David Byrne, Paolo Sorrentino, Glenn Ficarra e John Requa: This must be the song, evidentemente

This_Must_Be_the_PlaceL’altro ieri sono andato a vedere This must be the place, l’ultimo film di Paolo Sorrentino. This must be the place è il titolo di una canzone dei Talking Heads, cioè David Byrne, il quale David Byrne non solo cura la colonna sonora del film (assieme a Bonnie ‘Prince’ Billy), ma si produce anche in una interpretazione del pezzo (interno locale: Byrne di bianco vestito al centro del palco, musicisti e coristi che si muovono accennando *Sinuose Coreografie A Tempo*, la macchina da presa che disegna cerchi qua e là in tutta la propria virtuosità, fans in preda all’ebbrezza, la chiusura sul viso di Sean Penn: scena suggestiva di un film che, duole dirlo, per il resto è molto pasticciato, quasi più del trucco sbavato sulla faccia di Cheyenne).

Ieri invece sono andato a vedere Crazy Stupid Love, dei due inseparabili Glenn Ficarra e John Requa. E a un certo punto, mentre Steve Carrell, esterno notte, se ne stava in giardino eccetera, ho fatto un sobbalzo sulla poltrona. Sì, perché all’improvviso è partita la stessa inconfondibile naive melody: This must be the place. Pochi secondi, stavolta, sufficienti a farmi domandare, stupore: ma quante probabilità ci sono di vedere consecutivamente due film che contengono la stessa canzone?

Devo dire che David Byrne e i Talking Heads non mi sono mai appartenuti. Ero troppo piccolo. Mio cugino ci stava proprio in fissa, con i Talking Heads, voleva sempre farmeli ascoltare. Ma io avevo altro a cui pensare. Peccato, poi scoprii che all’epoca qualche robetta interessante l’avessero fatta. (Tra l’altro, pare che qualcuno di nostra conoscenza ne sia stato influenzato quel tanto che basta).

David Byrne è uno di quelli che viaggiano sempre con degli aggettivi in allegato: eclettico, visionario, sperimentale, geniale, cialtrone, borderline (“forse a causa della sindrome di Asperger”, come confessò lui stesso in un’intervista). A quanto pare non c’è nulla che Byrne non abbia fatto, in ambito artistico. Anche una canzone d’amore: This must be the place. Anzi, una specie di canzone d’amore, così la definì Byrne, la prima, nata quasi per caso e senza particolare significato (“…don’t have any narrative qualities”) ma con una melodia talmente naive da non lasciare scampo. Molti musicisti hanno sentito l’esigenza di rifarla. Su tutti gli Arcade Fire che ne hanno fatto una celebre cover (come Sorrentino ben sa, e infatti trova il modo, simpatico, di infilarla nello script del film).

***

Esiste da qualche parte una classifica ufficiale delle canzoni più sfruttate nella storia del cinema e della televisione? Chissà. This must be the place, nel caso, ci starebbe dentro. A parte l’ovvia presenza in Stop Making Sense, film documentario del 1984, realizzato da Jonathan Demme (Byrne aveva ancora i capelli nerissimi), This must be the place vanta numerose occorrenze cinematografiche. L’aspetto più interessante, unendo puntini, è che quasi sempre il pezzo, a prescindere dalla lunghezza dell’estratto, cade all’incirca alla metà dei film in questione. Forse perché la naive melody di cui sopra si lega alla perfezione a un salvagente che spesso viene in soccorso di una sceneggiatura (specialità ’80s), e cioè: “il brano musicale che porta avanti l’azione coprendo vari step temporali che altrimenti col cavolo che ci riuscivi”. Com’è, come non è, ecco quindi la candida voce di Byrne in:
* Wall Street, mentre Charlie Sheen ristruttura il suo appartamento (intorno a 1h05′);
* He’s just not that into you (La verità è che non gli piaci abbastanza), dimenticabile commedia americana del genere Celebrità Ammassate Una Sull’Altra, mentre Ben Affleck e Bradley Cooper se la scoattano in barca (0h53′ circa);
* Lars and the real girl (Lars e una ragazza tutta sua) durante la festicciola a cui Lars porta la propria bambola (0h55′ circa) (Lars è Ryan Gosling, e questo è un Tutto Torna coi fiocchi, visto che Gosling è il coprotagonista di Crazy Stupid Love).
Non solo. This must be the place spunta anche nei titoli di coda del sequel di Wall Street, (doppio omaggio, assieme al cameo di Charlie Sheen, che Oliver Stone fa a se stesso) e in serie come Judging Amy e la mai abbastanza rimpianta Northern Exposure (Un medico tra gli orsi, 6×01).

(Questo per dire che forse Sorrentino non è stato poi così originale) (E oh, ci sono canzoni che nascono proprio fortunate).

