Costamagna Carfagna

Ovviamente tutti a buttarla in donne contro donne, la bionda e la mora, le cosce, l’aspetto fisico, chi è senza mentore scagli la prima offesa, chi di sospetto ferisce di sospetto perisce. Avvilente.

 


Luisella Costamagna, Mara Carfagna, Robinson, Raitre.

 

Quando invece, avendo gli occhi per leggere, è stata una buona intervista televisiva. Finalmente una giornalista italiana che fa domande secche e, se riceve risposte vaghe dall’intervistata, ripete le stesse domande anche due e tre volte, fino a svelare le contraddizioni e le mancanze dell’intervistata (“Sono passati dieci anni dalla mia laurea, non ricordo bene il contenuto della mia tesi”) e anzi costringendola a dire esplicitamente quel che continuava a ciurlare nel manico di sorrisi e buone maniere (“Sì, l’editto bulgaro è stato poco condivisibile”). Certo, si può ragionare col metro del gusto personale e dire che Costamagna poteva fare altre domande e non insistere su cose che in fondo noi sappiamo già. Ma, appunto, è questione di gusto, ma poi, noi chi? Lo schema dell’intervista era adamantino: la vicenda “Carfagna” (background, ascesa fulminante, catarsi monacale) è una ferita che evidentemente non si è ancora sanata e c’è bisogno di ricordarlo, soprattutto nell’ambito di un discorso più generale come quello dell’Eterna Questione Femminile.

 

L’errore di Costamagna non è stato certo quello di tirare in mezzo l’aspetto fisico dall’alto della propria “gonna sopra il ginocchio” scoprendo così il fianco all’avversaria morigerata (siamo ancora al bue e all’asino, medioevo). Piuttosto, Costamagna non ha saputo reagire con la giusta veemenza quando l’intervistata ha ribaltato il tavolo invertendo i ruoli in onore al vecchio adagio “Buttiamola in caciara, ma con classe”. Come dimostrato anche nell’intervista successiva a Pippo Baudo, Costamagna ha uno stile di conduzione fortemente emotivo, fatto di strappi e ruvidezze ma anche di stati d’animo non filtrati. Chissà se questo Robinson in solitaria – finché dura – riuscirà a smaliziarla quel tanto che basta. Ma se non dovesse succedere non ne faremmo certo un dramma, a patto che Costamagna continui a “ripetere le stesse domande due e tre volte e anche all’infinito se serve”. Nell’infotainment televisivo italiano è una cosa talmente rara da far venire le lacrime agli occhi. Che Iddio la protegga.

13 Replies to “Costamagna Carfagna”

  1. articolo controcorrente, limpido, eccezionale. Nel conformismo imperante, c’è da commuoversi. Grandi

  2. Saluto con gioia quest’evento televisivo perché mi ha permesso di rispolverare tutta una serie di battute camionistiche di pregio. Excerpts esclusivi: “Però, certo che la Carfagna ci sa fare con la lingua!”, “Bene, bene, finalmente in tv un confronto tra due professioniste”. Segue gelo degli astanti.

  3. Sparare su un blog di critica televisiva è facile, ma questo commento a me sembra davvero pessimo.

    L’analisi è viziata da un provincialismo di fondo che non fa riconoscere al critico che ripetere pappagallescamente domande non sempre è sintomo di grande giornalismo. “Finalmente” esclama il nostro “una giornalista italiana che…” credendo che basti fare insinuazioni a raffica per diventare Jeremy Paxman. Bisognerebbe vedere quali domande si ripetono. Ma questo al critico non interessa, preferisce, o forse, temo, davvero crede, che girare per venti minuti intorno alla domanda “Ma hai fatto carriera dandola?” costituisca una buona intervista televisiva e giornalismo, presumibilmente “non all’italiana”.

    Il vizio di fondo è, come segnalato dal paragrafo iniziale, quello tipico di internet: la ricerca ossessiva dell’originalità. Pur di essere originale, il nostro non riesce a vedere le cose per quello che palesemente sono: una conduttrice che insiste in maniera suicida nel suo rovistare nel torbido e riesce a far fare un’ottima figura a una come Mara Carfagna.

    Ma vedere le cose come sono non interessa, cio’ che conta è essere originale. Il nostro si avvilisce, addirittura, nel sentire le opinioni di buonsenso che circolano. Egli, a costo di far passare la Costamagna per David Frost, dirà una cosa originale. Con grande effetto scenico, e la commozione del signor Lucio.

    Scusate la lunghezza, ma non sono riuscito a tenermi.

  4. *Tommaso: il suo commento è segnato da un gigantesco processo alle intenzioni, e cioè l’accusa di una ricerca di originalità a tutti i costi da parte mia. È una sua interpretazione, solo sua, che non appartiene alla logica di questo blog (che evidentemente Lei non conosce). Come se io processassi le sue intenzioni scrivendo che il suo commento così “focoso” nasce dalle sue idee politiche berlusconiane. Sarebbe scorretto e infatti non mi sogno nemmeno di pensarlo.

