Sul maschio italico ci scatarro su

Il maschio italico tipico vive tutta la vita in funzione di un’unica irrinunciabile chimera: lo switch.
Lo switch è quella cosa che passi da una modalità on a una off -o viceversa- in un intervallo di tempo più o meno variabile. Può durare un istante, come accendere la luce schiacciando l’interruttore. Oppure può durare uno sproposito, come quando sei disoccupato e cerchi lavoro. In casi estremi c’è anche lo switch eterno,che è quando schiatti: un attimo prima ci sei e quello dopo sei solo pasto prelibato per i vermi gnam gnam.Tornando a noi,  lo switch cui mira il maschio italico tipico invece è più veloce della luce, e consiste nel passaggio indolore e senza soluzione di continuità tra:
femmina schiava di tipo a) e femmina schiava di tipo b)
che sono uguali in tutto e per tutto, essendo adibite e programmate allo svezzamento al mantenimento alla vestizione e a tutte le altre funzioni più o meno corporali –il meno sta per: espletamento del dovere coniugale basculante- Ma c’è una cosa specialmente in cui avviene la totale sovrapposizione tra la femmina schiava di tipo a) e la femmina schiava di tipo b), ed è:
lo shopping

Che il maschio tipico abbia quattordici anni e passi le serate a contemplare strane sostanze liquide biancastre che colano –parlo del pus spremuto dal brufolo e che si va a spiaccicare contro lo specchio del bagno– o che il maschio tipico abbia quarantotto anni e sia un impiegato comunale frustrato, arriverà per entrambi il momento in cui il maschio tipico uscirà dal camerino dei negozi, scosterà la tendina, cercherà con occhi imploranti la femmina schiava, la troverà stravaccata sui divanetti –spiaggiata come un cetaceo della groenlandia– e le chiederà: Come sto?
A quel punto scatterà l’unico schema mentale possibile e immaginabile per la femmina schiava: la rassicurazione.
a) “Stai benissimo, ma ora che ne diresti di andare che hai già rotto con questa storia della felpa che hanno tutti i tuoi amici e solo tu non ce l’hai?” “Mamma, ma sei sicura sicura che mi sta bene?” “No stronzo di un figlio, è una schifezza, ti sta larga larga che pari uno straccione e devo pure pagarla 100 euro sto pezzo di stoffa. Per cosa poi? Tanto nerd sei e nerd rimani!” “Mamma, ma perché mi vuoi male?” “Perché mi hai rotto i coglioni”.
b) “Stai benissimo, ma ora che ne diresti di andare che il negozio sta per chiudere e ho scongelato la carne e dobbiamo ancora andare a prendere tuo figlio da quella brut-da tua madre?” “Cara, ma sei sicura sicura che il maglione mi stia bene? Non è che mi segna qui?” –qui: a) pancia b) tettine da buona prima scarsa derivanti da accumulo adiposo xxxl- “Sì, ti segna tantissimo, perché tanto a te che te frega, magni tutto il giorno come un porco, tanto la stronza che ti pigliava l’hai trovata!” “Cara, per caso c’è qualcosa che devi dirmi?

Questo riguardo allo shopping della femmina schiava che ogni tanto prova a ribellarsi -inane sforzo- –>

–>Riguardo invece allo shopping della femmina schiava che ha inoculato dentro di sè il germe dell’infermiera che “devo pensare a tutto io, tanto quello“: ebbene la puoi trovare tranquillamente in qualsiasi centro commerciale nel reparto uomini -preferibilmente intimo- da sola, a scegliere le mutande a quello stronzo di suo figlio o marito. Ma non è che la donna schiava le compra e poi se ne va affanculo. No, la donna schiava occupa con la sua arroganza e invadenza TUTTO il reparto uomini: sta lì, osserva, tocca slip o boxer, discetta con l’amica silente a carico –noooo quella canotta no: lui è allergico al poliestere!-, ciancica e spiegazza magliette, insomma: rompe il cazzo. Ieri a un certo punto ero lì che cercavo di capire se fosse meglio il boxer grigio o nero –si sa che lo scuro sfina– quando mi sono accorto che l’unico rimasto di una certa marca –scontata- ce l’aveva in mano una signora di sessantanni che lo tastava come un’indemoniata -il boxer- prima di recarsi tutta tronfia a pagare: il suo maschio italico tipico era sicuramente a casa che aspettava, amorevolmente, il suo ritorno. Schiava, mi hai stirato la camicia?

