Massimo Carlotto – Arrivederci amore, ciao. Il vero, grande noir italiano


Ebbene, questo è il noir italiano. Il noir che descrive il famigerato Nord-Est, “la famosa locomotiva dove legale e illegale si fondono in un unico sistema”. Un nord-est che di cui sappiamo tutto, che abbiamo letto&riletto nelle cronache dei giornali. Appunto, e cosa aggiunge Carlotto ad un immaginario fatto di luoghi già comuni? La supposta (e aprioristica) qualità di questo testo, ovvero la commistione di elementi tradizionalmente noir con la cronaca tutta italiana fatta di terrorismo prima e cinismo iper-produttivo-a-tutti-i-costi poi, non mantiene poi quelle promesse che pagine e pagine di giornali, settimanali (quelli che ne sanno un tot, ovvio) ci avevano spacciato a ottimo mercato. Qual è l’elemento decisivo che dovrebbe farci apprezzare questo nuovo noir italiano? La risposta è: poco, o nulla. Nella prima parte la storia di questo criminale, il cui unico obiettivo è rientrare dalla porta principale nel consesso civile, passando sopra a tutti gli utili cadaveri, si snoda con una certa fascinazione (nonostante la narrazione in alcuni casi cada in pedanti didascalie), ma nel finale, come spesso accade, si sgonfia come un sufflè scaduto, dal sapore rancido come tutto ciò che rimane per troppo tempo fuori dal frigorifero. Si sgonfia, ovvia conseguenza di uno stile che pretende di stupirci a tutti i costi (e costi quel che costi: infatti ci rimette il lettore) con quintali di ripugnanza. Come se bastasse dirla, la ripugnanza, per esserla. Regalandoci infine, personaggi dalla monodimensionite acuta, come, d’altronde, in tutti i nuovinoir che si rispettino.

Roberta era una pessima amante, sapeva giusto aprire le gambe. Nonostante la voglia di farle il servizio completo, mi comportai come un vero gentiluomo coprendola di attenzioni. Ascoltai nove brani prima di farla godere. Lanciò il primo gridolino mentre la Caselli cantava “Arrivederci amore, ciao, le nubi sono già più in là”. Quando mi alzai per buttare il preservativo, lei mi chiese di riascoltare il pezzo…

(Sto per svelare il finale del libro, o lettore che leggi, ma se non vuoi più leggere, chè vuoi leggere il libro a tutti i costi, e costi quel che costi, non dire che non ti avevo avvertito, o lettore che leggi).

Mi sedetti sul bordo del letto. “Stai morendo, Roberta. Hai ingerito una quantità eccessiva di aspirina”.
“Cosa stai dicendo?”


“Ho messo aspirine polverizzate in tutti i cibi che hai mangiato nelle ultime 24 ore, nei cannelloni, nel latte, nel parmigiano…”

“Aiuto, mi manca l’aria.”

“E’ la crisi respiratoria, te ne stai andando, bella mia.” Roberta era diventata cianotica. Labbra e unghie blu. Dal movimento delle labbra capii che si stava raccomandando l’anima al Signore. Guardai l’orologio. Poteva morire per insufficienza respiratoria o per collasso cardiovascolare. L’importante era che si spicciasse.”


 MassimoCarlotto “Arrivederci amore, ciao”. Il vero, grande noir italiano.

One Reply to “Massimo Carlotto – Arrivederci amore, ciao. Il vero, grande noir italiano”

  1. Mi pare proprio che il noir non sia un genere abbastanza diffuso qui da noi, sarebbe spettacolare se fosse più sviluppato!

    Frustatine!

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