Ma dopo tutto chi se ne fotte
La prima volta che ho sentito parlare dei blog ho pensato: Che sciocchezza, LOL. Era il 2001, il concetto di LOL ancora non era stato inventato e soprattutto, anche volendo, non avrei potuto avere un blog. Vivevo a Roma, sulla Cassia. Studente fuorisede per molte coincidenze catapultato in quasi campagna. Palazzina a due piani, attorno solo verde, alberi, galli la mattina e silenzio la sera, sempre. Ero molto più vicino allo svincolo per Viterbo che ai Parioli. E infatti ci andavo spesso, a Viterbo. Bella Viterbo, c’era un posto dove facevano la pizza al metro, chissà se esiste ancora. Per andare in facoltà o prendevo la macchina o aspettavo il 223, che non passava mai. Quindi la Cassia, e quindi il contratto Infostrada con un modem da dividerci in tre, io e i due coinquilini. Dividersi un modem, dividersi Internet è un concetto che fa sorridere, come l’idea di mia nonna che lavava le lenzuola a mano. Tipo. Eppure era così. Dividersi un modem, dividersi Internet ai tempi in cui una foto normale ci metteva mezzora a caricarsi, figuriamoci i siti zozzi con tutte-quelle-cose-da-tirare-fuori. Dividersi un modem, la sera, tutti a casa, nervosi, un blog-ma-figuriamoci, hai finito?, allora questo modem, facciamo i turni di divisione del modem. I turni, capite? Un inferno. A volte mi chiedo come abbiano fatto milioni di studenti fuorisede a dividersi milioni di modem e milioni di internet senza ammazzarsi ogni giorno. Però si litigava, eccome, c’era quest’atmosfera di sciarra perenne. Sì, eravamo sempre sciarrati. Andai via, l’ultimo giorno, calcolando scientemente il momento in cui non ci sarebbe stato nessuno. Finì a manco guardarsi int’a faccia. D’altronde le storie della gente costretta a vivere assieme tra le stesse mura e gli stessi bidet sono così, non finiscono bene. Mai.
Poi c’è questa fase di quando ero uno di quelli che all’epoca ci chiamavamo mediattivisti. La tenerezza. C’era questo fermento tutto politico e tutto fervore di quando il mondo va alla guerra e tu non sei d’accordo, di quando approvano leggigasparri e tu non sei d’accordo, di quando passi le giornate all’università e guardi il preside arrivare con la sua macchina da decine di migliaia di euro e il suo cagnolino a passeggio e Laura Freddi e Maurizio Costanzo all’esame ti chiede Allora, hai fatto la tesina su Maria, dimmi un po’, e magari fai anche cose tecnicamente illegali tipo irrompere in facoltà una mattina presto con una macchina carica di televisori e antenne e far saltare i segnali dell’isolato e occupare le frequenze con una televisione di cui sei nello stesso tempo direttore del palinsesto e omino addetto ai volantini, così, solo per il gusto di dimostrare che sì, le cose possono anche essere diverse e che sì, ci si può anche fare una tesi di laurea sopra.
