c’era sempre stato, che tutto sapeva. Stufo di pensare ai vecchi coinquilini, a tutti i pazzi con cui avevo condiviso cessi, sbornie e notti insonni, io che ero rimasto malgrado avessi vissuto a lungo altrove, che già due volte avevo provato ad andarmene, ma che poi ero tornato. Stufo di vivere come un ventenne io che ventenne non sono più, stufo di conoscere a memoria tutti gli scaffali di tutti i supermercati di tutte le tiburtine e non solo.

 

E poi ero stufo di sentirmi un reduce in questa città. Stufo di pensare ai vecchi amici che erano venuti pensando chissà cosa e poi erano tornati a meridione, di vedere quelli che erano andati via, fuori, e poi erano tornati con lo sguardo triste. Stufo di girare a vuoto, di fare sempre gli stessi percorsi, le stesse strade, di sapere che dietro l’angolo c’era qualcosa che conoscevo alla perfezione. Roma.

Mi ha accolto dieci anni fa. Mi ha detto cose non sapevo, ha risposto a due o tre domande fondamentali, mi ha insegnato a non prendermi troppo sul serio, a smussare la mia eterna polemica, mi ha spiegato che era possibile prenderla più lenta, e a farla finita con quel piglio rigido fatto di asserzioni e principi, mi ha spiegato che dovevo dimenticarmi di tutto, che essere cresciuto in mezzo alle bombe e alle mafie, in un posto disgraziato, non mi dava alcuna superiorità morale su nessuno, che invece del bianco e del nero in mezzo potevano starci anche gli ahò, i caffè al vetro, la pizza a taglio mangi qua o porti via?, la metro b puzzolente e putribonda, il mare di ostia e fregene, il gelato più buono del mondo scoperto cinque minuti di andarmene, pezzi insostituibili della mia vita incontrati per caso quel primo giorno di università quando arrivai in ritardo che c’era un solo posto vuoto, le camminate dal colosseo a piazza venezia e viceversa, i giri in motorino sempre dietro, piazzale ungheria, i parioli, la cassia e i supermercati con le signore snob, le trans e i maurizi aielli di un posto al sole, tutto il bene e l’amore che ho dato e indietro è tornato, le stazioni e gli aeroporti e i saliscendi, il blog e il quartiere monti, l’università e la fatica, quel marzo del duethousandquattro, le dormite al volante, gente che si è maritata e sta sgravando, pantelleria monterotondo ciampino i castelli, le puglie le calabrie e tutte le diaspore che nessuno ha mai raccontato che solo noi lo sappiamo, le litigate per strada, le manifestazioni del 2003 quando credevamo che nulla potesse essere peggio, la targa di d’antona a via salaria, la notizia di marco biagi mentre aspettavo l’autobus a via paisiello, e ancora più su carlo giuliani e l’undici settembre, e poi giù, la prima tiburtina arredamento binacci, l’invasione delle blatte, la fatica e la fatica di questa città, la decisione di andare a milano mentre i last shadow puppets mi avvertivano che sirene, erano solo sirene, furio camillo e la seconda tiburtina, i cornetti di notte, certe telefonate nel bel mezzo dell’imprevisto, e i colloqui di lavoro, e i lavori, quelli non pagati e quelli pagati ma sempre dopo troppo dopo, le promesse e i pranzi di dieci euro, il mio capo quello che ha vinto i telegatti, le canzoni cantate e quelle ballate, comunque a squarciagola, le corse a villa torlonia e al parco sotto casa e in mezzo alla strada e ovunque ci fosse, e quella sensazione di mai quiete, tutto quello che sono stato e non tornerà, gli addii che non c’è stato il tempo, gli abbracci che non ho dato, chi c’è stato e chi invece ci sarà, pezzi di quel che c’era e che sto lasciando, e tutto quello che adesso, adesso non riesco nemmeno a dire.

 

Chiudo la porta alle mie spalle, non sento niente non provo niente, scendo le scale, mi pare di muovermi al rallentatore, il sole è alto e fa caldo, apro la portiera della macchina, sistemo il sedile, mi volto un’ultima volta, immagini veloci velocissime, dieci anni esatti, finisce qua finisce così, metto in moto, il semaforo è verde, ora giro a destra, poi a sinistra e poi ancora dritto. Sempre dritto, non posso sbagliare: 1439 km, che ci vuole, Parigi.

