Valeria Parrella e Christian Raimo
Interludio minimum (fax)
Valeria Parrella: mosca più balena
Si salva in corner, questa raccolta di racconti. E non lo dico per istintiva reazione al sensazionale trionfalismo che ha accompagnato la scrittrice in questo esordio letterario -premio Campiello e poi ancora finalista al premio Strega con il secondo libro-, ma semplicemente perché sono completamente imbevuti di un sostrato troppo partenopeo per scaldarmi. Scrittura veloce, originale, immediata, ma troppo sbilanciata verso un’appartenenza che può diventare esclusione. Non appena lo sguardo si allarga -giusto un po’- ed è il caso di “Montecarlo” e “Il Passaggio”, allora il risultato è un raro equilibrio tra stile e contenuto che motiva l’apprezzamento di cui sopra.
Christian Raimo: dov’eri tu quando le stelle del mattino gioivano in coro
Folgorante. Una lettura difficile, che ti impegna, che ti ostacola con un uso frastagliato di stile e parole, con continui cambi di registro che mai conducono a esiti balbettanti, anzi. È uno sguardo “incidentato” poggiato su un’umanità che non accetta mezze misure e si agita nel solco di normali follie. Perfetta sintesi tra autobiografia ed invenzione artistica.
“Mio padre commentava gli eventi politici del mondo (scioperi, scontri, rivoluzioni imminenti) sentenziando che prima di voler abbattere la classe media, lui avrebbe voluto farne parte. Mia madre, se la cosa fosse servita, l’avrebbe appeso fuori dalla nostra porta di casa un cartello con scritto: Qui vive una famiglia della buona e bella borghesia” (p.151)
Corro a comprare “latte”
Invido la velocità con cui divori i libri…
🙂 potrei dirti che ho tanto tempo libero, ma in realtà è che da un po’ di tempo a questa parte riesco ad ottimizzare meglio i tempi. Ah, l’altro giorno ho trovato “Sarah” di Leroy. Usato (5 euro e qualcosa, ottime condizioni). Tu l’hai letto? Ricordo un tuo post su Leroy.
Condivido in pieno il giudizio sulla Parrella (anche se l’indugiare nella napoletanita’ non lo considero di per se’ un male). Raimo invece mi snerva, probabilmente e’ troppo intellettuale per i miei gusti popolani. Ricordero’ sempre un nostro collega dell’universita’con cui ne parlai, in tempi non sospetti (quasi tre anni fa) e lui si stupiva di pensare al suo compagno delle medie che “si e’ messo a scrivere, ma dai?” Leroy va letto in quanto fenomeno letterario, anche se a me quella favola grottesca che e’ “Sarah” non e’ piaciuta, tanto da farmi desistere da “Ingannevole…” che pure mi hanno detto essere molto diverso.
…è da anni che provo ad ottimizzare i tempi…! Spiegami come fai…
Su J.T.Leroy la penso come 8via: fenomeno letterario… ormai sgonfiato dalla rivelazione di cui parlavo nel mio post.
Ottavia: no l’indugiare sul “partenopeo” non è un male di per sè, soltanto che in molte pagine non riuscivo ad afferrare il senso compiuto delle cose e non è una bella sensazione quando leggi (ricordi il discorso che accennammo qui sulla sicilianità? ecco, è un po’ la stessa cosa).Su Raimo: è un po’ intellettualoide, però almeno prova a innovare dal punto di vista stilistico che, a mio parere, fa sempre bene!
VV: ottimizzare i tempi, ovvero mentre cucino, mentre sono in metro. Praticamente vincendo la mia innata accidia.