La signora Cusimano del terzo piano

Posteggio a pochi metri dalla scuola elementare. Sempre la stessa. Da dodici anni. Una lettera dell’insegna è caduta. Nessuno l’ha sostituita. Tanto la polvere e lo scuro del tempo fanno lo stesso.
In mano la tessera elettorale, agli occhi gli occhiali da sole. Un passo sicuro, non più incerto. I pantaloncini corti, le converse. Ancora.
Davanti al cancello, un gruppo di pie donne con le mani nelle mani. Sembra stiano pregando. Mi avvicino, incrocio gli occhi di una donna, età indefinita tra i 40 e i 50. Lei sorride. Io penso: ecco, ci risiamo, l’irresistibile fascino di Tieffemme.
Sorrido a mia volta, alzando anche il sopracciglio sinistro. Lei lascia un attimo i due bambini che teneva a bada a stento e si avvicina verso di me.
Un’altra groupie. Che duro mestiere, essere Tieffemme!

– Nooooo! Ma tu sei Tieffemmino! Quando ti ho visto arrivare ho pensato ma io a questo lo conosco! Ma guardati! Sei più maaagro, più aaalto, quaaaanto tempo, vieni qui fatti abbracciaaaar-
(Mi abbraccia)
– Ehm, scusi signora ma io veram-
– Ma coooome? Non mi riconosci? Sono Immacolata! Immacolata, ricordi! La figlia della tua vicina di pianerottolo… Giocavamo assieme…

Ci deve essere un errore. Immacolata era più piccola di me di tre anni. Adesso sembra mia zia, anzi mia nonna.

– Immacolata? Ma cosa ti è suc- Ma come staaaai? Quanto tempoooo! Ti trovo beeene…
– Grazie… Sai, quando hai quattro figli, stai sempre in movimento, non ti fermi mai…
Lancio un’occhiata ai due bimbi tipo cinquenni che si stanno facendo le foto con il cellulare.

– Sono belli, vero? Le altre due sono a casa, con mio marito… Sono due gemelle… Hanno diciassette mesi…
– Ah che bello… Quattro bambini…
Lei si tocca la pancia, dice
– Eh, mio marito ci piace la famiglia numerosa…
– !

Ci avviciniamo alle pie donne. Tutte mi guardano come si guarda un oracolo. O un alieno.
– Guardate chi c’è! Tieffemmino!
Tutte in coro: Gioia! Bellezza! Ma come sei fatto grande! Ma come sei fatto grazioso! Ma come sei fatt-

Sorriso di circostanza: non ho la più pallida idea di chi cazzo siano io.
Immacolata capisce e mi rinfresca la memoria, facendo il giro con il dito puntato: Allora ti ricordi di mia madre? Lei invece è la zia di mio marito… Poi, vediamo, lei è mia cognata, te la ricordi? Andava a scuola cu’ Totò Impallomeni, quello della scala C… E la signora Cusimano del terzo piano? Te la ricordi, a lei?

La signora Cusimano, fino a qual momento seduta sulla panchina, si alza in piedi reggendosi sul bastone. Era già vecchia decrepita ventanni fa. La odiavo, quando mi incontrava mi incastrava sempre e mi teneva a parlare per ore, di tutti i suoi cazzi e dei suoi mazzi e io volevo solo andare a giocare col super santos e invece mi dovevo sorbire lei i suoi discorsi del cazzo su suo nipote Sebastiano. Io odiavo anche Sebastiano. Si avvicina tremebonda:

– Ti ricordi di me? Ti ricordi di me? Io mi ricordo di te! Eri nicu nicu che correvi e io ci dicevo sempre a tua madre “Ma quanto è bello suo figlio Tieffemmino”! Ti ricordi adesso, ti ricordi?
– Ehhhhhh certo che mi ricordo signora Cusimano! Come sta?
– E come devo stare… Sto morendo...
(Occhi lucidi, si rabbuia)
– ?

Immacolata capisce e mi sussurra all’orecchio: ha solo tre mesi di vita…
Non so che dire, le pie donne mi fissano.
– E vabbè, signora Cusimano, intanto è ancora qui con noi, giusto? Dobbiamo solo accettare la volontà del Signore… Siamo nelle Sue mani…
(Alzo gli occhi al cielo: Dio mio, ma cosa sto dicendo?)

Ma quant’è fatto saggio e rispettoso…
(coro siculo)

Non sapendo come continuare, mi rivolgo alla madre di Immacolata:
– Signora, e suo marito come sta?
– E’ morto. Tre anni fa.
– !

Immacolata capisce e mi sussurra all’orecchio: Un male incurabile. Fulminante. Se ne è andato in due settimane… Capisci? In due settimane mio padre non c’era più… Ma per fortuna ci sono i miei figli a darmi il sostegno…

Faccio un gran respiro:
– Bene, signore! E’ stato davvero un piacere rivedervi… Vedo che state tutte bene… Starei qui a chiacchierare con voi ancora… Ma devo andare a fare il mio dovere… Tante belle cose, eh…
Sventolo la tessera elettorale e saluto.

Varco il cancello. Un carabiniere è seduto su una sedia. Alle mie spalle sento la signora Cusimano che non si arrende:
– Tieffemmino! Ti ricordi di me? Ti ricordi di me? Io mi ricordo di te! Eri nicu nicu che giocavi con mio nipote Sebastiano… Te lo ricordi a mio nipote Sebastiano? Adesso è sotto le armi…

Sotto le armi, ma magari ci resta, quel cacacazzi!
Mi volto un’ultima volta, sorrido:
– Arrivederci!

Poi entro, metto la x sulla tessera elettorale, scrivo i nomi con la matita, imbuco la scheda. Infine, cerco un’uscita laterale.

(Post pubblicato il 9 giugno 2009)

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