Always running after, always running after

La televisione era sintonizzata su France 3, volume bassissimo. Intanto noi chiacchieravamo, un vino bianco, non ricordo il nome. Era stata una bella serata, iniziata tagliando stradine e proseguita mangiando in questo tavolo con altre persone che non conoscevamo, gomiti stretti, pavé di canard e la torta del giorno. 

Ridemmo, e parlammo, camminando a passo spedito, e ridemmo, anche aprendo il cancello di questo palazzo in rue Tolbiac con le scale esterne, di metallo. Entrammo in casa, il salotto, il Courier International, la moquette e i panni stesi, le finestre sui grattacieli e alcune luci, là fuori.

Parlammo, e ridemmo. Mescolammo lingue, recuperando l’ultimo mese, dalla notte di capodanno, quando ci eravamo salutati in fretta su quella metro col pilota automatico. Parlammo, e bevemmo, poi, a un certo punto, all’ora giusta, si fece tardi. L’indomani Marie sarebbe partita per il Brasile. Carla aveva un treno per Amsterdam, un colloquio di lavoro. Filippo invece ancora qualche giorno a Parigi, poi sarebbe tornato in Italia e da lì definitivamente verso il Portogallo, per qualche mese. Ci salutammo e ci abbracciammo, mi raccomando. Non sapevamo ancora quando ci saremmo rivisti.

Scendemmo le scale al contrario, sul marciapiede una signora stava trascinando un labrador che non voleva saperne di seguirla. Scoppiammo a ridere e la signora con noi. Risalimmo rue Tolbiac, l’idea era tagliare a piedi verso Place d’Italie, ma sbagliammo strada. Imboccammo avenue de Choisy, passando davanti al centro commerciale Massena 13. Camminammo e camminammo, stavamo bene.

Fu un inverno molto indulgente, quello.

5 Replies to “Always running after, always running after”

  1. 21 righe e già m'è presa una di quelle malinconie. ma di quelle. che.
    almeno…continua! 🙂
    joujou

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