Jean Renoir spiegato alla bambina settenne

 

Sono le 3 di pomeriggio, scendo dal 21, giro a destra su rue Champollion, poi con calma cammino fino a sbucare su rue des Écoles, davanti al cinema Le Champo. C’è una proiezione pomeridiana di un film di Jean Renoir, La Grande Illusion, che da due settimane è di nuovo nelle sale in versione restaurata. Cammino piano perché scioccamente penso che alle tre del pomeriggio di un giorno di inizio settimana, a un cinema d’essai, a vedere la reprise di un film del 1937, non ci sarà nessuno. Sì, scioccamente. C’è una fila lunga così che arriva alla fine del marciapiede e mi mangio le mani, che ogni volta che passo davanti a questo cinema c’è sempre una fila lunga così che arriva alla fine del marciapiede e di solito gli spoiler io me li scordo sempre ma stavolta era meglio di no.

 

Mi piazzo dietro un signore che legge il giornale, intanto guardando il cielo e progettando scenari alternativi in caso di improvvidi esaurimenti di biglietti. Dopo qualche minuto una tipa sui diciamo 35 anni mi bussa alla spalla e mi chiede: Scusate, siete in fila per La Grande Illusion? Io sorrido e rispondo Ah Ben Oui. Assieme alla tipa c’è una bambina, diciamo settenne. La bambina è chiaramente sua figlia. La bambina dice: Hai visto mamma, avevo ragione. La mamma sorride. La figlia dice: di che parla il film? La mamma risponde: è un film storico, ambientato durante la prima guerra mondiale. Ci sono dei militari francesi che vengono fatti prigionieri. La bambina chiede: Dai tedeschi? La mamma risponde: Sì, dai tedeschi. Poi però provano a scappare. La bambina chiede: E ce la fanno? La mamma risponde: Vedrai. Non voglio rovinarti la sorpresa. Sai, è uno dei film più importanti di Jean Renoir, un manifesto antimilitarista che ci mostra anche gli aspetti più umani della guerra. La bambina chiede: Quindi non è un film divertente. La mamma risponde: No. La bambina dice: Meno male, a me non piacciono molto i film divertenti. La mamma dice: Però ogni tanto si sorride. La bambina sospira: Vedremo.

 

Le Champo è forse il miglior essai del quartiere latino. Non è sgangherato come gli altri, non ti fa venire il torcicollo ed è tutto nuovo, pulito e con le lucine riposanti blu prima che inizia il film. Entro che la sala è quasi colma, in penultima fila c’è un posto libero. Viva le penultime file che hanno i posti ancora liberi. Il posto è in fondo. Per arrivarci devo far alzare tutti. Désolé. A metà fila incrocio due BFFF, best french friend forever. Avranno diciamo settanta, ottanta anni, chi può dirlo. Loro non si alzano. Mi guardano con la faccia a pietà Per favore non ci fate alzare che siamo vecchie e stanche. Sono bloccato in mezzo al guado. Sorrido. Dico: e come faccio? Loro si guardano e ridono, si tirano più che possono le gambe al ginocchio, cioè rimangono esattamente com’erano. Una delle due mi dice: Potete provate a scavalcare. Sorrido di nuovo, obbedisco, viva i posti vuoti nelle penultime file dei cinema d’essai, scavalco la prima signora, scavalco pure la seconda, e intanto rido, loro ridono, quelli dietro e avanti ridono, tutti ridiamo. Mi siedo, sano e salvo. Le due amiche chiacchierano. A un certo punto quella accanto a me chiede all’altra: Di che anno è il film? L’amica risponde: è del 1937, la prima volta che l’ho visto ero adolescente, mi ricordo ancora la storia, sai? L’altra sospira: com’era bello Jean Gabin. Poi si spengono le luci, e inizia il film.

 

13 Replies to “Jean Renoir spiegato alla bambina settenne”

  1. tanti anni fa sono andata al cinema da quelle parti con mio figlio grande, allora di quattro anni
    era pienissimo ma ci hanno lasciati accomodare sugli scalini laterali, nonostante fosse proibito
    davano Les enfants du paradis, bello triste anche quello
    poi ci siamo tornati quasi ogni settimana a vedere altre pellicole che ho completamente dimenticato
    ciao

  2. “Avranno diciamo circa 70 anni […] Di che anno è il film? L’amica risponde: è del 1937, la prima volta che l’ho visto ero adolescente […]”
    il che vuol dire che sono ultra-ottantenni, e tenute molto bene.

    Un BFF che è veramente forever, che tenerezza.

    Marta

  3. *Palmizia: : )

    *Yet: succede, anche di dimenticare i film

    *Marta: ho pensato la stessa cosa, ma “adolescente nel 37” significa 90enne oggi, e la signora in questione era decisamente più verso i 70. La mia idea è che ha visto il film molti anni dopo. Trattandosi del 37, ci può anche stare.

  4. E poi dicono che i francesi non sono più avanti di noi. Nei miei sogni più sfrenati anche qui in Italia abbiamo una decina di cinema d’essai tra cui scegliere nella stessa città… poi mi sveglio e piango (Dio salvi l’Azzurro Scipioni, unica mia ancora di salvezza). Una sola parola, comunque: invidiah (sì, con la h aspirata alla fine per sottolineare il mio disagio esistenziale).

  5. Sì dai li abbiamo i d’Essai: a Milano Anteo, Oberdan, Gnomo, Cineteca..le Champo lo bazzico eccome, mi sono rivista tutto Scola ( La Terrazza, avete presente che capolavoro? e poi che bello vedere i film in italiano coi sottotitoli in francese, e Nanni Moretti, molto amato lì)..ma poi finisco allUGC perchè francamente C’E’ TuTTo, nelle 23 sale di Les Halles e se hai la tessera illimited, puoi vedere tutti i film che vuoi a qualsiasi ora, con prelievo di 30 euro dal tuo conto, mensilmente, e vivessi a Parigi ammortizzerei di sicuro..e poi puoi andare da sola al cinema senza che nessuno si sogni mai lontanamente di guardarti strano ( o altro), perchè è pieno di solitari come te..e poi, ragazzi e tfm, 70 anni ormai non è che siano poi così tanti, la mia mamma 80enne in questo momento è appunto a Parigi ( col papà coetaneo), e non credo chiusa in casa. Ciao ciao
    Paola

  6. *Opperbacco: è la primavera

    *Sacrasindrome: l’Azzurro Scipioni! L’Azzurro Scipioni!

    *Paola: ancora meglio, 20 euro al mese tutto compreso

  7. Mi ricordi le mie visioni cinematografiche proprio nei cinema di quella zona, quando ero in Erasmus. Magone INFINITO.

  8. Voglio abitare lì. Lì da quelle parti in cui si possono portare figli al cinema a vedere Jean Renoir. Peraltro unico paese al mondo in cui saprei già la lingua, oltre al mio di adesso e di sempre.
    Lì, o a Lisbona.

  9. *Watkin: vabbè ogni tanto mi sa che torni, no? : )

    *ExEx: che bello che sai il portoghese, è il mio sogno

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