The importance of being showrunner/Vince Gilligan svela: se avessi saputo dell’esistenza di Weeds non avrei scritto Breaking Bad

Aprile 2011, Festival Séries Mania di Parigi. Vince Gilligan, showrunner, sta tenendo una conferenza (i sapùti dicono Masterclass) su una serie che ha già segnato la storia della televisione: Breaking Bad.

 

Pizzetto, occhiali da vista grossolani, tracagnotto, jeans chiari tipo-Carrera-a-vita-alta, scarpe da tennis, Gilligan ci sta raccontando uno dei momenti chiave della sua carriera. Dopo aver lavorato sette anni come sceneggiatore di X Files, in piena disoccupazione e scarse prospettive lavorative, decide di portare in giro il progetto di quello che poi sarebbe diventato Breaking Bad.

 

break HBO lo rifiuta malamente (“Il mio peggior incontro professionale” ammette ridendo Gilligan), quelli di FX invece reagiscono stizziti: “Ma questo pitch è preciso a quello di Weeds!”. Gilligan all’epoca non conosce ancora la serie di Showtime (“Weeds? What’s Weeds?“) e diventa viola per l’imbarazzo (“Ve lo confesso, se avessi saputo che c’era Weeds non avrei mai scritto il pilot di Breaking Bad” e non sappiamo quanto lo dica sul serio e quanto invece per conquistare l’attenzione della platea). Le somiglianze tra i due show, che effettivamente ci sono, per fortuna riguardano solo il punto di partenza. Così FX dà fiducia a Gilligan. Ma dura poco, il matrimonio non si fa. Dieci mesi di liti e discussioni sulla sceneggiatura del pilot di Breaking Bad, e alla fine il network congeda Gilligan: grazie, non ci interessa più. Il suo agente, però, conosce un certo canale, AMC, in cerca di nuove serie, e sapete, no, come vanno queste cose?, il pilot piace molto e il resto, il resto è storia

 

Osservo Gilligan e il suo eloquio calmo, pensato, agevolato dalle pause della traduzione simultanea. Faccio fatica ad accettare che dietro quest’uomo pacioso ci sia l’autore di un affresco cupo, sordido, malato, come quello di BB. Ma dura poco. Gilligan ha interrotto la produzione della quarta stagione (“Sarà ancora più dark delle altre”) apposta per l’esigente platea parigina. L’intervista scivola presto sul terreno dei retroscena e delle curiosità. In sala non si muove una mosca. Tutti appesi alle sue labbra. Potere della tv. La Migliore Tv.

 


E così veniamo a sapere che all’inizio la storia doveva essere ambientata a Los Angeles ma poi, per motivi di budget, la produzione si stabilì nel New Mexico (“Costava il 25% in meno”), territorio ancora vergine che via via ha avuto un ruolo sempre maggiore negli script. Che un episodio costa circa tre milioni di dollari e per girarlo ci mettono otto giorni (“Per un episodio di X Files ce ne volevano quattordici”). Che la produzione di Breaking Bad cerca da sempre di discostarsi il più possibile dalla tv tradizionale: niente soluzioni facili campo/controcampo, ma punti di vista particolari e funzionali alla storia (“Se serve, la macchina da presa può anche essere messa sotto al tavolo”). Che le sceneggiature sono sempre molto descrittive e contengono dialoghi ridotti all’osso. Che il lavoro sui personaggi e sulla messa in scena è meticoloso (“Gli abiti dei personaggi, e i relativi colori, vanno di pari passo agli stati emotivi che i personaggi attraversano in ogni singola scena”). Che i famosi episodi “a due”, teatrali, nascono quasi sempre per motivi di budget, ovvero se un episodio sfora clamorosamente, allora ce ne sarà un altro low-cost ma sempre di qualità (“Ho capito che il processo creativo è migliore quando è sottomesso a costrizioni di varia natura”).

 

Il tempo vola e Vince è sommerso da una gragnuola di domande (“Quanto durerà ancora Breaking Bad?” “La malattia di Walt peggiorerà?” “Guarirà?” “Morirà?” “E Jesse?”), cui risponde con composta supercazzola. L’unica cosa che si lascia scappare è che probabilmente la serie andrà avanti ancora per due stagioni (“Vorrei finire alla quinta, ma vediamo”) e poi rimane giusto il tempo di farsi firmare alcuni autografi da genti adoranti in modalità groupieness e di lasciarci con un sorriso carico di promesse: “Non perdetevi la quarta stagione”.

 

(Vinnie, non mancheremo) (Ma per chi ci hai preso?)

 

Breaking Bad, la serie perfetta, torna stasera. Momenti. 

11 Replies to “The importance of being showrunner/Vince Gilligan svela: se avessi saputo dell’esistenza di Weeds non avrei scritto Breaking Bad”

  1. Can't wait. Ma non stasera, mi sa domani… 🙂
    L.

  2. *L: o anche martedì, dipende dalle agende di noi tutti, subbers e additti 🙂

    *Yet: grande e sottaciuta verità

  3. Meno male che Gilligan non ha mai visto Weeds!!! Altrimenti rischiavamo di perderci un capolavoro, per una serie che dopo le prime due stagioni è scivolata nel trash totale (l'ho abbandonata alla quinta. Mi pare).

    Noodles

  4. Questo articolo mi fa venire voglia di guardare BB.
    Quanto al New Mexico, leggevo su Wired che ci sono tipo centosedici stati americani (cioè i normali 50, più qualche infiltrato) che per accaparrarsi le serie tv e i filmi fanno agevolazioni pazzesche a livello di tasse e tutto, per attirare crew e diventare la nuova Hollywood. Il risultato è che gli stati ci spendono un casino, e i facitori di filmi o serie hanno un sacco di agevolazioni; questo dovrebbe far rifiorire l'industria dal basso, aiutando gli indie, ma ovviamente è fallimentare per il singolo stato, che ci mette i danè ma poi finito di girare la crew se ne torna casa sua.
    Quanto alle dificoltà che aguzzano l'ingegno, non posso che essere d'accordo dato che sta scritto sull'about del mio (e di un amico) webcomic 🙂

    Cmq è incredibile che non vedo ormai più niente ma i tuoi articoli sono sempre fichissimi pure se non so di che parli.
    Clem

  5. "Ho capito che il processo creativo è migliore quando è sottomesso a costrizioni di varia natura"
    Sì, e laProf diventa fan di questo signore. Oltre che, ovvio, di TFM, perché, come dice qui sopra Clem: "i tuoi articoli sono sempre fichissimi pure se non so di che parli".

  6. *Noodles: meno male sì, anche se da uno capace di partorire BB mi aspetto le peggiori farfanterie 🙂

    *Clem&Prof: siete i miei lettori Alfa, io scrivo per voi, sappiatelo, e farmi seguire anche se scrivo di cose che conosco solo io è uno dei tre motivi per cui tengo ancora aperto questobblò! 😉 Uno degli altri due, invece, è far appassionare i miei lettori a cose che magari non conoscono (quindi, se vi capita, BB merita)

    *Grace: sìsì, sono solo una trentina di episodi per tre stagioni, che ci vuole 😉

    *Nigu: dopo più di un anno, here we are (io in realtà forse domani)

  7. leggere TFM che parla di BB è un double piacere.
    enri kröger

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