Sento rumori di swing provenire dal neolitico e dall’Olocene

Strani giorni. Viviamo Strani giorni.
Ho un sacco di cose da fare –mi sa che questa l’ho già detta-. La storia più porno che hai tienila in serbo per.
Sono strani giorni. Adesso, davanti a due sofficini spinaci e mozzarella, mal cucinati, persino –i sofficini spinaci e mozzarella sono la cosa più vicina a qualcosa di commestibile che io sia riuscito a trovare nel co-frigorifero-.
Ci stiamo accartocciando su noi stessi, dice la Vispa, mentre aspettiamo gli altri e giriamo in Vespa per piazzebologne e sanlorenzi. Già, io mi accartoccio. E senza neanche far rumore.

Stamattina alle 6 mi sono svegliato. Senza motivo. Cioè uno si sveglia alle 6 solo se ha un motivo. Che so, studiare l’ebraico. Che so, andare a lavorare. Pregare, anche. E anche mi sta bene. Pregare, dico. Io mi sono svegliato alle 6 senza motivo –sì, lo so che i numeri vanno scritti a lettera, ma il mio timore è che a lettera non si comprenda bene il senso. Perché il senso c’è, ve lo assicuro-.  Non sapevo che fare. Fuori c’era già luce. Ho acceso la tv. Sul 6 davano i Puffi. Tutti i Puffi erano riuniti davanti a Grande Puffo e parlavano di Birba, il gatto di Gargamella. Puffo brontolone ha detto Io odio Birba! Puffo Quattrocchi ha detto qualcosa che non ricordo, ma del tipo che anche lui lo odiava, perché gli aveva fatto non so cosa. Ma a quel punto un altro Puffo è intervenuto, dicendo che Birba in realtà non aveva fatto niente di male, e che poi, tutto sommato, era un gatto, e un gatto è sempre e solo un gatto. Credo che questa affermazione puffosa sia una delle cose più sensate che io abbia mai udito negli ultimi dieci anni, più o meno.

Che poi, voglio dire. Mi guardo attorno, il politico, e mi chiedo: ma in che senso? –Che poi, se tiro in ballo queste vetuste categorie, il personale e il politico, mi viene in mente il ’77. E ultimamente mi viene spesso in mente, il ’77. Io che non ne so un cazzo del ’77-. Ieri è morto Alberto Grifi. E se non sapete chi è Alberto Grifi, cristiddio, non potete aspettarvi che vi metta il link!, andatevelo a cercare. Alberto Grifi, cristiddio. L’altro giorno mi sono trovato a chiacchierare con un ragazzo spagnolo. Io ho detto che lo invidiavo. Per Zapatero, per Maria Teresa Fernandez de La Vega, per Rafanadàl. –no, paso adelante no-. Lui mi ha detto Ma perché? Non sei contento che c’è stato un cambio in Italia? –L’altro giorno Prodi ha detto che a fine legislatura si ritira dalla politica, Berlusconi ha detto Ma non poteva pensarci prima? E’ la prima volta in ventotto anni, credo, che sono d’accordo con Berlusconi. Ora che ci penso Berlusconi c’è sempre stato, nella mia vita, sin da quando rubò Donadoni alla mia Juve e lo comprò a suon di miliardi per il suo Milan. Questa cosa, che lui è sempre stato in mezzo ai maroni, non mi turba tanto. Però un po’ sono turbato lo stesso-. Lui alla fine ha detto Vabbè, che ti credi, guarda che alla fine i politici sono tutti una deceptiòn cioè, tipo una delusione-. Sì, facile parlare quando hai il vento in poppa. Vieni qui, a prua, a vedere come si sta a vomitare -non vado su una barca da quella volta a SanVitoLoCapo nel 1998- 

Che poi, voglio dire. E’ qualcosa che investe noi, tutti noi. Noi –Parigi, Bari, Londra, Milano, Roma, Madrid, Palermo, Napoli, Berlino, ViboValentia, sì ViboValentia, e la Tiburtina, ci mancherebbe- che ci imbarchiamo in storie a distanza che coprono le nostre misere vergogne e che vorremmo che nessuno venisse mai a disturbare. Noi che abbiamo istituito il dio-lamento e ne facciamo una reason-life che nemmeno ce ne accorgiamo. Noi che abbiamo paura di risvegliarci, sudati e falliti, tra un anno, e capire che non c’è consolazione –non ce ne può essere-. Noi che come automi non. Noi che facciamo diete e andiamo in piscine e andiamo per parchi per farci belli –ma perchì? e la ‘i’ non è un errore si badi bene- E così fingiamo di prendercela con chi può, con chi sa, con chi ci dovrebbe essere. E allora fuggiamo, dai condizionali e dai congiuntivi, restando in realtà, che mai smetti, e se pensi di fuggire –ma se metto una ‘s’ a prefisso cambia il senso? cioè,– e ti amo ancora, non lo so lo sai, ho bisogno di tempo, non lo sai lo so, o tutto o niente, è questo quello che mi dai?, che mi assicuri? -ti riempio di domande perché non mi dai risposte- che mi prometti, porca miseria?: sì, è questo, posso solo darti questo ‘non lo so’ unto e bisunto, tu non lo sai ma non sai un cazzo insomma, sì non so un cazzo, dimmelo tu, tipregoperpiacere, dimmelo tu, come devo fare, dimmelo tu cosa devo fare, dimmelo tu dove dove devo devo andare –andare o restare-. E se provassi solo a fidarti di me?
Strani giorni. Viviamo strani giorni. Oggi non mi sento gggiovane.

