“Eppure avrai il coraggio di chiamare l’evidenza casualità: sai di cosa sto parlando”

 

“E ora, dopo i Guns ‘n Roses, leggiamo qualche messaggio di voi ascoltatori. Angelo81: sì, l’abbiamo appena saputo. E’ morto il bassista di Carmen. Ma cambiamo discorso, che altrimenti ci scende la lacrimuccia. Carlo ci chiede “Street of Philadelphia” del Boss…”Via Magna Grecia è deserta. Cazzo, almeno oggi, è domenica, e sono le 3 del pomeriggio dell’ultima domenica d’estate (d’ora in poi, tutto quel che verrà sarà oro colato). Dovrei farcela in cinque minuti. I bimbi mi aspettano. Oggi è la giornata clou. Ci aspetta l’invasione degli ultracorpi. E tutti -lo sento- vorranno fare il laboratorio video. Insomma, oggi si lavora, sul serio.
Cambiamo discorso. Anzi no. C’è stato un tempo in cui frequentavo i concerti. Addirittura prima fila -salta salta-, parole a memoria, due parole, anche. C’è stato un tempo in cui in Sicilia venne una mezza rivoluzione musicale. Una cantante di ventanni era andata in tv da Santoro. E poi a Sanremo. S’era messa in testa di fare il rock, lì, in the middle of the flowers. La cantante era siciliana. Sì, avevamo già vissuto il trionfo di FrancescaAlotta. Ma questa cantante era diversa. Diversa. Parlava di cose che non nominava nemmeno. Sembrava conoscerci tutti ad uno ad uno. E ben presto divenne per tutti una di casa, di famiglia, una specie di bandiera da esibire su petti finalmente gonfi&tronfi. Anche noi c’abbiamo una famosa. E brava. La si chiamava per nome, la si citava nelle conversazioni, si faceva a gara a raccontare aneddoti, anche palesemente inventati. C’è stato un tempo in cui, alla fine, conoscevi per nome anche quei loschi figuri che la accompagnavano sul palco. Massimo, Leif, e poi Santi, e Leandro. Leandro Misuriello. Sinceramente, non ricordo molto di questo bassista che arrivò un po’ dopo. Quando il tempo era appena passato e io non me ero accorto. Non ricordo la sua faccia, non ricordo quasi nulla, se non il nome, ben stampato su quei dischi (due dei quali sparitimi nottetempo, casa per casa, e misteriosamente). E quindi non ho aneddoti da ricordare, nè particolari elogi da sperticare, come uso&costume in questi casi, in cui il morto diventa improvvisamente santo. Ai morti è concesso tutto. O quasi. E’ che la morte è morte. La morte fa schifo, un pensiero tanto elementare che rasenta l’idiozia, ho letto giusto stamattina a pag.114 di un bel libro. Già.

Ecco, lo sapevo, il parcheggio è già pieno. Basta qualche minuto di ritardo. Le colonie di pesti inferocite sono già pronte a tutto.  Un leggero venticello accarezza le mie braccia. Mi fermo a parlare con una vigilessa urbana: le chiedo se “può fare qualcosa per quei posteggiatori abusivi, laggiù, vede?”, non ci capiamo, lei è a disagio, è sola, mi dice che “aspetta un collega”, forse vorrebbe tornare a casa, magari a fare una pennichella, magari rimpolpare la sua pinguedine. Apro il mio stand, mi guardo attorno. Un bambino passa, mi guarda, gli sorrido, mi sorride. Al suo fianco la mamma. Dico “vuoi fare il laboratorio con noi, oggi? E’ divertente” esagero. Lui dice “Posso, mamma?”. La mamma annuisce e lui me la porta vicina, e dice:
“Vedi, la mia mamma ha i capelli corti, perchè ha avuto una malattia”
“Dai, Luigino, al signore questo non interessa”.
Mi piace il sorriso che ci scambiamo, io, lei e Luigino. A volte uno passa il tempo a guardarsi l’ombelico. Eppure, eppure, basta un attimo, uno solo. E i colori sono proprio quelli che pensavi, nè più nè meno.
“Scusi, ma che fate qui?” irrompe una signora bionda.
“Può partecipare anche mio figlio Gabriele? E’ bravo, mio figlio. Dai, Lele,  fagli vedere –me lo butta davanti manco fosse un cencio appena preso in saldo– come sei bravo. Sa –dice rivolta a me-, lui ha il karaoke, a casa. Dai, su fagli vedere come canti “Laura non c’è” di Nek. E’ la sua canzone preferita –sempre rivolta a me-. Dai, su, che poi ti mandano in televisione.”

Ecco, va: cambiamo discorso.

4 Replies to ““Eppure avrai il coraggio di chiamare l’evidenza casualità: sai di cosa sto parlando””

  1. Nel senso: se hai DAVVERO il karaoke a casa, ti mando in tv a programmi tipo Cultura Moderna o in qualche reality show. Viceversa…

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