Il fatato mondo della musica indie italiana: il download gratuito del nuovo disco dei Numero 6 (feat. Enrico Brizzi)

La musica indie italiana è luogo fatato. Bello, invitante e pieno di colori. Anche quando non è maggio.
C’è gente in gamba. C’è poca gente, soprattutto.

I Numero 6 sono un gruppo genovese. Nel 2003 debuttano con “Io non sono”. Nel 2006 esce “Dovessi”, seguito nel 2008 dall’ep “Quando arriva la gente si sente meglio”. Intanto partecipano all’album di cover “Post remixes Vol.1” in cui regalano a folle adoranti -e a me- una versione di “Too much of heaven”: sì quella degli Eiffel 65. Adesso è stato appena pubblicato un nuovo lavoro, “Il Pellegrino dalle braccia d’inchiostro” in collaborazione con lo scrittore Enrico Brizzi (sì, quello).“Il Pellegrino”, così come tutti gli altri album dei Numero 6, è disponibile in download gratuito sul loro sito. Qui altre informazioni.

Ora io lo scarico e me lo ascolto. Se mi piace lo comprerò. E magari poi andrò anche ad un loro concerto. E pagherò il biglietto.

In allegato: il video di “Da piccolissimi pezzi” con la voce catarrosa di Bonnie Prince Billy, e il video di “Verso casa”.

(la prossima volta però parliamo di come la musica indie italiana non sia poi *così* fatata)

9 Replies to “Il fatato mondo della musica indie italiana: il download gratuito del nuovo disco dei Numero 6 (feat. Enrico Brizzi)”

  1. Se si spulcia bene c’è del buono nell’ indie italiano. Alcuni invece sono inascoltabili.
    Questo perché, in alcuni casi, l’ "indie" è diventato un marchio per gli sfigati che non verranno mai prodotti per le basse capacità musicali, allora sai "siamo indie perché siamo contro le major brutteccattive che producono solo spazzatura". Dichiarazione che verrebbe immediatamente accantonata se arrivasse un contratto con tanti zeri.

    Tra parentesi, sarà perché mi piace fare il bastiancontrario, ma a me pare che in alcuni casi quando un indie si deindianizza peggiora. Vedere il terribile "Amen" dei Baustelle. Pessimo se confrontato con i precedenti. Ma molti fan fanno gli indieani.
    Basta con i giochi di parole, vado a sentire sti sei numeri. gh

  2. ho letto il libro (il Brizzi scrittore *camminatore* ho scoperto che mi piace). diciamo che un disco d’inediti sarebbe stata cosa più gradita. magari uno all’altezza di quello del 2006. a cui hai mozzato il titolo (dovessi mai svegliarmi). d.

  3. *Axl: generalizzare non va mai bene bla bla bla però io devo dire che nell’indie italiano ho trovato dei dischi fondamentali per sviluppo sano di mia stessa own vita. tipo: non voglio che clara. e sì, ci saranno gli sfigati, ma no, la maggiorparte non lo è. Riguardo ad Amen: non sono per niente d’accordo 🙂 Non sono un musicista quindi mi concentro sulla parte testuale (strano, eh?). Trovo Amen una naturale prosecuzione -anzi proprio la definitiva maturazione- di ciò che stava nei primi album. Se certe sonorità sono più pop e ammiccano più all’assai che all’essai non credo sia una colpa. Charlie fa surf è orecchiabile e la cantavano pure le vecchie negli autobus ma per me rimane un grandissimo pezzo. Come quelli che Bianconi scrive per gli altri, tipo Grandi e Turci.
    p.s. su certe cose la pensiamo proprio uguale io e te! 😀

    *Dario: sì anche io avrei preferito un album di inediti. Correggo subito, grazie. Brizzi conto di recuperarlo, presto o dopo.

  4. *comunque volevo dire che il post non era dedicato tanto al *disco*, quanto alla *strategia* di permettere il download.

  5. Quello che dico sempre è che dei miei "pupilli" ciò che odio di più sono i fan di massa.
    Per me i Baustelle si sono ritrovati un po’ nel ruolo intellettuale-snob-piovegovernoladro, e abbiano voluto accentuarlo in Amen, perdendo un po’ quella vena disinteressata, con la quale però ogni tanto piazzavano la frecciatina.

    Così tanti ragazzini che parlano come l’hippy di Verdone dei bei tempi: "Grandi baustelle, cioè, ma come si dice baustelle poi? cioè? baustell? bostel? forse è turco, cioè…"

    Non so quanto abbia influito la partenza di Massara, anche se comunque Bianconi ha dimostrato di saper scrivere testi da solo.
    "Charlie fa il surf" (Cattelan hai rotto le palle) è il pezzo orecchiabile per lanciare l’album, un po’ come "La guerra è finita" per La malavita (album stupendo, di cui considero la peggiore proprio La guerra è finita…).

    Questi N6 non sono male al primo ascolto.
    Per me il re dell’indie italiano rimane Giorgio Canali, che nonostante l’età e i trascorsi potrebbe dare molte lezioni ai giovani colleghi.

    Tra le nuove leve i/gli/li Zen Circus meritano.

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