Mercati (e giornalismi) a confronto

Prendere l’aereo, si sa, ha degli innegabili pro&contro. Da un lato, ti perdi l’imperdibile treno della speranza (12-ore-12), dall’altro puoi ralleviare l’infinita transvolata transmediterranea con letture, possiamo dire, alternative: IlGiornale, ovvero giornale-di-famiglia (Caro pilota dell’aeromobile, i movimenti sussultori erano dovuti non a turbolenze atmosferiche qualsiasi ma alla convulsa delle mie risate). IlQualeGiornale, tra un’inchiesta giornalistica&reportage d’assalto, trova il tempo di occuparsi di uno dei più famosi mercati rionali di Palermo. Ora, si dà il caso che anche Repubblica di oggi si sia occupata di un mercato della città (che il giorno delle elezioni fa 25 gradi). I mercati sono: Ballarò (da cui il palermitano direttore di Raitre, Ruffini, ha tratto il titolo per il programma di: Floris, lei è schierato) e la più famosa Vucciria (letteralmente: bordello, casino). TFM ve li mette a confronto. Giochingiochello: indovinate chi ha scritto chi.

1) “…La Vucciria ha sempre avuto la fama di essere l’unico suk orientale in terra d’occidente. Insieme con molte altre cose: un bordello, una casbah, un rifugio di malandrini che si nascondevano in case e strade dove la polizia rifiutava di entrare. E questo suo aspetto da ventre squarciato della città, con tutte le frattaglie di fuori a marcire al sole, ancora sanguinolente, era rimasto evidente anche durante il fascismo, che lo considerava una vergogna, perchè ricordava, in tutto e per tutto, mercati analoghi e certamente più pittoreschi in Marocco e nell’Africa Settentrionale. Con la differenza che i suk magrebini erano ben organizzati (come lo sono tuttora) in corporazioni e mestieri, mentre la Vucciria è rimasta sempre aperta all’improvvisazione e alla fantasia, con trovate che nessun mercato arabo ha mai avuto…” Stefano Malatesta.

2) “-Quannu u vitti, Berlusconi mi incantò, da allora è con lui tutta Ballarò-. Si fa festa nella trattoria Cagliostro (il noto personaggio giramondo nato nel vicolo accanto) nel cuore del mercato popolare di Ballarò. Si fa festa con i personaggi del quartiere che circondano con affetto e entusiasmo il ministro per lo Sviluppo Gianfranco Miccichè, il sindaco Cammarata, i deputati uscenti Fallica e Giudice, il senatore Ferrara e tutti i consiglieri comunali della città. Se il cavaliere fosse stato a Palermo ieri da quella festa ne sarebbe uscito rigenerato: non solo per le paste con le sarde o con le melanzane, ma per l’aria di festa di famiglia condita dalle canzoni che Palermo ha sempre preso a prestito da Napoli, cantate dagli Apicella locali…<Con tutto questo non si può perdere, non si può. Non perderemo di certo> è la frase che ripete prima a chi gli sta accanto e poi al microfono che gira per la sala, il più acclamato dagliinvitati: <Non perderemo nè in Sicilia nè a Roma perchè sia Berlusconi che io abbiamo sempre avuto c…> grida quasi con liberazione il ministro Miccichè, unendosi al coro di malafemmina e degli stornelli romani…” Marianna Bartoccelli.

Per i più asinelli&riottosi: troverete la soluzione nel prossimo numero della settimana TFMistica

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