55 Replies to “Lasciarsi un giorno, Roma: it’s time for moving on”

  1. Anch'io mi sono commossa!!!
    Ti leggo sempre e sono una tua old (in tutti i sensi!) fan!!! Mi sembra di conoscerti , ti voglio bene e sei veramente veramente in gamba!!!
    Ti auguro ogni bene possibile e tutto quello che desideri e……. non ci lasciare!!!!
    Maria Luisa Fabbri

  2. Ecco, adesso quasi mi immalinconisco, io che a Roma avrò passato sì e no due settimane della mia vita (facciamo tre, va'). Però anche benvenuto a TFM: Villa Lumiera editon :DDD

    Poggy sloggata

  3. Uno è per dirti che, vaffanculo tieffemme, che ti avevo appena conosciuto e te ne sei andato.
    Due è per dirti che il tibburtino boy l'altra sera ha detto: "ma ai francesi non bastava la gioconda? si dovevano prendere pure tieffemme?".
    Tre è perché insomma, magari è strano, però ci manchi già.
    Quattro è perché adesso hai davanti Parigi,
    e che ci vuole Parigi?
    :*
    maria

  4. anche io mi sono commossa!
     bon voyage petit.
    ti verremo a trovare a parigi!
    (era nell'aria da un po' questo salto, eh)

  5. Ho la lacrimuccia.
    Welcome to Nord Europa, ci vediamo presto Tieffemmi'!

  6. In bocca al lupo, TFM.

    Questo post mi ricorda sensazioni che io ho provato un paio di anni fa, uguali uguali…

    … sono che, nel mio caso, l'ultima parola non è stata Parigi, ma Francoforte… 😉

    (e se vuoi venire a trovarmi, col Tegevè son solo 3 ore e mezza!)

  7. Alors, bonne chance!
    Non penso che questa Roma così incasinata ti mancherà. E in fondo poi, 1439 km non son tanti. Puoi sempre tornare a trovarla ogni tanto.

    Damiano

  8. Alla fine ce l'hai fatta ad evitare milano… N. fai il bravo in terra di Francia, eh! un abbraccio

  9. *Clem&Yet: grazie mille, anche se in realtà sono già arrivato. Non avevo avuto il tempo di scriverlo prima, con tutti i casini

    *Valu: donciù craiiii! Guarda che torno presto, eh, devo riprendermi i libri che sennò Andy mi scancella da Facebook 🙂

    *MariaLuisa: grazie, sei sempre molto affettuosa. No, no, resto qua, non cambia praticamente rien.

    *Poggy: esatto, illimited edition speriamo 🙂

    *Maria: vaffanculo a voi! Eravamo vicini di tiburtina e non lo sapevamo! Sempre così le cose migliori sotto gli occhi e manco le vedi. P.s. LoL per la battuta di amico juventino

    *Pattie: tu l'avevi capito da mo' 🙂

    *Worm: ahah ne ho bisogno sì

    *10: ah sì, belgicca (è belgicca?) è vicina

    *Paco: grazie, di cuore. Ci sto per il rendez-vous nel cuore di Europa (civile)

    *Jun: mi raccomando, ti ho lasciato le chiavi della Tiburtina Alta, ora sta a te!

    *Damiano: no, non credo mi mancherà per un po' 😉

  10. Sigh, anch'io mi sono commuovuta… come la conosco, quella sensazione lì.. buon viaggio e buona vita e checché se ne dica, Vive la france, liberté, egalité, fraternité, la vie en rose!
    Ellebì

  11. *Fran: grazie, non li conoscevo. Ora sì 🙂

    *Morgania: Milano per ora non è nel mio destino. Un abbraccio a te

    *Pampero: crepi, grazie!

  12. Sì, avevo intuito non stessi scrivendo dal fòno mentre guidavi 😛
    Clem

  13. Ei tfm, un abbraccio e buona fortuna. Sarà un successo.

    aldf

  14. Parigi è facile, e ti aiuta a rispondere ad altre domande.
    Merde alors!
    G

  15. Bello mio!! I pianti a singhiozzo proprio!! Mado’ siamo a un’ora e in quarto di distanza, possiamo fare i pranzi della domenica insieme!! Tanti auguri, ti vogliamo bi’!!

    Iob

  16. Sisi, #10 ero io!!!

    ci vediamo a belgicca, la domenica a pranzo da Iob! 

    Io porto il vino!!!

    Playmobil

  17. ma 'ndo vai???? tanto sempre qua sotto hai da tornà!
    stiui

  18. Auguri Tieffè, io sono contento per te a prescindere.
    E a quei pranzi della domenica ci voglio venire anche iooo!

  19. quello che hai scritto  è bellissimo e angoscioso allo stesso tempo, mi ha fatto ripensare a tutto quello che ho laciato indietro io o che non c'è più dove sono stata.
    comunque, vita nuova, benvenuto in francia! ma tu sei sicuro dei francesi? che io devo ancora capirli, sarà che dove lavoro si è installata una colonia di tedeschi e ho una visione un pò filtrata, gli italiani qua non arrivano proprio a parte la sottoscritta..
    bonne chance et  à bientôt!
    stefania
    p.s. e poi come fanno a essere così magri con tutte ste cavolo di boulangeries burrose? i miei dubbi del martedì sera su dove sono finita..

