Vieni via con me, cosa rimane?

vieniSi è dunque concluso il ciclo di Vieni via con me. La quarta puntata, probabilmente la più solida sul piano dei contenuti, la più compiuta, la meno ingenua, ma anche la meno innervata di tensioni nervose esogene (tensioni di cui il programma, giocoforza, si è nutrito e che hanno nascosto l’esilità dello schema. Ancora un’altra puntata e chissà: meno male che tutto finisce).

Nel primo monologo Saviano, per parlare del terremoto, ha scelto di non occuparsi dell’adesso, dell’oggi e del domani, parlando di quelli che sono rimasti, che sono sopravvissuti, e della coltre di silenzio che li ha annichiliti. Ha affrontato, emotivamente, il prima, attraverso il racconto di chi non c’era più. Poi ci sono stati gli interventi molto potenti di Dario Fo e Piero Grasso, e il secondo monologo di Saviano dedicato al voto di scambio, passato a dire il vero un po’ così, perché intanto l’attenzione di molti si era spostata altrove, audio abbassato in sottofondo, a cercare lenimenti per quel manrovescio ricevuto all’improvviso: Monicelli si è suicidato.

Vieni via con me si è concluso. Cosa rimane?
Elenco di cose che sono rimaste, alcune.

* La televisione non si deve vergognare di emozionare. Non c’è racconto senza emozione. La televisione può emozionare, deve farlo, basta che non si ammanti di chissà quale potere salvifico.

* La televisione può essere servizio pubblico. Nel senso di informare, di nominare le cose col loro nome, di suscitare discorso. E opinioni.

* L’Italia non è evidentemente solo quella gran baraonda liquamica che ogni giorno ci viene sputata in faccia. Questo ha provato a dire Vieni via con me. E questo hanno accettato, condiviso e ribadito i milioni di persone che si sono incrementati e mantenuti, in parte giovanissimi, in parte giovani, in parte gente che da già un po’ la tv che schifo.

* Vieni via con me ha prodotto una ricchezza, un tesoro, un assegno in bianco. È stato un efficace riassunto “delle puntate precedenti”, di quel che il nostro Paese è stato finora e che molti avevano dimenticato. Da qui bisognerebbe ripartire, da un dato inequivocabile: molti italiani sono pronti per qualcosa. Cosa sia questo qualcosa ce lo dovrebbe spiegare la Rai, creando altri discorsi e altri ragionamenti, producendo ulteriore ricchezza. Comportandosi da vera agenzia culturale. Peccato che ultimamente sia presa, come dire, da altro.

* Vieni via con me ha tentato di sciogliere, se possibile, alcune grosse criticità, temi caldi e trasversali: il lavoro, la legalità, la politica, i diritti civili. C’è un tema, però, che Vieni via con me non ha trattato di petto: le unioni civili e la relativa regolamentazione. Di oggi la notizia della donna il cui compagno è morto nel tragico incidente di Viareggio dell’anno scorso. La donna non ha diritto all’assegno di risarcimento destinato ai parenti delle vittime semplicemente perché non era sposata con l’uomo con cui, di fatto, aveva costruito una famiglia. Ci sarebbero da dire tante cose, ma probabilmente una ne basta: il tema delle unioni civili non è una priorità non solo del Paese, ma nemmeno delle varie sinistre che ci stanno dentro.

* Finalmente si è capito che pluralismo non significa accatastare ospiti che la pensano in modo diametralmente opposto e che si urlano addosso. Pluralismo significa che la Rai sta pensando di affidare, come risposta a Saviano, un programma di prima serata a Vittorio Sgarbi. Magari su Raiuno, chissà. 

* In Italia è emergenza satira. Roberto Benigni, Paolo Rossi, Antonio Albanese, Corrado Guzzanti. Tutti, chi più chi meno, deludenti: imbolsiti, ripetitivi, scontati, appesi al ricordo di ciò che sono stati. Avevano una grande occasione, l’hanno bucata, finendo con il non aggiungere nulla, lasciandoci come eravamo. Appunto. Peccato. 

* Fabio Fazio. Criticato in modo praticamente unanime. Rimane però un dato di fatto. Nell’ultimo ventennio è stato uno dei pochissimi autori televisivi, se non l’unico, a rinnovarsi riuscendo sempre nello stesso intento: fare una televisione capace di intervenire in modo prepotente sulla realtà.

