Di questa vita balera, per esser ricordati qui: finale di stagione, finale di tante cose

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Marzo 07: la Vispa ci raduna in cucina e ci dice: Caro Tieffemme e caro Curtulill, vi presento il nostro nuovo coinquilino: si chiama Il Secco ed è pugliese. Pugliese? Un altro?/ Aprile 07: TFM se la scammina per le strade di Roma, quando, per evitare una turista spagnola: zacchete! E la caviglia sinistra piglia una storta/
1/2 Uno di due.

Gli ho dato un biglietto da dieci e ho chiesto Mi dà tre biglietti della metro? Il tipo del chioschetto mi ha dato il resto. Sotto i miei piedi ho sentito la metro arrivare. Ho timbrato, e mentre la macchinetta sputava il biglietto, ho preso a saltellare. Pronti, partenza. Via. Mi son buttato dalle scale. O la metro o muerte. Tre gradini per volta. Sull’ultimo stavo per cadere. Non sono caduto. Ho girato l’angolo. La metro stava lì, seducente e zoccola come solo la metro B sa essere, con le porte tutte aperte e pronta a tutto. L’allarme della chiusura ha trillato. Mi son detto Se non ci provi sei un cretino. Mi sono buttato come a prendere il fazzoletto di stoffa a rubabandiera. L’ho preso. La portiera si è chiusa alle mie spalle. Mi son guardato attorno. Indifferenza. Non dico la standing ovation ma insomma un’impresa è sempre un’impresa. Mi sono appoggiato alla sbarra centrale, ancora in debito di ossigeno. Ho puntato le mani sulle ginocchia. Ho incrociato lo sguardo di una signora con i capelli giallo paglierino. Stava leggendo uno di quei giornali gratuiti. L’ho guardata, tutto ansimante e sudato. Le ho sorriso. Lei si è grattata il mento e ha voltato pagina. Mi sono messo in direzione finestrino, con tutta l’aria in faccia. E ho chiuso gli occhi.

A Termini sono sceso. Solito panico da formichine laboriose et impazzite. Ho cercato l’uscita. Ho oltrepassato i tornelli. Davanti alle scale un gruppo di donne sudamericane. Erano una trentina. Età media: sui cinquanta. Circonferenza media: non lo so, ma tanta, direi. Ho pensato Devo aggiornare la classifica delle peggiori iatture del ventunesimo secolo. I gruppi organizzati di turisti/e sudamericani/e in visita a Roma per il giro delle sette chiese –e del Papa, quello vivo e quello morto-. Ecco, ecco cosa c’è di peggio di Michela Vittoria Brambilla. Le sudamericane rallentavano paurosamente l’uscita. Ho cercato un varco sulla destra. Niente. Al centro. Niente. Sulla sinistra. Ecco.

D’improvviso tutte le scale per me. Ho sorriso. Ho sussurrato Ora vi faccio vedere come sale le scale un italiano. Ho gonfiato il petto, ho preso la rincorsa e ho salito i gradini a due  a due. Fino all’ultimo. Ad un passo dal traguardo, ad un passo dal sogno. Un cretino. All together: TFM sei un cretino. Insomma sono inciampato, e sono caduto: ho picchiato il ginocchio destro contro il marmo zozzo e duro -durissimo!- della stazione Termini -ma ci pensate?-, poi, non pago, d’istinto ho messo le mani avanti -letteralmente- e per proteggere gli occhiali da sole di ben 17,99 euro comprati alla Rinascente, occhiali che stavano non dove dovevano, cioè sugli occhi o in testa, ma nella mano destra, insomma ho fatto un movimento sbilenco con la caviglia destra e l’ho storta tutta e poi mi sono di nuovo sbilanciato dall’altra parte andando a planare –per esser ricordati qui, per non saper volare, ma come ricordarlo ora– infine sul ginocchio sinistro. Everybody: TFM SEI UN NERD! Mi sono rialzato subito, come preso da una crisi epilettica, urlandomi dentro Non ti sei fatto niente, non ti sei fatto niente, NIENTE! Una signora –una con tutte stelle nella vita, una per cui la guerra non è mai finita- sudamericana mi si è avvicinata, mi ha chiesto in una lingua tipo spagnolo Ti sei fatto male? Un’altra signora mi ha preso per un braccio, ha detto qualcosa che potrebbe essere rubricato come consolatorio e commiseratorio e che adesso non ricuerdo. Le ho guardate prima l’una poi l’altra, le ho odiate abbastanza, ho detto a voce sostenuta Yo no me sò fatto nada, nada e me ne sono andato -quasi scappato, a dire il vero- continuando a ripetere in loop Nada, Nada, Nada, Nada, Nada. Poi finalmente sono uscito all’aperto del piazzale della stazione Termini, prima ho pensato –e canticchiato- Nada, Nada, Ma che caldo fa, ma che caldo fa, poi ho pensato Forse è il caso che io la smetta di ironizzare così spesso su papi e papesse. Hai visto mai.

