“Tieffemmino, ricorda, quando vai al ristorante prendi sempre le cose scritte a penna che sono fresche”

aparisL’altra sera sono stato in rue Roquette, che di giorno è una cosa e la sera non so c’era questo scorcio, davanti a un bancomat due ragazze in minigonna e ghingheri, accanto a loro, seduti per terra, due cani, una custodia per chitarra, alcuni tipi, tra cui questo tipo col giubbottone lercio col bicchiere di cartone in mano la sigaretta al lato della bocca, saltellava da un piede all’altro, aveva gli occhi mezzi chiusi.

Da fuori il ristorante non si vedeva bene che c’era la condensa sulla finestra, ma fuori c’era scritto Lao-Thai o Thai-Lao ora non ricordo e io non ero mai stato in un posto dove metà della parola era Lao.
Sono entrato e mi è venuta incontro una signorina, uguale uguale a Marilyn, la segretaria del dottor Joel di Un medico tra gli orsi, solo che la signorina aveva un rossetto rosso fresco fresco e, soprattutto, parlava tantissimo. La signorina voleva farmi sedere in un tavolo davanti alla porta ma io ho detto che volevo stare in fondo alla stanza. C’era una statua di un Buddha tutto dorato che volevo vedere da vicino. Mentre percorrevo il breve corridoio (due passi, uno – due) fino al tavolo ho visto che appese al muro c’era delle decorazioni luminose e poi, al centro della sala, vicino alla cassa, c’era un albero di Natale. Acceso.

Come antipasto potevo prendere i nem, cioè gli involtini, i quali nem (o nems?) sono una delle mie dieci parole preferite dell’inverno 2010-2011, poi ho preso una cosa chiamata tartare di salmone e mi hanno portato una cosa diversa da quello che mi aspettavo – d’altronde ai ristoranti dove non capisci le lingue ci vai proprio per vedere se da qualche parte ti è rimasta una capacità minima chiamata stupore, un po’ come quando vai allo zoo – insomma una terrina fredda, preparata ai tempi forse in cui Laos era ancora sotto il protettorato francese, ma saporita eh, col salmone spezzettato, tanta cipolla, tanto gingembro ma in forma diversa che al giapponese, ugualmente piccante e dal retrogusto, come dire, a lunga gittata.

Poi nel menu, che era stampato e sopra c’era una di quelle pellicole plasticose che hanno i menu, che ne so, anche a Castellammare di Stabia o del Golfo, insomma c’erano anche delle cose scritte a pennarello che non si capiva un cazzo che erano scritte sì in francese ma alla maniera come lo scriverebbe un abitante di strano luogo inventato LAO-THAI e così quando Marilyn è venuta a chiedermi io le ho risposto indicando col dito proprio una di quelle scritte a pennarello: lei ha annuito convinta e ha detto solo: trè bòn, trè bòn. Al che mi sono fidato e ho capito che avevo fatto la scelta giusta, d’altronde da piccolo me lo diceva sempre mio padre: tieffemmino quando vai al ristorante prendi sempre le cose scritte a penna che sono fresche.

Poi ho sgranocchiato le nuvolette di gamberi sì le stesse che ti danno al giapponese e che al franprix sotto casa mi costano 60 centesimi a sacchetto e qua invece sono gentile omaggio di Marylin, poi mi sono alzato e ho chiesto a Marilyn dove fosse il bagno e lei mi ha detto qualcosa che voleva dire “là in fondo, sempre dritto mi raccomando non andare a destra che quella porta tutti ci cascano sempre ma è quella sbagliata” e io sono andato là in fondo ma mi sono ritrovato ai piedi della cucina, davanti a una di quelle tende coi fili che si trovano che ne so, nelle botteghe tutto a mille lire nei paesi di mare e che vendono le creme solari ma anche la mortadella ma anche la pompa per gonfiare le ruote della bicicletta, e boh saran passati cinque, sei secondi ed è uscito un omino col cappello bianco in testa e mi ha detto anzi proprio ordinato di entrare e io sono entrato ho chiesto “Permesso” in italiano che in LAO- THAI mica lo so, ed erano solo in due, uno di spalle che impiattava come un furetto e un altro che metteva i piatti nella lavastoviglie, mentre su un tavolo c’erano i piatti sporchi con i resti che la gente aveva lasciato, era una bella immagine, come dire, così ricca di umanità, poi però mi scappava sul serio e sono entrato in questa porta, che era il bagno, solo che non c’era chiave nè serratura nè niente, così mi sono sbottonato i pantaloni e ho iniziato una delle procedure più complicate nella storia dell’umanità: la minzione con il piede sinistro tenuto fermo contro la porta, ma mica per niente, solo perché mi dispiaceva se gli effluvi delle mie scorie finivano nel cibo che poi tra l’altro mi sarei mangiato.