E amen.

15 Replies to “Vieni via con me, cosa rimane?”

  1. E, fra i comici, non hai nemmeno nominato Cornacchione… Io però Guzzanti lo tiro fuori dal tuo discorso, che condivido (Rossi e Albanese per me sono ancora quelli di Su la testa – ecco perché, comunque, ci voglio bene).

    Fazio è bravo, anzi mi viene proprio da dire, televisivamente: meno male che Fazio c'è. Ma meno male davvero. Questa trasmissione è stata acqua fresca, anche quando troppo lenta e un po' noiosa, soprattutto quando troppo lenta e un po' noiosa.

    E sottoscrivo la forza del messaggio: L'Italia non è evidentemente solo quella gran baraonda liquamica che ogni giorno ci viene sputata in faccia.

  2. Di cose se ne sono dette tante. Due cose due.

    * (mannaggia a te che non hai messo i numeri.) l'emergenza satira si vede anche nelle giovani leve. Poche e pessime. Sì, mi riferisco al monnezza dei citofoni e alla biondina delle notizie "frizzanti". Tanto che preferisco i vecchi imbolsiti (almeno quelli meno decaduti, e Albanese ha vinto comunquemente.)

    *momento paranoico-populista: se fazio è stato l'unico in tutti questi anni, un motivo ci sarà.

    P.S.
    vieniviaconme ci lascia anche la minaccia di altri libri di saviano. I librai (e io lo fui!) si preparano ai "avete il seguito di gomorra?" e "vendete, per caso, l'ultimo di saviano?"

  3. Nel complesso, una grandissima lezione di educazione civica- in cui si è dimostrato che in effetti troppi non capiscono i concetti fondamentali (manco il ministro dell'interno, in effetti).
    L'ultimo monologo l'ho seguito, ed era un appello alla democrazia, alla partecipazione: oltre al fatto che ha chiaramente lanciato il sospetto che comprando voti un (il) governo può conquistarsi la maggioranza. A 50 euro a voto. Inquietante.
    Sulle coppie di fatto, in effetti è rimasto il buco. Anche se con 4 puntate e con Saviano hanno scelto tutti argomenti importanti – non è che me la senta di dire che dovevano tacere su altro. E l'argomento omosessuali l'hanno toccato bene, riuscendo a far ridere non dei gay ma degli omofobi.

    Chissà, magari, fra un anno, si potrebbe ritentare.

  4. vieni via con me mi ha risvegliato un po' dal torpore del "non voglio sapere nulla perché tanto nulla cambierà mai in italia".
    Non ho cambiato idea, sono molto pessimista riguardo le sorti dell'italia, ma, nonostante il programma zoomasse sul marciume italiano, mi ha fatto sentire italiana di nuovo (questa cosa me la capisco solo io).
    ne sentirò la mancanza 🙂
    p.s. sono d'accordo con l'anonimo #2, cetto la qualunque vince comunquemente 😉

  5. E' indubbio che la necessità di cui parli, TFM, è reale, e ci ha fatto, tutti, accogliere con entusiasmo e speranza questa trasmissione. E' però deprimente che noi si sia ridotti a questo. A fare il tifo, cioè, per una trasmissione oggettivamente bruttina, soporifera, sovente raffazzonata e caotica, mal assemblata e, se pur con tutte le debite motivazioni, alla fine troppo liturgica per accendere qualcosa di più che non fosse la speranza di un  qualche improbabile cambiamento in rai. La puntata di ieri, se pur la più riuscita dal punto di vista della continuità e del ritmo, soffre dei medesimi difetti di fondo. Laformula, indubbiamente vincente, di utilizzare nomi importanti come testimonial di valori civili, ha i suoi limiti nel dubbio che il pubblico soddisfi più la morbosità verso l'evento e il personaggio, che nel contenuto stesso. Come giustamente noti, una puntata che ha risentito negativamente dell'assenza di polemiche, anche in termini di auditel, altro segno forse che l'interesse eraa più di facciata che di sostanza. Comunque, Saviano sceglie di affrontare il terremoto con la trippa, e, space anche un po', perchè io ammiro quell'uomo e mi sta anche simpatico, ma no, non passa l'emozione. Per questo ci vorrebbe uno che sappia vivere e far vivere il testo, non si può e non si deve pretendere che Saviano faccia anche questo. Peccato perchè, a onor del vero, sembrava stesse migliorando in gesti, pause e atteggiamento. Emozione per Tobagi, soprattutto per quei video, la voce di chi ha pagato lontana ma presente nei ricordi della figlia. Bene Dario Fo, e non era scontato che lo fosse. Poi, purtroppo, la realtà cala in trasmissione a gelare. Monicelli se n'è andato. Forse risparmiandosi quello che toccherà a noi, raschiare il fondo di questo paese.

