La Sicilia è una terra martoriata, che non si libererà mai di certe iatture. Tipo le fiction.

Stamattina appena sveglio ho fatto una cosa grave, anzi gravissima. Ho acceso la tv. Chiedo venia, fortissimamente venia, ma è che uno ogni tanto ha anche voglia di ristabilire ataviche certezze -passanti per latte e biscotti pan di stelle e sprint e cartoni-. ‘Nsomma, canale 5. La replica -credo- di una fiction, “L’onore e il rispetto”. Plot: una famiglia siciliana  -e daje- va al Nord -e daje- a cercare fortuna -e daje- e lì il capofamiglia si appoggia a Don Calabrese -e daje- che li sovvenziona -giro di parole per: usura- per aprire un negozio. Il padre di famiglia viene preso in giro da DonCalabrese, fallisce e si impicca. Alla moglie le parte la brocca: ospedale psichiatrico. Il figlio maggiore cerca di vendicarsi in proprio – e daje- e finisce in carcere -e daje-. L’altro figlio invece è buono -Abele e Caino vi dicono nulla?- e si diploma e fa il bravo militare e si mette con una bella ragazza torinese.

So che state pensando: mo’ sto rompicojoni di TFM riparte con la pippa della Sicilia e degli stereotipi e della fantasia che manca e dei dirigenti televisivi che si lamentano sempre che mancano storie e idee -sono qui!- e delle fiction fritte&ritrite che parlano sempre delle stesse miserevoli storie. No non vi tedierò con tutto ciò -mi stanno narcotizzando, mi sto arrendendo, mi state perdendo-.
Cosa mi ha distolto, ordunque, da un bel post reprimendo? Risposta: gli attori. Vedere Serena Autieri -qualcuno se la ricorda imberbe a Un Posto Al Sole? Io sì- fare la sciuretta torinese ti fa quasi venir voglia di dire “Uhm, ma lo sai che questa Manuela Arcuri non è poi così male?”, ma siccome la relatività è il passepartout che apre tutto l’audiovisivo italiano e non solo -tranquilli, nemmeno io ho capito bene cosa volessi dire- ci ripensi subito dopo (Manuela Arcuri è così male). Ma il sublime è lì, è nel bello&bravo&labbromunito GabrielGarko, uno che se gli andava bene nella vita finiva a fare il tronista e invece lo costringono a fare l’attore, o muto/morente -Fate Ignoranti- o doppiato -Il bello delle donne-, peraltro sempre con quell’espressione un po’ così -che abbiamo noi quando abbiamo sbagliato mestiere-, o a recitare in siciliano. Ecco. Recitare. Ok, smetto di bestemmiare, qualcuno potrebbe non gradire. E comunque: corro a vedere la seconda puntata. A quanto pare oggi GiancarloGiannini -sì, lui, l’ultimo grande attore rimasto- sparerà al Garko, urlando: “Disgraziato, hai disonorato mè figghia!”. Posso perdermi cotanta verità?

UPDATE: Va da sè che io parli di ciò che conosco. Mentre su Canale5 ruminano avanzi dialettali, su Rai1 avviene lo stesso, con l’altra isola, però.

3 Replies to “La Sicilia è una terra martoriata, che non si libererà mai di certe iatture. Tipo le fiction.”

  1. meno male che nessuno è ancora riuscito a stereotipare il cacioricotta…per quanto ancora la scamperemo!joujou…in partenza per londra…col cacioricotta in valigia…

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