Poi sono tornato al tavolo e Marilyn tutta sorridente come a dire “vedrai vedrai” mi ha portato quella cosa sconosciuta che avevo ordinato, e anche qui sono rimasto sorpreso, per quanto andiamo incontro all’ignoto la nostra mente si fa sempre un’idea, hai voglia a non fartele, come quando vai a un appuntamento al buio e dici dai dai aspettati il peggio tanto peggio di peggio che c’è anche se forse ho fatto l’esempio sbagliato che io quella cosa trè bòn me l’aspettavo buona che Marilyn l’aveva detto, trè bòn, e infatti ora sono lì che affondo il cucchiaio in questo vasetto con dentro tanto latte di cocco ma rossiccio e poi delle cose che galleggiano e non c’è cosa più bella che andar giù di palato e indovinare carota! pomodoro! agnello! no! vitello! no! manzo! che pollo almeno si capiva che non lo era, e alla fine mi sono pulito col tovagliolo, ho fatto il ruttino senza farmi accorgere, e sono uscito, ho fatto una decina di metri, e mi è venuta in mente la domanda che avevo qui sulla punta della lingua da quando ero entrato e che volevo fare a Marilyn e cioè: ma come si chiamano gli abitanti del Laos? Laotini? Laotiesi? Laosani? Mi sono chiesto se tornare indietro o meno ma poi mi sono voltato e dall’altra parte c’era la città e no, mi scoccia tornare indietro, che in fin dei conti uno dei motivi per cui quell’autunno del duemilaedieci ero venuto a Parigi era proprio per non farmi più queste domande del cazzo.

12 Replies to ““Tieffemmino, ricorda, quando vai al ristorante prendi sempre le cose scritte a penna che sono fresche””

  1. fanno ancora il "Le M" da McDonald's in Francia? Una tua risposta positiva sarebbe motivo sufficiente per un mio ritorno immediato in terra d'oltralpe.

  2. Rue de la Roquette la notte l'è un bordello, bisogna fare la gimkana a testa bassa tra i punk con e senza cani, giovani comitive di femmine ubriache, turisti perduti, e ovviamente laotiani.

  3. Grazie per aver citato Un medico tra gli orsi.
    Grande Joel Fleischmann, grandissimi tutti, che serie eccelsa.
    G

  4. le nuvole di drago le danno al cinese…se vai a un giap e te le danno, mi sa che sono cinesi sotto sotto e non giapponesi doc.

    Zion

  5. Tieffemmino, perdonami se vado fuori tema, ma ti prego dimmi che ieri hai visto Amici, e in particolare il duetto di Francesca con la Bertè! Momenti che entreranno nelle antologie!
    LB che ancora piange dal ridere

  6. OT per dirti: lo sai che Emilio ha scritto sul suo account facebook che sono iniziate le riprese di tutti pazzi per amore 3? E c'è Memphis? E la Stella? E tutto questo nel silenzio di Tieffemme? Fai qualcosa, su! Che non ti paghiamo mica per andare nei ristoranti!

  7. *Ciaoaudio: sai che in tutta la mia vita sono stato tipo 2 volte da McDonald's?

    *Yet: ahah la risorgente zuppa is win

    *Belg: ovviamente

    *G: prego, prego. La serie su cui mi sono formato. E.R. e un medico tra gli orsi, i miei '90s del cuore

    *Lb: non lo vidi. per fortuna? o purtroppo? 😀

    *Onda: infatti

    *Virgh: ti dico una cosa ma non la dire a ninguno: mollai Tutti pazzi a metà della seconda. So boring.

  8. Purtroppissimo! 
    La fredda cronaca: parte la base, la Lory invece di cominciare a cantare sbraita: "la base, la base, abbassate la base, è troppo alta!", niente, la musica continua e la povera Francesca è costretta a improvvisarsi microfonista: mentre canta le gira la manopolina del cosetto del microfono, e lei continua: "più alta! più bassa! così! No aspetta, più bassa!". Il panico negli occhi di Francesca, e la gioia nei miei. Cose belle, molto belle! 😀

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