Il tragico debutto di Fuoriclasse: a 8 milioni di italiani evidentemente basta Luciana Littizzetto che fa Luciana Littizzetto

Partire dai dati d’ascolto per commentare un prodotto seriale? Facciamolo.
Fuoriclasse, regia di Riccardo Donna, ispirato ai libri di Domenico Starnone, sceneggiatura di Francesco Piccolo e Doriana Leondeff, con Luciana Littizzetto, primo episodio: 8 milioni di spettatori, 28% di share circa. Numeri incredibili.

Appunto. Incredibili.

Un liceo di Torino, dei professori, dei ragazzi. Il punto di vista scelto è quello di una professoressa, Isa Passamaglia (Luciana Littizzetto), alle prese con un figlio adolescente e con il marito scappato alle Mauritius (Neri Marcorè, evidentemente ormai abbonato agli altrove).

Adolescenza, dunque: esiste qualcosa di più complicato da raccontare in tv o al cinema? Forse sì, forse no. Ma intanto, se parli di adolescenti il rischio è di finire a parlare di adolescenti che parlano come non parlano gli adolescenti. E Fuoriclasse, il punto è, fa proprio questa fine.

Una fiction che ambisce a raccontare la realtà. Ma quale realtà? (Voi a scuola parlavate con i turni di parola, cioè aspettavate che il vostro compagno finisse di esporre educatamente il proprio punto di vista per intervenire? Le scene in classe. Le scene in classe sono tragiche. Sono sempre tragiche, pensateci, sono tragiche ovunque, qui ancora di più).

Molto non funziona, in Fuoriclasse: errori di montaggio grossi come case (manco i filmini delle vacanze, roba da sprofondare per l’imbarazzo), tempi morti e scene eterne, senza ritmo, attori che non hanno la battuta pronta, uso smodato del ralenty (il ralenty usato per SOTTOLINEARE l’infatuazione di un personaggio per un altro: il ralenty! il ralenty! ANCORA!), incongruenze di racconto (che ci fa il figlio della prof assieme a quelli di quinta nei corridoi? Come fa all’improvviso un ragazzino sfigato a trovarsi in mezzo a quelli fighi? Unica attenuante: hanno dimenticato di montare delle scene in mezzo), messe in scena deficitarie (era così complicato illuminare meglio gli interni del liceo?).

In generale l’impressione è che manchi proprio quella che potremmo chiamare sintesi artistica, che riesca a mediare tra l’intento naturalistico (la realtà! Sottrazione!) e l’intento sopra le righe (esagerazioni! Urla!). Sembra di assistere a due racconti differenti, accomunati però da un unico schema: palla lunga e cross al centro, tanto lì davanti c’è Luciana.

E infatti gli unici momenti che funzionano sono quelli in cui la Littizzetto fa la Littizzetto, cioè la Luciana perennemente over-reacted di Che tempo che fa, la stessa, magari, appena uscita dagli studi di Milano e che poi si ritrova in mezzo al traffico di Torino. La Luciana irresistibile dei balenghi e delle scenate isteriche, che fa ridere proprio perché dietro l’angolo, da un momento all’altro, potrebbero esserci le iolande e i walter, i napisan e le mary star. Ma quando dal condizionale delle scene-stacchetto si passa all’indicativo di scene essenziali nell’economia di una struttura comunque solida, va riconosciuto, ecco emergere tutti i difetti di recitazione (Littizzetto non ha molte frecce al proprio arco) e di tenuta complessiva dell’attenzione.

Fuoriclasse, scegliendo dunque di affidarsi quasi esclusivamente alla fuoriclasse, rimane intrappolato nell‘estenuata logica della televisione che parla a se stessa, logica di riciclo logorroico ma a quanto pare vincente: otto milioni di spettatori che però, forse, avrebbero meritato uno sforzo in più.

note:
* Fuoriclasse fallisce laddove esattamente riusciva la prima stagione de I Liceali, piccolo gioiellino di compiutezza televisiva della Taodue.
* Dal naufragio si salva il duttile Ninni Bruschetta, già Duccio in Boris e Alfiere in Squadra Antimafia – Palermo oggi.

16 Replies to “Il tragico debutto di Fuoriclasse: a 8 milioni di italiani evidentemente basta Luciana Littizzetto che fa Luciana Littizzetto”

  1. quando parlavi delle scene di classe io subito pensai ai liceali.
    perla sottovalutata e scoperta su questi schermi.

  2. l'anno scorso vidi un po' de i Liceali: la vita "vera" di calsse, ancora più la parte che riguardava i professori, era assolutamemte ridicola e campata per aria: consigli di classe fatti sospendendo le lezioni, gite per cui  basta una circolare del preside 15 giorni prima… ma nessuno degli sceneggiatori aveva sottomano un insegnnate a cui chiedere?

    ieri sera ne ho visto un pezzetto, e le cose andavano un pochino meglio ma neanche poi tanto (così per dire, il vicepreside non viene eletto, ma è scelto direttamente dal Dirigente). alla fine ho preferito stirare. in fondo, di vita di classe e adolescenti rompiballe e professori frustrati sono già piene le mie giornate.

    consiglio agli sceneggiatori delle fiction scolastiche: ci sono tanti bellissimi blog di professori, in rete: andare a leggersene qualcuno, prima di scrivere boiate, no?

