Appunti sulla tv che ci circonda

No, ma la tenerezza che mi fate quando parlate di tv senza saperne un cazzo. Veramente, dovremmo metterci tutti assieme attorno a un tavolo e dare un nome a questa coazione a ripetere, a credere che A è proprio A, a starnazzare tutta la sera su Catherine Spaak, sui #complotti, lagente svegliaaaa!, laddove persino un analista di TvTalk si rende conto che, forse, diciamo, ecco, insomma, non è solo Lamarcuzzi a decidere se continuare ad andare in onda o ceder-anzi sì: facciamo finta che è così: Lamarcuzzi non sapeva che pesci prendere e quindi ha ceduto, e tutta la filiera, dal presidente al direttore al regista alla signora delle pulizie, tutti dipendono da lei: se Lamarcuzzi dice TENGO LA LINEA si va avanti fino alle due del mattino a fare il cazzo che vuole Lamarcuzzi, a mangiare yogurt o costruire collanine, sennò si manda un film. Proprio. Così. Lamarcuzzi, tra parentesi, a cui chiedete quello che lei non può dare, né ora né mai, autoironia o humour o controcanto, chiamatelo #comevipare, ma ricordiamoci che siamo su Canale 5 e non su Raidue, e forse Lamarcuzzi può essere più inclusiva e generalista di, che ne so, Tina Cipollari. Che poi: dopo tutte le cattiverie che avete detto su di lei, adesso rivolete Simona Ventura. Ricoveratevi. Consiglio da un vecchio blog che ormai passa le sue giornate alla casa di riposo a leggere fumetti e a guardare vecchie tribune parlamentari con De Mita e Mattarella.

Comunque. Il mio problema con l’Isola di quest’anno è uno solo: il cast. A Magnolia e Mediaset dico: lo so ragazzi, lo so, Andrea Scrosati e i suoi quotidiani bollettini minculpop hanno offuscato pure voi che siete bravi, ma ve lo dico in anteprima, se volete vi annuncio #spoiler: amici, Sky non se lo fila nessuno nel resto del Paese, il Paese Vero, il Paese Reale, il Paese la cui nuova Reginetta del Ballo si chiama Eleonora Daniele: Rachida e le Donatella, seriously? Ma voi lo sapete mio zio Totino cosa ha detto appena le ha viste? “Ma cu minchia sunnu ‘ste picciotte?” (non vi dico quello che mio zio ha pronosticato per loro quando è apparso Siffredi: tranquilli, niente che Diaco e Scanu non si siano già promessi la prima notte all’aperto davanti alle stelle cadenti). Ecco, il cast è penoso, quasi come l’infausto anno di Ceccherini e compagnia (almeno, su carta: poi, certo, se riuscite a far scomparire qualcuno nel nulla e via con speciali di Nuzzi, Quarto Grado, slavine di Videotime ovunque, beh, in caso: chapeau). No, io sull’Isola avrei mandato l’intero cast del Segreto. Davvero. Intrecci soap del reality che fanno un cross-over con gli intrecci soap della fiction (Crippa, se mi prendi l’idea non chiedo tanto, mi basta un accenno nei titoli di testa: da un’idea di). Ma io sono un caso particolare, fosse per me metterei il cast del Segreto alla mensa di Mediaset a servire cotolette, e poi alla portineria di Cologno, e a stendere il nuovo piano editoriale di Mondadori,  e a costruire il nuovo stadio del Milan. Credo che il cast del Segreto, ma questa è una mia opinione personale, non venga valorizzato abbastanza da Mediaset.