In mezzo tutto quel che ci può stare in mezzo, facciamo un bel jump-cut to: Tiburtina Uno. La prima cosa che faccio è il contratto per l’adsl di Telecom. La seconda è aprire un blog, TuttoFaMedia, appunto. La terza aprire un altro blog, sul Cannocchiale. Forse non l’avevo mai detto. Sì, c’era anche un secondo blog. Il piano era questo: TuttoFaMedia per scrivere del facciocose, l’altro blog per parlare dei fattimiei. Splinder. E il Cannocchiale, così fighetto. Durò poco. Dopo neppure un mese chiusi l’altro blog e mi concentrai su TuttoFaMedia, enorme pastone di facciocose e fattimiei. E adesso, veloce montaggio di scene con sotto la clip musicale, ci sono io che faccio traslochi e sbarco sull’Appia. Di nuovo quella cosa di dividersi il modem e l’internet, altri coinquilini, stavolta zoopornofili e psicopatici che parlano da soli-la-notte-al-buio-in-cucina. I sali, gli scendi, e TFM. Atmosfera da baretto, post da 90 commenti a botta, quando non c’era-altro-che-i-blog, vere isole in mezzo alla campagna. E poi Tiburtina Due, la scoperta commovente del wifi, sì ma solo 3 computer alla volta, che fastweb ha ancora i paletti, e vabbè, tanto in quella casa porto di mare di napoletani e sardi e umbri più di tre tutti assieme non saremo mai, belle formazioni in piedi e accosciati, la vispa, il secco, il flemma e curtulilli. Lavori presi e lasciati, treni, aerei, Napoli gli Abruzzi le strade di Francia, e poi il bignamino, le spaventose ondate d’urto di tutta la gente che arriva, c’è questa scena dei nostri heroini sulla spiaggia, ecco, i blog, LOL, che io ogni volta che qualcuno si alza in piedi a sparare cazzate che i blog sono morti che ora c’è twitter, ecco, io, vorrei uscire di casa e prendere a manate il mondo, così, a muzzo. I blog sono morti nelle vostre teste di aride macchine del nulla che non avete più voglia di costruire un pensiero più lungo di 140 caratteri, perché forse non ce l’avete mai avuto, un pensiero più lungo di HO APPENA SCOLATO LA PASTA SCOTTA LOL SUCA MUORI #COSECHEFANNOSCHIFO.
L’ultima settimana è stata una settimana complicata. Ci sono settimane complicate. L’inverno è un’unica, lunga, ininterrotta settimana complicata. Dove sono stato l’ultima settimana? Sono stato che ci sono cose necessarie, e quando fai i conti con le cose necessarie, più, meno, a seconda, capita che il blog, questa cosa che si chiama blog, possa fermarsi. È scritto da qualche parte che si debba avere un blog? No. Sono successe delle cose, nel 2011, e il blog, questo blog, è scomparso molto spesso dai miei radar. L’idea, la necessità, di stare lontano da quel che si ritiene ormai indispensabile, cioè questa cosa dello stare sempre connessi 24 ore al giorno, questo continuo indistinto rumore di sottofondo, questa bulimica voglia di attenzione, di farsi notare, di retwittare, rebloggare, citare, favorire, laikare, di contare ogni mezzora quanti hanno smesso di seguirti e twittarlo subito a mo’ di minaccia: ehi, 7 stronzi mi hanno defollowato e io so i loro nomi e i loro nick, ricordalo quando ti vien voglia di schiacciare il tasto meno. Anni fa una ragazza che teneva un blog live from London scrisse che in fondo siamo tutti come quelle discinte adolescenti che all’inizio degli anni ’90 sgomitavano per avere un’inquadratura: Gianni, guarda come sono brava a fare please don’t go. Avevi molta ragione, Ottavia. Please don’t go, ecco cos’è rimasto dei nostri internet e dei nostri sogni: please don’t go.