  3. appunto, ma io mi dico: informarsi, prima? possibile che gli sceneggiatori (e qui vorrei una risposta…) abbiano così poco tempo per racimolare materiale che si finisce per avere situazioni di imbarazzante irrealtà descritte sullo schermo?
    Quando sono stata negli States, mio cugino mi ha offerto uno spicchio di vita liceale, e praticamente essendo vissuta a pane e telefilm adolescenziali ammmerigani, mi sentivo perfettamente in grado di anticipare tutte le sue spiegazioni.
    Qui direi che non siamo nella stessa situazione…decisamente no.
    Forse l'unica vlta in cui mi sembrava di ritrovarmici, in una sceneggiatura, era nel film "come te nessuno mai", e ho detto tutto!

    Zion

  4. Io ho adorato I Liceali. Forse adorato è troppo ma mi è davvero piaciuto. E mi manca.

    Emily Valentine

  5. Sembrava scritto da gente disperata che vorrebbe essere altrove e ha sentito parlare di scuole italiane una volta al banco di un bar mentre aspettava il resto.

    Il ragazzo-con-problemi che mostra di avere i suoi problemi picchiando metodicamente la testa è una cosa che non si può onestamente vedere.

  6. Ho visto i primi 3 minuti. Disaster (tv) movie.
    toso

    ps
    guardatevi Misfits, quella si è una bella scolaresca

  7. *Noisette: cercare in queste fiction il "realismo" a mio parere è errato. se uno cerca il cosiddetto realismo si guarda un documentario (e anche lì). il punto è cercare di costruire un mondo "finto" e portare lo spettatore a crederci. difficile? molto. come tutto. dici delle circolari 15 giorni prima: ripeto, non è quello il punto, puoi anche avere un insegnante sotto mano, leggerti tutti blog sui professori, essere tu stesso professore (come Starnone, se non erro) ma quel che conta non è tanto il dettaglio, ma il quadro generale. la prima stagione de i liceali aveva delle situazioni improponibili ma all'interno di un quadro generale coerente. fuoriclasse a mio parere non c'è riuscito, perlomeno nelle prime due puntate.

    *Zion: infatti Come te nessuno mai, nel genere, è un prodotto molto riuscito. Il capolavoro di Muccino (…). Per la risposta vedi sopra 🙂

    *Emily: anche la seconda? comunque torna la settimana prossima se non sbaglio con the new generation

    *Leonardo: soprattutto perché è del tutto gratuito. non sappiamo chi è, da dove viene, cosa vuole. forse è un modo per tenerci incollati al teleschermo fino a domenica prossima

    *Toso: sarà fatto 🙂

    *Vlao: un filino "laqualunque"

  8. acc, è davvero così tragico? non l'ho visto (e in realtà manco sapevo fosse in programmazione), ma ho adorato i racconti di Starnone sulla scuola, da Cuore in poi e mi dispiace l'idea che non gli si renda giustizia.
    spero non sia stato complice dello scempio. non avrà mica collaborato alla sceneggiatura?

  9. Non posso dire di averlo guardato. Ci ho dato qualche occhiata, anzi soprattutto ho sentito qualcosa provenire dalla tv in cucina dove lo stava guardando mia madre. E da quel poco che ho sentito e quell'ancora più poco che ho visto mi sembra che non mi son perso niente. Diciamo che quella manciata di minuti conferma la tua analisi.

  10. la fiction in generale mi dà sonnolenza, mi addormeto fra la botta e la risposta del dialogo. Comprendo però la necessità di parlare lentamente, forte e chiaro per l'anziano; e poi basta, basta con la vita di tutti i giorni in tv: il professore, il dottore, la scuola, le corna e i deficit peristaltici, elevare le sfighe quotidiane a fiction amplifica solo il desiderio di evadere.
    Sceneggiatori spremetevi il cervello fatece sognà !

  11. Sì, stranamente mi è piaciucchiata anche la seconda. Cioè nonostante tutti i fanz dicessero che fosse peggio della prima.

    Ovviamente non mi è piaciuta la studentessa difficile coi capelli bisunti à la Loredana Errore ma ad esempio il personaggdio dell'ever so cute Poggio mi aggradava.

    Inutile dire che Propizio che nella mia testa chiamo con altro nome che non faccio per non essere volgare) è un sex symbol di noi gente del popolo.

    Emily Valentine

  12. *Hanz: tra i credit della sceneggiatura spunta il nome del figlio di Starnone. Federico, se non sbaglio. Chissà cosa ne pensa suo padre. Comunque specifico che c'è una bella differenza tra lo scritto e il parlato, tra la carta e la visione. In generale, e anche questa volta.

    *Quad: pure io 🙂

    *Emily: ecco, tutta la storia di Propizio e della sua famiglia nella prima serie. Aww. Il ragazzo comunque ha fatto carriera: da piccolo Elio Germano ai film di De Sica, se non sbaglio.

  13. l'ho guardato. sentendomi in colpa perchè non mi piaceva. 
    e pensando che marcorè sta diventando il fantasma di se stesso. con i capelii riportati. lo stesso tono sorridentironico, sardonico. con i beati troppi problemi troppo pochi che la realtà di una donna con adolescente è assai meno e assai più. e se mi tatuano un cuore in su  la macchina non la faccio passare così leggera. no

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