Nel fogliame odoroso che si è

 

Di Pasquale Panella, Armando Mango e Giuseppe Mango, canta Mietta. Siamo nel 2000 e Fare l’amore arriva al tredicesimo posto nel Sanremo con più qualità-di-sempre (Avion Travel, Grandi, Morandi, Gazzé, Bersani, Trovato, Consoli, Subsonica, Alice). Un vero peccato, perché, sin dalla prima esecuzione, appare subito come un pezzo-potenzialmente-killer, un pezzo da canone, perfettamente a proprio agio nella storia della musica leggera italiana: tradizionale, conservatore e con rivoli di senso che provano a sfuggire qua e là ma poi, compatti, vengono ricalamitati al cuore del Nucleo Amoroso.

Una voce che chissà cosa avrebbe potuto regalarci se solo “non avessi avuto paura di prendere l’aereo”; un ermetismo panelliano più luminoso del solito ma comunque capace di grattacapi e vicoli ciechi (“Fare l’amore mette in pericolo tranquille parole”: non conosco esegeta che non si sia fatto tremare i polsi da questi versi); una struttura melodica classicamente e doppiamente manghiana, con ripetizioni e insistenze costruite ossessivamente in funzione dell’acme al minuto 3:18 e infine sfuma, ritraendosi in timidezza, come solo il dolce scollinare del dopo, appunto, fare l’amore.

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[L’importanza di una carriera può essere misurata anche dall’incidenza su quelle degli altri. Un saluto al musicista Mango]

[Bonus track: il frame del video in cui la cantante Mietta è appesa allo spigolo del comodino con il telefono fisso in primo piano, poco prima della cavalcata finale del pezzo]

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