Il segreto
La formazione del Segreto pronta a scendere in campo contro la Juve 

Lo ammetto. Sono completamente pazzo del nuovo Ballarò di Giannini. Sono passati quasi sei mesi e Giannini è ancora quello che era prima: il vicedirettore piacente di Repubblica doppiato da Mastandrea. Ovvero: non è un conduttore televisivo, non ha i tempi giusti, fa pause quando non dovrebbe, se magna un po’  ‘e parole. Eppure, questo lo rende già automaticamente meglio di tutti gli altri conduttori di talk (a parte Santoro: Santoro è il Maestro). Guardare Giannini dà dipendenza, nella fattispecie quei brividini alla schiena tipo quando Miriana o Alessia Merz facevano il gioco dello zainetto al posto di Ambra, che quel giorno magari aveva l’interrogazione di fine quadrimestre: la sensazione continua che un pezzo della montagna stia per staccarsi e travolgerci tutti quanti. Fantastico. Ho apprezzato parecchio l’abolizione della copertina satirica (Giannini aveva questa tendenza ad abbondare di aggettivi, come tutte le persone educate, ma dopo i comici di turno suonavano leziose) e il rimpiazzo con lo schema geniale detto “Giannini in piedi dietro un tavolo“. A volte non da solo. Qualche mese fa, quando l’Ebola sembrava stesse per irrompere con i carri armati nella camera da letto di Matteo Salvini e Elisa Isoardi (bisogna ripetersela sei o sette volte al giorno, questa cosa di Salvini e Isoardi: eppure non ci si abitua mai), insomma dietro il tavolo di Ballarò c’era il ministro della Sanità Lorenzin a rassicurare la Nazione (“EGNENTE, tutto sotto controllo, C’HANNO LE TUTE”), ma ora pubblicità, restate con noi. L’altro giorno, invece, Giannini ha aperto sulle note di Ragazzo Fortunato di Jovanotti (con annesso movimento di anca e bacino: dal suo divano Scalfari ha creduto a un sabotaggio dei noti hacker anti-Repubblica Ferrara e Cerasa) e, finalmente, una voce fuori dal coro: “A me me pare che tutta ‘sta bravura de Renzi nell’elezione de Mattarella boh”. Massimo, finché possiamo fare qualcosa per impedire il sorpasso di quell’altro, conta pure di noi: dicci che dobbiamo fare e noi lo faremo.

Floris, inutile che fai quella faccia. Sono deluso. Io sono un aziendalista, come Simona Ventura. Persino se mi chiamassero ad Agon Channel (ho mandato 7 volte il curriculum, voglio dire, stanno prendendo CHIUNQUE, perché ancora non mi assumono? Anche io voglio andarmene indignato due giorni dopo denunciando la penuria di TONER e FOGLI A4), ecco, mi batterei fino alla morte per difendere la mia azienda, ma se proprio voglio andare altrove mica a vado a fare LA STESSA IDENTICA COSA, con le stesse sedie e gli stessi cartelli e le stesse risatine guascone mentre Crozza ne imbrocca una ogni dieci (e Boschi reagisce alla stregua di un Brunetta qualsiasi: #rosica). Un po’ come se Simona Ventura si mettesse a fare l’Isola da una spiaggetta di Durazzo mentre dall’altra parte Pigi Diaco pretende di insegnare a un oriundo come si spaccano i cocchi “rimanendo delle belle persone con una gran carriera qua dentro”: no Floris, non ci siamo, non te lo perdonerò mai. E poi, quell’aria da sapientino clementoni andava bene sulla Raitre di Vianello, ma a la7, dopo Chicco e Lilli, forse era il caso di cambiare copione, o faccia, o ghigno. E poi, fattelo dire, mi sembri triste a la7. No, forse non triste. Trattenuto, ecco.

Modugno

In un’intervista a Hit, il celebre retroscenista di tvblog, Carlo Conti ha dichiarato: “Il mio referente è il pubblico che vorrei apprezzasse le canzoni, che magari poi vengano trasmesse dalle radio. Per pubblico intendo proprio tutta la famiglia. Come dice Ligabue: Mia madre che prepara la cena cantando Sanremo, carezza la testa a mio padre, gli dice vedrai che ce la faremo”. Per la cronaca, l’anno scorso, intervistando Ligabue poco prima del suo Sanremo, Fabio Fazio aveva detto esattamente le stesse cose, citato esattamente la stessa canzone e gli stessi versi come manifesto del proprio Festival. Ricordalo, tu cricetino dalla memoria psicolabile, quando tra qualche giorno dirai “Oh, che bello, con Conti è cambiato tutto”. 

 

7 Replies to “Appunti sulla tv che ci circonda”

  1. scudisciate all’indisciplinato. fossi la profe. io mi limito a sospirar di contentezza. e masterchef? e forzaforzaforza? eh? eh?

  2. meno male che c’è ancora “qualcuno” che racconta le cosecomesonoveramente
    Grazie TFM e ben tornato

  3. Ho detto: c’è Sanremo, passo di là (cioè di qua) per sapere che succede. E invece trovo questo. Anche meglio, direi.

  4. Ma me l’ero perso o l’avevo letto e dimenticato e rileggerlo è stato come rileggerlo per la prima volta?
    E’ stata un’estate di riletture, pensa che ho riletto Di noi tre, per sapere cosa ci facesse Misia in Argentina.
    Tu stai sempre bene, sì?

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