  6. *Isla: Cornacchione non l'ho messo perchè, effettivamente non c'entrava nulla 🙂 A Guzzanti vogliamo tutti benissimo, ma dopo una settimana, tolto l'affetto per quello che ha rappresentato e per quello che eravamo, io mi aspettavo di più. Forse non ha avuto il tempo di prepararsi, non so, ma da lui quel poco non mi basta. Oh 🙂

    *Marco: ah sì, certo, meglio questi imbolsiti che i nuovi, anche perché i nuovi non esistono. Stima per i librai.

    *3: sì, hanno scelto molti argomenti. Ma l'assenza è evidente, mancava solo quello, giusto quello. Ed è un argomento trasversale.

    *6: condivido molto di quel che dici, specie il discorso sull'emotivo che non funziona, almeno per alcuni di noi, su L'Aquila. Avrei voluto altre parole. Non condiviso l'inizio del tuo commento, quando dici che siamo ridotti a fare il tifo.
    Credo che Vieni via con me abbia voluto sganciarsi da quella logica lì. Qui sul blog ci abbiamo anche provato. Poi qualcuno lo ha seguito in modo acritico, certamente, ma era anche inveitabile: una delle conseguenze dei grandi numeri.

  7. io però volevo dire che ieri sera Paolo Rossi nel finale mi è piaciuto:
    resto qui, perchè qui ci sono la mia cultura, le mie radici, la mia patria, ovvero quello con cui combatto da una vita.
    autoironico e commuovente.
     e bollani.
    miodio bollani.
    io lo amo bollani.
    invece ho trovato sbagliato non spiegare che monicelli si è suicidato, forse per non istigare nuovamente i movimenti pro-vita o non turbare il pubblico della prima serata.
    Guzzanti per me non si tocca, ma lo guardo con gliocchi dell'ammore.

  8. * La RAI in quanto agenzia culturale è stata disossata dall'interno per volontà di un gruppo di potere intenzionato a modificare la percezione della realtà da parte dei telespettatori, in gran parte coincidenti con gli elettori.

    * Fazio ha inventato della buona televisione, anche perché in assenza totale di concorrenza di qualità la sua ci è parsa buona, chissà se… Resta che in queste quattro puntate ingabbiato in uno schema molto rigido è apparso migliore (per me) di quando sviolineggia a che tempo che fa. Gli va riconosciuto del coraggio per fare trasmissioni come queste.

    * I comici: chi più chi meno è invecchiato, trascorrendo gli ultimi anni fuori dalla televisione di stato (il perché lo sappiamo benissimo) perdendo un po' il feeling con il mezzo; meglio una replica del buon vecchio guzzanti/albanese/rossi/benigni che il nulla cosmico o colorado caffé.

    * Temi sociali: non potevano starci tutti. La scelta di quali lasciare fuori è certamente indicatrice di una priorità percepita/condivisa con la società di riferimento. Credo però sia stato importante il parlare serenamente e con chiarezza di alcuni temi, così che oltrepassassero la soglia di attenzione, generalmente impenetrabile, di chi davanti alla tivvù o è costretto a districarsi tra le urla degli sgarbicloni o è annichilito dal nulla dei dialoghi del gf. Potrei dire, dal mio punto di vista, che nella lista dell'ultima puntata di quello che siamo, mancava genova 2001 e tutto quello che è cambiato dopo quella mattanza, però.

    * Raccontare e suscitare emozioni e poi far riflettere è un mestiere difficilissimo: per farlo occorrono eccellenze che dal sistema radiotelevisivo pubblico sono state allontanate o silenziate da destra e da sinistra. Chissà se si riuscirà a rifondare.

