Nel portabagagli della mia auto c’è un ombrello verde gigante che non mi appartiene.
Poi sono andato al supermercato. Dovevo comprare il tonno. Ma il tonno non c’era. Invece ho comprato una ciabatta per prese elettriche. Sono andato alla cassa. Una fila abnorme. Davanti a me una madre, un padre e un bambino. Sui quattro anni, all’incirca. Il padre ha cominciato a giocherellare con il figlio, seduto dentro il carrello. Ha detto La vuoi la pappa eh, la vuoi la pappa? Il figlioletto ha sorriso e ha bestemmiato: Porco…Il padre ha ri-detto La vuoi la pappa eh? E il figlio ha di nuovo bestemmiato. Ho guardato la madre. Ho guardato la persona dietro di me. Ho guardato il padre. Nessuna reazione. Forse ho capito male. O forse no.
Sulla via del ritorno ho incrociato un attore palermitano, Luigi Maria Burruano. Il padre di Peppino Impastato nei Cento Passi. Non so, sembrava lui. A casa ho acceso il computer. Ho navigato un po’ e ho scoperto che un mio stiloso ex professore dell’università ha un blog. Forte scollamento tra l’idea –e le pose- e le parole messe per iscritto. Ho pensato Tra un po’ mi stupirò nel sapere che qualcuno non ha un blog.
Poi sono andato a cena con alcuni amici. Obiettivo ristorante etnico. Un siciliano, due pugliesi, un bolognese, un’americana. L’americana mi ha detto Where are you from? Io ho risposto Palermo. O Tiburtina. Scegli te, ho detto. Poi ho fatto una pausa. Ho chiesto And you? Lei ha detto New York. Manhattan.
L’eritreo vicino Termini era chiuso. L’americana ha detto Io conosci posto molti buono. Noialtri ci siamo guardati in faccia. Abbiamo detto Dove? Lei ha detto Lì, e ha indicato una via a casaccio. Ho posteggiato. Abbiamo fatto trecento metri a piedi. Lei sembrava un po’ smarrita. Le ho chiesto Dove stiamo andando? Lei ha detto I don’t know. Ha sorriso.
Abbiamo mangiato con le mani. Abbiamo bevuto con la bocca. Mangiare bere uomo donna. Molto bene. Ho riso. Ho mescolato nosotros con unfortunately con mecojoni con ciriviaddo con cè cazz vù. Ho parlato con l’americana di cinema e di sceneggiatura e di diritti civili. Lei studia alla Facoltà di Scrittura Creativa. O qualcosa del genere. Le ho detto Ti stimo molto, ma ti invidio ancor di più. Lei ha sorriso. Non credo abbia capito. A cena una delle mie amiche non ha parlato molto. Stava male. Forse a causa dell’altra mia amica, che invece ha parlato molto. Troppo, direi. Stava male anche lei. Le ho osservate a distanza. Ho scrollato le spalle. Ho pensato Mi dispiace, ma non posso fare nulla. Ho ripreso la macchina e nel tepore notturno ho guidato. Ancora.
ciao da quella che ha parlato molto. ti avviso ufficialmente che da oggi é invece iniziato il mio periodo di silenzio cosmico. rimmpiangerai la mia logorrea, lo sguardo sveglio, pure troppo, come dici tu. spengo un attimo le luci. un gelo cosmico nell’anima. e nessuno, manco tu, può far nulla. sorry.
Parole.
Sono qui.
Nooo, non mi dire che l’amica che parla tanto ora non ti parla più…
L’immagine di te che ascolti Hurt nella versione di Johnny Cash sul raccordo è così bella da aver fatto venire voglia anche a me di andare al mare…
Sì. Ok, mi sta bene tutto. Ma l’ombrello? Di chi era quell’enorme ombrello verde?!?
Arcadio: commosso sum 🙂
Mas: grazie per avermi fatto indirettamente notare la deriva reality che ha preso questo blog. Cercherò di migliorare…;)
Morgania: è così lontano da te il mare?
Parolamia: non ne ho la più pallida idea. Per ora lo tengo in macchina, poi si vedrà.
Veramente io al mare ci vado a piedi…
Morgania mi hai steso al suolo manco un gancio in pieno volto 😉
TFM stramazzato
Dai, se può farti stare meglio ti dico che cmq sono più di 10 minuti di cammino a piedi! sono tanti per una pigra come me… in compenso vivo in uno dei posti dal mare più bello della provincia 🙂 (adesso è troppo, vero?)
Decisamente 🙂
“scotolato” è impagabile… si dice anche da me… 🙂
dimenticavo: ma non è che sono stato io a farti venire ansie salutiste? 🙂
Paco: no, no tranquillo…è che il generale inverno ha lasciato macerie tali da richiedere misure drastiche. Addominali e corsa a manetta.