Poi, sudato oltremodo, sono andato da Mel Bookstore. Ho detto ad una commessa che stava dietro una cassa Salve, sto cercando un libro. Lei ha detto Quale. Senza punto interrogativo. Le ho detto quale. Lei ha guardato sul terminale, ha fatto il giro del bancone e si è diretta decisa verso un punto. Io, sulla fiducia, l’ho seguita. Arrivati nel punto che lei evidentemente cercava, ha fatto Sgrumf. Ha chiamato un suo collega, ha detto Sai che fine ha fatto questo libro? Il collega ha detto Non lo so, chiedi a Maurizio. La tipa ha cercato con lo sguardo qualcuno, poi da lontano ha urlato Maurizioo, sai che fine ha fatto quel libroo? Il tipo che era stato interpellato come Maurizio ha fatto di no con la testa ed è venuto verso di noi. E così tutti e tre si sono messi a cercare come dei furetti in tre punti diversi della libreria. Io, non sapendo che fare, mi sono messo a leggere i titoli delle guide turistiche, nella posa tutta storta tipica di chi legge i titoli dei libri messi in verticale e alla rinfusa. Dopo tipo un quarto d’ora la tipa ha detto E chi ce l’ha messo qua? Finalmente mi ha porto –adoro questo participio passato- il libro che cercavo. Io l’ho preso in mano, l’ho rigirato, ho visto il prezzo e gliel’ho ridato. Ho detto Grazie. E me ne sono andato. Credo ci sia rimasta male. La commessa, dico.

Poi sono tornato a casa. Ho pranzato con la Vispa. Io una caprese, lei non ricordo. Forse un’insalata con le olive. Alla Vispa piacciono tanto le olive. Mentre facevo l’imitazione del nostro caposcala ottuagenario vicinovicino alla dipartita ha squillato il telefono di casa. La Vispa è andata a rispondere nell’ingresso. Ho preso a fare la scarpetta al sughetto della caprese, e l’ho sentita parlare. Rideva. Ha gridato Tieffemme, è il Secco! Io dalla cucina ho gridato Digli che è un cazzone maledetto! E digli anche di comprare il gelato quando torna a casa! E ho riso. Poi ho sentito lei che diceva Dice TFM che sei un cazz-, poi però non ho sentito più nulla. Dopo qualche secondo la Vispa è tornata in cucina. Era pallida. Gli occhi lucidi. Mi sono alzato in piedi, l’ho raggiunta, come se la mia vicinanza potesse colmare il vuoto di quello che stava per dirmi. Ho detto Che è successo? Lei è scoppiata a piangere. Ha detto Il Secco è in ospedale.

 Continua…

26 Replies to “Di questa vita balera, per esser ricordati qui: finale di stagione, finale di tante cose”

  1. cazzarola, domani parto e non potrò leggere il blog fino a sabato prossimo. come farò a sapere come sta il secco??????????????

    in ogni caso buone vacanze!