  20. abbello!
    buon viaggio e in bocca al lupo.
    grazie di questo blog,
    mi/ci fai emozionare.

    ^^

    #3

  21. Bella TFM!
    Ma ci hai compresi, noi, tuoi lettori medesimi, nel bagaglio che ti stai portando dietro? Perchè noi tipo zavorra non ti lasciamo!
    E visto che stasera c'è X Factor, io, già contagiata dal serale imminente, ti dico che con questo post "mi sei arrivato"! 😉
     
    V7days

  22. miiiii così lontano te ne vai tieffemmuzzo?
    però non vale, già ci hanno rubato l'europeo del 2000, ora gli orridi cugini devono rubarci anche te? 🙂
    in bocca al lupo per tutto!

    p.s.guai a te però se d'ora in poi osi rinnegare Roma, che io sono carampana e talebana sull'amore per la capitale

  23. Probabilmente ci saranno troppi commenti e non risponderai al mio, ma fà niente…

    Sono arrivato a roma dalla terra "dei vespri e degli aranci", proprio come te…

    sono oramai 6 anni che sento ahò, caffè in vetro, pizza a taglio "mangi qua o porti via?" (ps LA PIZZA SOLO ROSSA??? NE VOGLIAMO PARLARE?!?)…

    Mi sono laureato, cerco lavoro, invio curriculA (ebbene sì, uno dei pochi ad usare il neutro plurale…) anche fuori Roma. E' un pò che penso se mai me ne andrò e cose eventualmente lascerò alle mie spalle…beh avendo pensato esattamente quello che hai pensato tu, non posso che augurarti un gran bel viaggio…anzi….un gran bell'arrivo..

    bella!! (come si direbbe qua a roma…)

    Marco

  24. …il pezzo insostituibile (e che pezzo…!) si arruginisce, se piange. e poi cigola…
    mi consola il fatto che parigi ti meriti.
     pienamente.

    gniiiiiiiiiii (cigolìo)

    joujou, al suo pezzo insostituibile. e raro.

  25. oh tieffemmino, vabbè che ultimamente io sono piattola (per dirti, magone industriale per la Chiara Noschese che canta The Winner Takes it All in Mamma Mia, italian version) ma questo post mi hai fatto commuovere un bel po' 

    Te possino !

    palbi

  26. Buona Parigi, ToutFaisMedia! e come dico sempre.. courage!
    W.

  27. *Clem: 🙂

    *Pattie: isì ge suì

    *Aldf: vada comunque

    *G: sperèm

    *Luca: grazie, davvero

    *Tubbie: sì i pranzi della domenica! Io vengo a BELGIO eh, contateci, ma pure voi quando volete. VOGLIAMOLO tutti assieme

    *Darth: 🙂

    *Play: io il dolce allora

    *Stiui: torno per riempirti di mazzate che te ne parti solo per non farmi vedere che sei anche tu un romanticone

    *Mas: grazie per l'a prescindere, davvero. Se passi di qua, poi ci andiamo assieme a Belgio. Vogliamolo! facciamolo!

    *Stefania: sono abbastanza sicuro, avevo fatto diciamo dei sopralluoghi. non sono stronzi come appaiono, a volte anche di più però 🙂

    *3: il mio unico obiettivo è ARRIVARVI (crepi)

    *V7: sìsì vi ho dovuto comprimere, ma ci state, certo

    *Blonde: anche io, davvero. Nessuna scamorza alla brace sarà più la stessa 🙂

    *Grace: no non posso rinnegarla giannevah, tornerò tante di quelle volte

    *Marco: vero, anche io ebbi lo shock della pizza solo rossa senza manco una mozzarellina. Comunque grazie anche a te.

    *Prof: sìsì sempre qua sto

    *Bellerofonte: glielo dico, a Parigi

    *Jou: ti abbraccio, mia vicina di banco all'università, e guai a te se cigoli

    *Palbi: è questione di emigranza 😀

    *Ott: ah sì, uscito? Manda! Manda!

    *W: merci

    *Virgh: dai lascia perdere mamma li turchi e vieni qua a insegnarmi il francese che ho fretta!

  28. Buon viaggio!!
    e..buon inizio di una nuova vita parigina 🙂

    Terri

  29. evviva evviva si mangia!

    spero ci sia qualcuno che cucini!

    espè!

  30. *Virgh: manco l'Iva mi abboni?

    *Noisette: crepi

    *Terri: grazie

    *Espé: ahhh non guardare me, lo sai che io manco la pastà

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