Il concierge mi ha lasciato un avviso nella buca delle lettere. Era venerdì, o sabato, non ricordo. Sono andato da lui, mi ha datto un pacco che aspettavo da un po’. Fuori c’era scritto Amazon. Dentro dei libri. Presente la faccia a stupore di quando scarti un regalo che volevi da tempo? Ecco. Dice che ora i libri si possono leggere sullo schermetto e te li puoi portare in giro a pacchi di cento senza farti venire la cervicale. LOL. Se non mi zippano le ore del giorno, non so che farmene dello schermetto e dei-pacchi-da-cento-tutti-assieme. Ho preso il primo libro che sbucava dalla scatola e me ne sono uscito. Io volevo solo un blog, quella cosa che mi faceva fare LOL prima del tempo. Blog, una cosa che avevo gratis e che ora devo pure pagare per poter metterci più, uhm, foto. Ecco cosa non perdonerò mai a splinder. Splinder, che tu sia maledetto per sempre, ti odierò ben oltre la tua indecorosa morte, anche se la colpa è solo delle mie inadeguatezze. Che bravi quelli che stanno sull’internet e sono ganzissimi e non fanno mai errori e-sanno-sempre-tutto, io no, ah quante cose non so, quante cazzate che faccio. Un giorno ti scrive un anonimo impiegato e ti dice no, guarda, hai consumato tutta la banda, il tuo dominio è sospeso, o aspetti dieci giorni per il reset mensile o paghi paghi paghi. E se dicono che posso cancellare le cazzate, va bene, pago, dai che ci vuole, ce l’hai un conto paypal?, paga e fottitene. E io me ne fotterei volentieri, poi ti scrivono che la home continua a non vedersi e tu dici ma come? ma io ho pagato! e passi altre serate a capire, a dire fai il refresh!, non si vede!, ma come!, e intanto ti arrivano le mail EHI TFM MA IL POST SU JOHN E SOLFAMI’ QUANDO ESCE?, aspetta giiz, fammi risolvere prima questo problema, anche a me! anche a me il sito non si vede!, amici ma io ho pagato!, mi sono pure fatto il conto paypal!, sì ma non si vede!, TFM che succede?, oh sentite NON LO SO E NON LO VOGLIO SAPERE: io volevo solo un blog, ciao, io esco, fu bello, ci siamo visti.
Insomma, pazzesco, sono lì a leggermi il mio libro di carta girando le pagine a una a una in equilibrio precario con il caffè in una mano e il libro che scivola dall’altra, insomma parte random questo pezzo dei Grand Archives, e io sto pensando Ah che bello che non devo più fare i conti con gli anonimi impiegati che decidono i miei destini, ah che bello quante cose si scoprono quando per cinque-giorni-cinque mandi affanculo l’internet suca muori, ah che bellezza e mentre canticchio l’inciso assieme ai Grand Archives, oh oh oh, ecco io mi fermo, chiudo il libro che tanto non stavo più leggendo e all’improvviso la mdp si allontana e io a poco a poco divento un puntino piccolo e ci sono tutte le frecce che collegano chi ero chi fui chi sono dove sono e mi ricordo di questa cosa che se non era per il blog, questo blog, TFM ehi sto parlando con te, eh già, ma come devo fare con te, mi fai uscire pazzo, a volte mi sembri quella canzone che Fossati non voleva più fare ai concerti, però dai, va bene, in fin dei conti basta solo una canzone, se il mondo è matto a noi che cazzo ce ne fotte, dai, finisco il capitolo e arrivo.
:cuorizini:
Applausi (e occhi lucidi).
io al baretto c’era, e come se c’ero.
E c’era bello.
Ma è bello anche adesso che sei famoso eh?
Inoltre io proprio al baretto ho conosciuto tanta bella gente e per questo (ma non solo), molti cuoricini per TFM.
Ah poi volevo dire che questo sembrava all’inizio uno di quei post dove volevi essere detto torna (ve lo ricordate mikab, essecrì e violezza?)
Ti adoro.
Anch’io ho preso il 223, anche quando ci stavo sopra, lui non passava comunque.
LOL
The crime window o Silver among the gold? Per colpa tua mi resterà in testa Cristina D’Avena tutto il giorno. Sì, son dettagli, sai quei diversivi un po’ patetici per aggirare il cuore del discorso. Beh, ecco, in realtà devi continuare così. Parlo di vita, vissuta e raccontata (che invece di televisione non me fotte nulla e ti do fiducia a scatola chiusa).
Tanti lol e un abbraccio.
*Pattie: pure a me pareva uno di quei post in cui volevo essere detto torna, fortuna che poi no, già dato
*Silvia: avevo una teoria. secondo me il 223 l’aveva fatto mettere qualche consigliere comunale per quelli della sua circoscrizione o della sua famiglia. faceva un percorso senza senso, lo usavo a mo’ di taxi
*Belg: stavolta era Silver among the gold. In realtà volevo lasciarti in testa Angelo, Franco e la Brunetta. Ci riproverò, intanto accolgo la Via Che Mi Indichi, Sommo Belg.