  2. Secco ti siamo vicini

    Stiui & la popolazione di tutta la Greater London

  3. Un mio amico mi ha detto di aver visto Nicola Savino cadere sulle scale della Metro di Roma.

    Tanti auguri al Secco!

  4. Oh quando faremo i film insieme il soggetto lo scriverai te, vero? No perchè è davvero un piacere leggerti.

  5. Cioè.. ma ci lasci così? Ma sei un bastardo dentro o no?? Io domani parto (prt fortuna solo per il week-end) e potrò leggerti solo lunedi, sigh.. Vabbè cmq per tornare al bastard inside, potevi almeno non riporgerlo alla commessa il libro che tanto faticosamente ti aveva cercato, eccheccazz! 😛 Io l’avrei lasciato in un posto imprecisato e sarei andato via stando attendo che lei non mi vedesse (come avrà fatto un tizio prima di te visto che il libro era fuori posto).. Cmq auguri al secco (ah quanto li vorrei conoscere i tuoi coniquilini!

    Il Piccolo Gandhi

  6. Visto che sono una rosa seccante (che nel senso positivo vuol dire premurosa, secondo Pan), gradirei sapere come sta il tuo amico Secco. Spero non sia niente di grave…

    Rosa Penny

  7. invece non ho mai capito il sorriso trionfane di chi entra nel vagone/metro per il rotto della cuffia e si guarda in giro come per dire “oh, ma avete visto che figo/a?”succede ogni santissima volta e ogni santissima volta mentre accade il ‘volo dell’angelo’ penso: “dai che questa volta lo stritolano” (scusa, eh!)…ma poi sorrido…la solidarietà non fa mai male…

    tocco di gron classe lasciare il libro lì e di sasso la tipella.

    e infine, confido nella sensibilità emotiva delle donne perchè altrimenti non credo che avresti scritto questo finale/non finale (bello!), cmq confido nel seguito di de carlo.

    neru

    p.s. nooo riesumare la bertè è satanico, affibbiato alle spagnole poi!

  8. ma come sta il secco??? sono seriamente preoccupato per lui, da come ne parli sembra un tipo affascinante e soprattutto un vero uomo!!!

  9. @ Tutti (conversione solo parziale alla fin troppo abusata e zoccola chiocciolina):

    Vi metto in stand by con le parole di Neru: “Altrimenti non avresti scritto quel finale/non finale…” E non dico altro, per ora. Il Secco comunque ringrazia la Vostra Sentita Partecipazione.

    Desdina: buona partenza e buone vacanze!

    Morgania: era un libro su un viaggio in giro per il mondo in vespa. Ma non ricordo titolo nè autore.

    Max: thanks! Ok, scrivo volentieri il soggetto. Visto che hai fatto teatro scrivo anche un personaggio su misura per te! E poi se ti va fai anche il montaggio. Insomma ti sfrutto biecamente! 😉

    Neru: il sorriso trionfante di chi prende la metro al volo è una delle poche cose che vale veramente la pena in quella valle di lacrime e sudore e noia e tristezza che è la metro B di roma. Ci vuole anche il colore!

    P.s. mi spieghi la frase “confido nella sensibilità emotiva delle donne”? Cioè, in che senso?

    Utente anonimo: Il Secco un tipo affascinante? Uhm… Con tutta la simpatia, vederlo in azione per casa è tutto fuorché spettacolo foriero di fascino! La mia “penna” stavolta è andata oltre, mi sa. O no? 😉

  10. oh, ma il colore in metro c’è lo stesso, te lo assicuro! cmq mi hai convinto e la prossima volta che accade (scommetto già oggi) prometto di battere le mani. poi ti racconto che succede…magari mi picchiano e vado a fare compagnia al secco!

    miseria come posso spiegare una sensibilità emotiva? è un po’ come quando un uomo chiede a una donna: ma ti è arrivato il ciclo? (ho esagerato? però mi sembra che renda abbastanza). il fatto è che la nostra preoccupazione è nata dalla reazione della vispa che in quanto donna e giovane è magari soggetta a ‘drammatizzare’ (la vispa non me ne voglia, eh!) o magari tu l’hai drammatizzata troppo.

    neru

    p.s. però non puoi apettare che tutti tornino dalle vacanze per continuare il racconto. scusa e noi che restiamo qui abbandonati?