    Quei dieci milioni e passa sono la prova che c'è anche un altro pubblico che chiede altro dalla quotidiana spazzatura televisiva e non può che fare piacere.

  9. Ciao TFM, *6 sono P., dimentico sempre la firma.

    A proposito di tifo, mi riferisco a quello per Meazza o Riva, Herrera o Liedholm, pre Mosca e Biscardi, in definitiva, pre tv. Fuor di metafora, bene essere usciti dalla logica dei "io non ti ho interrotto", ti dirò, bene anche sulla carta l'idea, e non certo sicuro il successo, merito a Fazio. Male la realizzazione, tutto qui. Dal mio punto di vista, applaudire un programma bruttino sul piano realizzativo, per il fatto che risulta necessario, stante la merda circostante e ciò che rappresenta in questo periodo storico, è comunqu un po' deludente.

    #9

    Non guardo quasi più che tempo che fa, molto per lo sviolineggiamento di Fazio. A vieni via con me è andato bene perché autoesclusonsi (onore al merito). Vedere, come controprova, il patetico tentativo di duettare con miss acciao temprato Garbanelli, (io ti amo, sappilo) facendo alquanto la figura del bamba fuori posto.

    D'accordissimo con te sullla difficoltà di suscitare e raccontare emozioni e sulla tua disanima del perché ciò in gran parte sia mancato.

    P.

  10. Sui comici non sono del tutto d'accordo. Rossi senza dubbio il peggiore, una vera delusione, devo ammetterlo. Il suo monologo strappava sì e no due risate ed erano appena accennate. Mi vergognavo per lui.
    Cetto è stato un po' frenato, forse un po' ripetitivo, ma sarà che adoro troppo quel personaggio, mi ha fatto piacere comunque vederlo, anche se forse – come dici – non ha inciso davvero sul nervo.
    Guzzanti pure m'è garbato. forse è la formua della lista ad averlo "frenato" un po', ma tutto sommato ne son venute fuori dele belle (ha avuto anche uno spazio abbastanza breve).

  11. P.: tendo a credere che il siparietto Fazio-Gabanelli fosse scritto e che quell'effetto lì fosse esattamente voluto. Che poi possa risultare gradevole o meno, è un altro discorso 🙂

    *Noodles: nel mio ragionamento sui satirici facevo un discorso generale. al di là dei singoli interventi, più o meno pregevoli, più o meno legati al gusto di tutti noi, constatavo una mancata capacità di "aggiungere". Guzzanti ci ha fatto ridere ma non vedo cosa abbia aggiunto, e nello stile e nei contenuti. (non è un giudizio di valore, sia chiaro)

  12. Cancellare la differenza tra ciò che è di interesse pubblico e ciò che piace al pubblico è stata la vera e unica filosofia mediatica della destra in tutto il mondo, a partire dagli Stati Uniti, dove le cose cominciano prima e finiscono prima…
    Fazio ha il grande merito di averla, in parte, e seppur per breve tempo, ripristinata.

  13. TFM  wrote: P.: tendo a credere che il siparietto Fazio-Gabanelli fosse scritto e che quell'effetto lì fosse esattamente voluto. Che poi possa risultare gradevole o meno, è un altro discorso 🙂

    In generale c'era il solito effetto voluto. Gli sviolinamenti sono andati oltre. Ad esempio, la Garbanelli introduce il tema delle liti temerarie. In Italia chiunque può far causa per diffamazione, anche senza validi motivi, così non si può più parlare dell'argomento fino a causa conclusa. Causa che di solito si conclude con un risarcimento di 1000/2000 euro, se il giornalista ha ragione, quindi all'imprenditore conviene sempre. All'estero invece, ci sono le liti temerarie. Cioè tu puoi far valere il fatto che sei stato trascinato in tribunale per futili pretesti. Se vinci, e quindi l'imprenditore ha fatto perdere tempo per niente al giudice, la valutazione del danno è parametrata….interruzione di Fazio, che vuol fare il primo della classe…losoloso: Del valore della causa! Garbanelli: No, (Fazio sbatte due volte le palpebre, segno di insofferenza o nervosimo..cfr lie to me) parametrata sul valore della libertà di informazione, che appare limitata da un comportamento intimidatorio. Faccenda gravissima, che comporta risarcimenti milionari.All'estero, appunto.

    P. 

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