16 Replies to “David Byrne, Paolo Sorrentino, Glenn Ficarra e John Requa: This must be the song, evidentemente”

  1. i primi due album dei talking heads sono paradiso new wave in terra. thumbs up per il cugino di tieffeemme.

    furr

  2. ma perchè 'sti registi italiani fallischicchiano sempre, oltre manica?

    P.

  3. Quante probabilità ci sono di vedere consecutivamente due film che contengono la stessa canzone allo stesso festival?  Almeno una.
    Tag: Nina Simone Sinner Man Lynch Crialese Venezia2006

    QX

  4. vado subito a rivedermi la puntata in questione di northern exposure.
    grazie TFM!
    Ah Ah I've got plenty of time
    Ah Ah you've got light in your eyes!
    G.

  5. La verità è che non gli piaci abbastanza nonè un film dimenticabile. è un perfetto film da femmine portatore di verità

  6. *Innanzitutto ringrazio voi tutti che avete letto e commentato questo post, siete i miei heroi e le mie heroine

    *Furr: non mancherò

    *P: te lo dico la settimana prossima

    *QX: quindi poche 😉 Grazie mille per la segnalazione, ci farò caso (data la canzone, ci saranno altre occorrenze)

    *G: yeah

    *Pattie: ah beh se lo dici te mi fido (ma ti e vi riferite per caso a Jennifer Connelly?)

  7. La coincidenza eclatente è che i film sono stati presentati nello stesso anno nello stesso festival a distanza di pochi giorni l'uno dall'altro (ed entrambi usano il pezzo sulla sequenza dei titoli di coda).
    Sulle ennesime occorrenze, hai visto giusto: http://www.youtube.com/watch?v=Qie9icuHp-Y
    QX

  8. ha ragione pat! quel film dovrebbero farlo vedere nelle scuole!!

    a proprosito di film e canzoni, mi ricordo che i cento passi e denti, usciti nello stesso periodo, avevano entrambi a whiter shade of pale come colonna sonora, a quanto pare canzone fortunata anche questa.

    iob

  9. immagino che il "poi scoprii che all'epoca qualche robetta interessante l'avessero fatta" sia ironico..
    comunque mi aggrego a furr, thumbs up per tuo cugino.

    (e se vogliamo proprio fare i pignoli, non è che la cover degli Arcade Fire sia poi così celebre.. è anzi piuttosto bruttina. semmai è stata più "celebre" quella degli MGMT, almeno tra i giovani moderni)

  10. *Tubbie: canzone memorabile, da film

    *Dors: ehm, sì, ero ironico 🙂
    A voler essere pignoli: celebrità e brutezza sono due cose diverse, no?
    Byrne e gli Arcade sono amichetti del cuore, lui ha pure fatto i coretti in un loro pezzo. A quello mi riferivo, quando parlavo di cover celebre. Tra i fans dei Talking Heads (o almeno quelli che li conoscono bene). La cover dei Mgmt, per fare un esempio, in rete non ha avuto la stessa eco. Ma parliamo di impressioni, dunque.
    Compromesso: per i fan dei MGMT è più celebre quella dei Mgmt.
    E farò finta di non aver notato che tra le righe mi hai dato dell'anziano 😀

  11. lol sì ho visto che sono "amichetti del cuore", del resto la prostituzione musicale è sempre esistita.. gli arcade fire non è che mi fanno schifo, ma penso siano stati ampiamente sopravvalutati. quanto a "celebrità" basata sul gusto dei giovani moderni mi riferivo al numero di visualizzazioni su youtube e basta (almeno a me risultano 2 milioni e passa per gli mgmt e tipo 300mila per gli af). vabbè ma alla fine chissenefrega, fanno caa tutt'e due le versioni. poi vai tranqui che secondo me siamo quasi coetanei..

  12. Tieffemme, niente scuse, non si e' mai stati troppo piccoli o troppo grandi per venerare i Talking Heads. I loro video fatti con due lire sono tra cio' di cui sono piu' grato a Emtivvi'. Hanno pure una citazione nei Simpsons. E non mi dire che non hai mai ballato con gioia su Road to nowhere…
    (Slippery people live e' stata per anni la mia droga)

  13. Visto ieri sera: piacevole (ma magari ho preferito "Le conseguenze dell'amore"), forse pero' la parte irlandese e quella americana sono attaccate con lo sputino…
    A proposito di brani strasfruttati: anche l'iguana, con  "The Passenger", sarebbe il caso di lasciarla nella teca – chiusa bene – per un po'…

    AmicoAnonimo

  14. a me il film e’ piaciuto.
    C’e’ troppa carne al fuoco, che forse e’ tipico dei registi a cui, per una volta danno un gran budget da gestire (28 milioni).
    Esempi tipici Benigni con Pinocchio, e Nuti con Occhiopinocchio.
    Eccezione: leone con “il buono, il brutto, il cattivo”.
    This must be the place, la ridondanza confonde, pero’ non e’ affatto un brutto film.
    La versione inglese molto meglio di quella italiana.

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