    Secondo: come spesso accade nella vita reale e anche nell’Internet, Lei estrapola un pezzo del mio ragionamento e lo estremizza al massimo per poter meglio controbattere e segnare a porta vuota. Troppo facile, così. Ma nessuno nel post ha mai messo in mezzo Jeremy Paxman o David Frost. L’avessi fatto, le sue argomentazioni sarebbero nel merito, e invece no.

    Terzo. La tesi del post è chiarissima: nel quadro dell’infotainment italiano (Fazio, l’ultima Bignardi, anche Vespa e Floris), avere qualcuno che incalza l’ospite, troppo spesso cullato da atteggiamenti morbidi, è cosa degna di nota. Ne facevo una questione di forma, prima ancora che di sostanza, proprio perché nella televisione italiana c’è un enorme problema di forma. Volutamente tenevo fuori la questione del *cosa* e quindi delle domande che Costamagna ha scelto di porre a Carfagna. Lei invece commenta ignorando (o fingendo di ignorare) l’oggetto del post in questione. Come diceva la mia professoressa del liceo, è andato fuori tema. Capita.

    P.s. Lei scrive “vedere le cose come sono non interessa”: caro Tommaso, né io né Lei abbiamo le risorse per decidere una volta e per tutte come “sono le cose”. Ci sono delle visioni, parziali, attraverso cui si filtrano queste benedette “cose”. Credo di avere appena scoperto l’acqua calda, tra l’altro.

    Saluti.

  5. La ringrazio per la risposta.

    Chiaro che il mio è un processo alle intenzioni: è grazie a questo non detto che riceve applausi – seppur virtuali – e suscita la commozione del signor Lucio, anche questa virtuale. Dunque mi pare ineccepibile che su queste intenzioni si prenda un pochino di critiche.

    Lei dice che la tesi del post è chiara. Ma io penso che se avesse formulato la tesi davvero in maniera chiara – come fa nel suo commento – avrebbe raccolto molti meno consensi estasiati. Perchè dice una cosa tutto sommato giusta ma non degna di nota.

    A me sembra che tutto il lavoro venga svolto da paroline ed espressioni quali “avvilente” o “medioevo”, “fa venire le lacrime” e su un non detto che fa pensare, appunto, alla Costamagna come grande giornalista al di fuori dai canoni “italiani” di servilismo. Cosa succede se si tolgono questi elementi? Cosa resta?

    Resta il seguente: incalzare l’ospite è una cosa non usuale per i canoni della TV italiana. Punto. Non restano giudizi di merito ne altro. Quello che Lei fa invece è connettere questa, diciamo cosi, originalità, ad un giudizio di merito (attraverso, appunto, paroline, espressioni e toni) positivo.

    A mio modo di vedere le cose è una mossa illegittima, proprio perchè, come dice lei, ignora del tutto la sostanza dell’intervista. L’insistenza non è un bene in sè, il giornalista si giudica da cio su cui insiste, non dal fatto che insiste tout court.

    In poche parole: se parla di forma e di originalità lo deve fare con sobrietà e senza giudizi di merito. Per potersi permettere i secondi (nei quali indugia) dovrebbe, a mio modo di vedere le cose, andare a vedere la sostanza.

    In conclusione, ed in parole spiccie: ma davvero l’ha trovata una grande intervista e non una colossale figura di merda?

    PS: Ultime tre elezioni: Radicali (ahimè), Rifondazione, PD. Il processo alle intenzioni è legittima come cosa – bisogna capire CON CHI si parla – ma in questo caso ha toppato.

  6. *Tommaso: Lei evidentemente non conosce il blog. Una delle chiavi del blog è l’uso dell’iperbole come figura retorica. Niente di fuori dal mondo. Lo fanno in molti, ma tant’è. Si faccia un giro tra i post e lo scoprirà da solo. Da qui l’iperbole del Medioevo ma anche l’iperbole che evidentemente Lucio ha ripreso nel commento. Lei sta prendendo alla lettera cose che vanno al di là della semplice lettera. Da par mio non ho certamente preso alla lettera il commento del povero Lucio, ma ho visto al di là della sua forma (era un apprezzamento, in termini di iperbole, fine).

    Adesso che le ho spiegato qualcosa di questo blog che Lei giustamente non conosceva, mi ritiro in buon ordine. Sono da troppo tempo in Rete per non sapere dove andremo a finire, cioè nei pressi del Flame e della litigata. Sono sicuro che in una tenzone pubblica vis à vis arriveremmo a comprenderci molto meglio di come non stia accadendo qua. Lei ha espresso il suo parere, io ho spiegato quali erano le mie intenzioni. Non è il caso continuare ad attaccarci e attaccarsi alle parole. Mi perdonerà dunque se non risponderò alle sue domande su Costamagna e alle provocazioni politiche che, in questa sede, non hanno alcuna ragion d’essere.

    Altri Saluti

  7. Il rischio di Flame è sempre presente, capisco bene. Comunque, a me lo scambio è piaciuto.
    Arrivederci, ma ci pensi a quello che ho detto!
    Cordiali saluti.

  8. *Tommaso: almeno si è rimasti su livelli civili, cosa molto rara su Internet. Arrivederci, ci pensi anche lei!

  9. intanto che voi ci pensate io mi lamento del fatto che ovunque si ospitino marchette. io. mi. lamento.

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