13 Replies to “Sento rumori di swing provenire dal neolitico e dall’Olocene”

  1. sulle parti scritte in microcarattere dissento profondamente [anche perchè non sono riuscito a leggerle]. Su quelle in taratura normale invece sono pro.

    Soprattutto sul fatto che ami francuzzo cicciuzzo come me.

    iSleepy

  2. Svegliarti alle sei per studiare l’ebraico antico e poi lavorare (e poi magari anche pregare, perchè no?) lo tollero solo se di nome fai Erri De Luca…

    E ciao Alberto, comunque.

  3. Alberto Grifi. la Normalina.

    Ho scritto il mio romanzo, basandomi sulla Normalina.

    Gli devo tutto, insomma.

    Sempre che mi pubblichino.

    Ed un gatto è sempre un gatto.

    Potremmo riempire pagine e pagine di smemorande giovanili, con questa citazione.

  4. Coraggio, Tfm.

    Quando questo mondo ti fa davvero troppo schifo, prova a ridurre enormemente il campo visivo (devi

    stringere con l’inquadratura, per intenderci, ma stringere parecchio, eh!) e vedrai che qualcosa di valore lo trovi, in mezzo a tutta la merda.

    P.s.: e poi se sei inquieto quanto il tuo post mi spiace, caro mio, ma tu sei gggiovane, sei

    smisuratamente gggiovane…

  5. -iSleepy- beh almeno la prima sei riuscito a leggerla! francuzzu contribuisce abbastanza a scremare il genere umano 🙂

    -Danina- mi hai dato un’enormerrima soddisfazione, cogliendo il riferimento ad Erri De Luca 😉 Sì appunto, è una cosa tollerabile solo da lui!

    -Alicesue- in bocca al lupo (per il libro)

    -Uau- sì, sono gggiovane dentro! 😉

  6. Sapessi, Tfm, sapessi. Le decisioni, le scelte, i lamenti. Pensa un anno fa a qust’ora, dove eravamo? Stavamo peggio o meglio? Manca la fluidità. Compriamola al (o dal) Mas.

    Tr-mon.

  7. il dio lamento ogni tanto è un sacro rifugio, perchè checcazzo ogni tanto bisogna mollare la maschera sorridente e ridanciana per farsi un po’ di sacre menate… basta che non duri troppo….

  8. Antursa: se c’era -magari a 5 euro- io non l’ho vista

    Paturniosa: è sempre e soltanto questione di “troppo” e “troppo poco” 😉

    Mandarina: non volevo

  9. La storia più porno che hai tienila in serbo per quando torno da lui (lasciami la licenza poetica di cambiare il sesso del complemento di moto da luogo…)

    La fiducia è una cosa seria, ho provato al commercio equo e solidale ma neanche lì l’ho trovata in vendita.

  10. Già per il solo fatto di averli riconosciuti, puoi prenderti tutte le licenze poetiche che vuoi.

    Io l’ho sempre detto che il commercio e&s è una sooòòla!

  11. sai una cosa? che forse toglie poesia al tuo post o forse no, ho letto automi ed ho pensato ad aiutomi, ho letto proprio così, ed ho pensato che ti fossi preso la licenza poetica dantesca di inserire il pronome personale complemento indiretto appiccicato alla fine del verbo e mi è sembrata una cosa bella, come se, pur naufragando nelle nostre miserie trovassimo sempre un piccolo fetmosecondo mentre annaspiamo nella sete di indipendenza, nella voglia di non essere “disturbati” come dici tu, mentre soffochiamo nelle linee radar create dai nostri continui spostamenti mentre facciamo della mobilità una bandiera e non una fuga, troviamo quell’attimo per girarci e nell’incrocio di uno sguardo dire “aiutami”, mentre siamo, appunto “automi”

    (beh, puoi anche cancellare il commento, era giusto una considerazione fuoriuscita fuoriorario forse fuoriposto)

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