  11. OK, allora sulla sensibilità emotiva avevo ben immaginato. Neru sei sempre più in sintonia con tieffemme.

  12. [aspettavo a commentare per saperne di più, ora che hai chiarito, posso cazzeggiare senza sentirmi in colpa.] Posso dirti che la povera commessa non aveva colpa del prezzo imposto su quel libro, ma magari salutarla cordialmente, adducendo umile scusa e farle un paio di complimenti cercando il modo di farti perdonare della mancanza si, quello si avresti potuto (si diceva riguardo alle donne..? 😉

  13. Virgh: avrei potuto. Ma la commessa era una stronza. Cioè sì, si è sbattuta for me, ma non ha mai sorriso neanche una volta. Non che io lo abbia fatto apposta a girare le sneakers e andarmene, non volevo vendicarmi o cosa, volevo solo vedere il libro e il prezzo. Solo che lei non è stata affatto gentile. Sì, magari aveva le sue cose -non parlo necessariamente di quelle cose- o i suoi xxxxy, però insomma il tuo lavoro lo puoi fare anche meno roboticamente. O no?

    (dicevamo riguardo alle donne? 😉

  14. in metro niente volo d’angelo oggi (avrei perso la scommessa…sono tutti in vacanza? meglio per me o per loro?) e dunque niente applausi…ma appena capita lo faccio, promesso…voglio proprio vedere!

    stasera ho visto una violetta che alla fine è morta (un’altra storia…), caspita però, sto nome ritorna come un’ossessione!

    scusa ma dopo che le tue ginocchia si sono date al marmo della metro b, tu vai a correre???? e con anche le caviglie sifule? mah!

    neru

  15. Viola: ho come l’impressione che quell’uso dell’imperfetto ‘ero’ mi preclude per sempre la possibilità di vederti all’opera. Io a una commessa come te giuro che la trattavo bene. 🙂

    Paco: LOL!

    Neru: vado a correre anche tutto incerottato, i seimila gradi tiburtini anestetizzano tutto, anche il dolore e il lamento. Chi fermerà TFM?

    Quale violetta è morta? Un fiore di campo investito da una bicicletta?

  16. anfatti la gloriosa era della commessa in libreria è finita.

    ti dico solo che porgevo i libri con i guanti bianchi di cotone, dimodocchè le copertine non si sporcasseri ditate.

    non permettevo mai che qualcuno togliesse la plastica dai libri sporcandosi di polvere, lo facevo io.

    e ovviamente non stavo addosso ai visitatori, ero una presenza gentile, ci mancherebbe!

    altri tempi…

  17. le mie violette sono morte per il caldo…peccato erano molto belle! la violetta di ieri sera è morta per la tisi; era innamorata di un uomo ‘piccolo’, che invece di crederle, l’ha sbeffeggiata davanti a tutti quando avrebbe dovuto dirle quel che provava e l’ha fatto quando ormai era troppo tardi. lei ha provato a dire che voleva vivere ancora per lui, nonostante tutto ma il destino e la morte erano in agguato e lei ha finito i suoi giorni così giovane e profondamente amante della vita. sì, era un fiore di campo e se le biciclette fossero esistite probabilmente sarebbe diventata l’eroina di un romanzo di queneau e si sarebbe salvata.

    chi ferma tfm? mah, magari un sassolino nella scarpa! o magari il ghiaccio visto che sei nato al caldo

    neru

    p.s. miii che peso stasera…ma certe sere no se puede!

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