*Ludik: tu che eri finito anche nella mia tesi! Da qualche parte devo avere ancora il video dell’intervista di via catania
io molto cuoricino te, TFM
il capitolo che finisci: di leggerlo o di scriverlo?
ciao
Dai TFM lotta contro tutti! Soprattutto contro l’anonimo impiegato!
Io la prima volta che ho sentito parlare dei blog ho detto “LOL, un sistema di gestione dei contenuti per scriverci le mie cazzate? Cioè, quella cosa che mi sono fatto da solo in php? Dov’è la novità?”. Hipster ante litteram. Frequento troppa nerditudine.
Per quanto riguarda i cento libri zippati in un solo coso con lo schermo, a me hanno cambiato la vita, ma sospetto che i due aerei a settimana abbiano qualcosa a che vedere.
So che non stai nella pelle, quindi ti dirò che sono in pari su HIMYM e su TBBT quindi posso ricominciare a commentare su qualcosa. HA!
Cmq bellino il post. E pure te, non dargliele così forti al povero Twitter, che è molto interessante. I bimbiminkia ci sono ovunque 🙂
A volte leggendoti mi pare di ripercorrere i tuoi passi a dieci anni (vabbé, più o meno) di distanza.
Oh, se deve andare a finire che vissi felice e contenta a Parigi a me sta pure bene, al netto dei sacrifici e delle sciarre e dei coinquilini psicopatici.
Allontanarsi, staccare, tornare. Lo facciamo tutti, un po’ per tutto, a volte per scelta, a volte per necessità, a volte per dovere. Vai dove vuoi, ma quando non ci sei manchi molto!
Gran bel post, come sempre 🙂
E alla fine ho tirato un sospiro di sollievo…:-)…
*Yet: te l’ho già detto che sei una delle persone più acute che io abbia mai *incontrato* nell’Internet, vero?
*Clem: ma no, Twitter va bene, è il Significato Salvifico che alcuni vogliono trovarci a tutti i costi
*Ryuko: incontrerai registi famosi e attrici famose, va bene, direi
*Alessia: sul “vai dove vuoi” ho tremato
*MariaLuisa: era quello che volevo : )
E partono gli applausi. E la nostalgia.
Di quando si era in pochi con un blog . E se avevi un modem a 56k ed un abbonamento a clubnet della Tin eri un eroe. E la rivoluzione di kataweb e l’abbonamento gratis. Ma il telefono costava un occhio della testa e dovevi stare su internet con il timer della cucina accanto per non spendere troppo.
Di quando i siti erano solo ipertesti con poche immagini per farli veloci. Di quando si compravano i libri di carta come Mondoblog de “LaPizia” per spiegare questa cosa strana che il mondo non conosceva.
Si era in pochi, ma c’era poco rumore e tante belle chiacchere. Pure tanta fuffa, ma a noi piaceva pure quella. E a volte, manca davvero.
mannò, sei tu molto espressivo
C’era odore di reùnion di grupiz, al chè mi sono presentata…
(però devo ammettere che lo scettro di cirlider va alla Pattie, che l’altro giorno mentre io parlavo male di te -per scherzare eh!- ti difese a spada trattissima)
😉
io poi quella mdp la pregherei di mettersi online, magari su twitter.
e poi mi fai ricordare gli inquilini tuoi e gli amici degli inquilini. e quando scoprii tfm io.
solo la tesi, ma, davvero su maria?
Il blog, se non lo hai mai avuto, non lo sai cosa vuol dire.
Questo post me l’ero perso.
[sospiro]
E i contatti persi, e le persone mai conosciute, e quel piacere di scrivere, e le risposte inattese, e gli incontri per dare corpo ai soprannomi, e, niente, a distanza di anni mi accorgo che un po’ mi fotte.
[sguardo perso nel pixel]
Ma anche no.
Eheheh… L’intenzione era: vai dove vuoi, basta che poi torni! 🙂
🙂 occhei occhei allora forse ci siamo, chissà.