Ora. Qualcuno mi spieghi:
1) Perché nel reparto maschile di qualsiasi negozio d’abbigliamento ci sono sempre più clienti donne che clienti uomini -maschietti, valgono solo le risposte che non includano espressioni con parole come: ‘zoccole’, ‘non ne hanno mai abbastanza’ e cose del genere- mentre il contrario non accade MAI -ok, quasi mai-?
2) Perché una madre di famiglia può tastare e toccare le mutande maschili in esposizione senza che nessuno muova un dito, mentre se un cristiano di sessantanni si mette a palpare un perizoma o un reggiseno lo arrestano seduta stante?

16 Replies to “Sul maschio italico ci scatarro su”

  1. Maaaamma mia che riflessioni!!! Che anche il fatto che ad esempio nei ristoranti… sai quante donne ci sono che decidono imperativamente loro quello che devono mangiare i propri mariti?? Anche quella è una scena veramente pietosa. Che i mariti proprio, si ok, un po’ subiscono, ma è anche che da soli proprio non hanno nessuna consapevolezza di scelta e di gusto!!

    E però ti devo dire la verità… io invece, evidenziando una minoranza, quando vedo un povero masculo che come un’ombra segue la propria compagna nei negozi di vestiti… mi viene una pena che vorrei abbracciarlo. O quanto meno, fargli capire che io sono cosciente dell’ingiustizia che sta subendo.

  2. dici che il maschio è vittima e la femmina carnefice? mmm ci debbo pensare un po’ su. vado a pensarci un po’ su.

  3. Donne, ma vi risulta che io abbia sessantanni? -In effetti per quanto voi ne sappiate potrei benissimo essere un abile mentitore ed essere un vecchiazzo malefico che si è inventato tutto-

    Comunque no, non è esperienza personale. Purtroppo, perché un giretto nelle patrie carceri -uscendo dopo mezza giornata- potrebbe rivelarsi un’esperienza foriera di posts!

  4. per un attimo ho pensato che il “peccato però” fosse riferito ad un giretto spalpazzando reggiseni

    [ed ho temuto il peggio]

  5. No Virgh. Però ti racconto questa. Qualche anno fa, vacanza su un’isola sperduta del mediterraneo, ospite di un’amica. Nella villa del paparino, assieme a gente di dubbia moralità, c’erano anche degli operai locali, schiavizzati durante il luglio torrido per finire i lavori di ristrutturazione entro il ferragosto. Ebbene, un pomeriggio sonnacchioso, mentre tutti collassavano cotti dal sol, io mi sporgo sul terrazzino e che ti vedo? Uno dei suddetti operai -grazzo, laido, sporco- che si spupazza allegramente il bikini azzurro della mia amica spupazzandosi al contempo anche un’altra cosa -ma da fuori però-

    Le risate.

    Ci aveva un maniaco dentro casa, ma grazie a SuperTFM non più, poi. Spero.

  6. grazie Tfm, hai fatto in modo di far tornare a farmi visita il piatto di pasta che avevo duramente digerito

    arimortac

  7. Che quella è una puntata di Beavis and Butt head, che vanno nei negozi di intimo e tutti sbavosi si strusciano reggiseni e mutande in faccia… ahahhaha!!!

    Per non parlare di quell’episodio masterpiece in cui vanno dalla parrucchiera solo perche durante il taglio gli appoggiano la testa tra le tette!!

    uuuuuuuuahahahahaahh!!!

  8. Essepì: ecco diciamo che un po’ era quella scena lì

    Desdina: ancora mi stupivo che nessun riferimento! 😉

  9. vero? anche io mi dicevo “ma come mai nessuno ha scritto questa vaccata colossale?” 🙂 😉

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