Tornando a casa, questo gate è un corridoio

seven up orangina seven up orangina seven up it’s a london nambah seven up orangina seven up sir excuse me sir sir! Mi sveglio. Sono intontito. Lo steward mi guarda. Che ci fa Desmond vestito da steward?
-Prende qualcosa, sir?
Lo guardo meglio. No, non è Desmond.
-Grazie no, grazie non voglio nien-
-Si ricordi che ha un buono da 4,50 euro da spendere con noi, sir
Ah già, il buono.

Flashback.
17:54. Guardo l’orologio. Oh, certo che il tempo vola proprio vola nei negozi di dischi che hanno il retro grande come una piazza, la piazza più grande del mondo.
Berlino, quartiere Kreuzberg. Mai visti tanti vinili in vita mia. Specie negli anni zero. Il dj mette i dischi. C’è un cane. Una ragazza con il piercing sul labbro. Si portano ancora, qui. O forse sono già tornati di moda. Un punkabbestia ha deciso di comprare un mouse pad dei kraftwerk. Ci vorrebbero delle ore, per spulciare tutto quanto. Uno dei Nouvelle vague ha fatto ricantare alcune hit degli anni ’90 a varia gente. Non lo sapevo. Sì ma 18 euro. Ci vorrebbero delle ore. I nerd sono tutti ordinati con le cuffie davanti ai vinili. C’è gente felice, qua dentro.

Ma rimangono sempre le 17:54. C’è da prendere un aereo, nonostante e d’accordo.
Ci sono dei viaggi, meglio se i ritorni, che lo capisci subito. I dettagli forse non cambiano il mondo, ma secondo me sì.

Berlino ha questa cosa che tu scendi le scale e la metro sta già lì. Sono gente pratica, si vede. Ecco, a metà delle scale, la metro è appena passata. Quello è uno di quei dettagli che vi dicevo. C’è da prendere un aereo, lei, loro, non lo sanno. Ma è così.

L’aeroporto low cost di Berlino. Ecco a cosa serve viaggiare. Conoscere le cose. Vederle, toccarle. Sentirne gli odori. Gli aeroporti low cost sono tutti uguali. Piccoli, caotici, sfigati. E pieni di italiani. Schönefeld non è da meno. Solo che dai tedeschi non te l’aspetti.

L’imbarco è previsto alle ore 20. L’altoparlante alle 19:50 urla: schnell! Ne ho visti tanti, di gate. Ma come questo nessuno. Questo gate è un corridoio. In fila per due, non sia mai. In piedi, senza sedie, senza mani, tutti a destra ohoh tutti a sinistra ohoh tutti avanti alè-oh-oh. Alle 20:10 l’altoparlante dice: l’aereo parte alla 22.

Ingannare l’attesa è facile. Se hai sonno, se hai fame, se hai qualcuno con cui prendertela. Io: sono sveglio, non ho appetito, sono circondato da altre lingue. Berlino è piena di lingue, mamma mia. Un italiano con i capelli lunghi vuole conquistare le ragazze facendo il giocoliere con le pallette. Ci casca solo una: ha sei anni.

22:30. Siamo seduti per terra. Dovrebbero aprirsi le porte, da un momento all’altro. L’altoparlante dice: per motivi che non stiamo qui a spiegarvi l’aereo atterrerà non dove pensavate voi ma da un’altra parte. Bah, fossero questi i problemi.
23:45. Siamo sull’aereo. Il comandante dice: scusate, adesso partiamo finalmente. Però prima dobbiamo spruzzare l’antigelo sulle ali dell’aereo. Per farci perdonare vi diamo un buono da 4,50 da spendere come preferite.

-sicuro allora di non prendere niente, neanche una seven up?

Flash-forward.
-Vada in fondo a destra, all’uscita 2 del gate F. Lì passerà il notturno che la porterà in città, ma non so a che ora.
Ora. E io sono dietro a questa porta automatica che siccome sono le due del mattino –dlin dlon ripeto le due del mattino- è chiusa. Il notturno passa. E con lui, i miei sogni. Questo aeroporto, io, il cielo stellato. Mi sento capovolto.

Flashsideway: e se avessi preso un altro aereo? E se avessi volato diversamente, se avessi preso altre strade, se avessi fatto altre scelte?

Sarei qui, ancora ed esattamente. Le quattro del mattino. Finalmente a casa. Parigi.

4 Replies to “Tornando a casa, questo gate è un corridoio”

  1.  Ohhhhh pensavo tu fossi tornato in terra italiana!!!!FURBETTO!!!
    ma quando ci rionorerai della tua presenza in terra italiana?!?!per adesso divertiti!!!!

    Ralloz

  2. oh, se ti piacciono i vinili ne ho giusto una ventina di cartoni pieni zeppi, non pochi di provenienza berlinese, in attesa che il figlio se li porti altrove
    salutami Parigi

  3. Il tuo blog è incredibile: non sai mai dove poter trovare una chicca come questa.

    Sandro

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