“Perché avevamo vent’anni e cominciavamo a capire che l’invincibilità non esiste”

 

Ho aperto gli occhi. Una luce fortissima filtrava dalla tenda. Mi sono alzato con un balzo. Fuori Parigi stava sorridendo. Il cielo terso e qua e là strisce di bianco. Filamenti senza importanza.

Ho aperto i rubinetti della doccia. L’acqua calda e l’acqua fredda. Ho toccato con la punta delle dita. Dalla caldaia in alto, vicino al tetto, ha preso a gocciolare tutto. Ho chiuso i rubinetti. L’acqua ha smesso di colare. Ho riaperto i rubinetti, e la caldaia ha ricominciato. Sono rimasto un po’ così, incerto, mezzo piede dentro la doccia mezzo piede fuori. Mi sono voltato. Lo specchio mi stava guardando. Avevo ancora la maglietta addosso. Ci mancava solo la caldaia.

Mi sono messo la tuta, la felpa. Ho fatto gli esercizi di stretching per la schiena. Ero pronto per andare a correre. Ho aperto la porta di casa. Sono rimasto sull’uscio. Non so quanto. Sono rientrato. Mi sono seduto, mani sulle ginocchia. Non so quanto. Ho seguito la rotazione di un raggio di sole. Ho aspettato che mi arrivasse sugli occhi. Li ho chiusi.

Stare bene. Stare bene cioè stare in equilibrio. Un equilibrio comodo senza braccia tese a cercare l’equilibrio. Senza cose persone facce a cui aggrapparsi. Un equilibrio che se anche ruoti su te stesso non ti gira la testa. Un equilibrio perfetto tra l’autoassoluzione e la condanna a morte: non è colpa mia ma il mondo ce l’ha con me.

metroHo camminato senza sapere. Ho fatto il giro dell’isolato. Una volta due volte. Ho fatto il gioco di disegnare le lettere dell’alfabeto, a piedi. Prima la A, poi la B, circumnavigando un palazzo, due palazzi, tre palazzi. Alla lettera F mi sono fermato. Avevo il fiatone. Ho alzato gli occhi sopra di me. Mi è venuto in mente il gioco di pac-man. Io, un puntino. Io, un cursore.

Un ragazzo e una ragazza mi hanno chiesto Scusa sai dov’è la fermata Tolbiac? Ho fatto segno con il braccio e con la mano: sempre dritto poi a destra poi a sinistra. Ho emesso suoni gutturali. Avranno pensato che io fossi sordomuto.

Quando ero piccolo la sera facevo sempre un gioco. Mia madre chiudeva la porta della camera e diceva Buonanotte, io aspettavo qualche minuto poi prendevo la torcia di topolino e mi mettevo seduto sotto le coperte, come a formare una tenda da campeggio. Accendevo la torcia. Quella era casa mia. Il mio mondo. Io. Fuori, il buio. Fuori, i mostri cattivi. Dentro, io. Sano e salvo.

Non sto scappando. Non sto restando. Sono qui, sotto le coperte. E la torcia funziona e non funziona. Va e viene. Mi dimentico di mangiare e mi ricordo di pensare. Mi sveglio tardi e mi sveglio presto. Cammino e resto fermo. Prendo aerei e faccio flessioni. Appaio e scompaio. Pronto, ci sei? Da dove sei? No, non ci sono. E se ci sono, non sono io.

Sono tornato a casa. In bagno ho aperto il rubinetto del lavandino. La caldaia ha cominciato a gocciolare di nuovo. Ho aperto il rubinetto al massimo. Dalla caldaia l’acqua precipitava sul lavandino poi sul pavimento. Ho guardato l’acqua. Le gocce infrangersi. Ho fissato il pavimento che a poco a poco ha preso ad allagarsi. Ho alzato gli occhi alla caldaia che non la smetteva di singhiozzare. Ho pensato: No, non lo so quanti ne abbiamo oggi.

11 Replies to ““Perché avevamo vent’anni e cominciavamo a capire che l’invincibilità non esiste””

  1. E' stupendo, il tutto. In parte ho fatto anch'io cose simili, soprattutto la Topolino Zone. Lo metto nei preferiti Tumblr così un giorno così per caso lo rileggerò.

    ilaria

  2. Ma nel frattempo stai leggendo Paul Auster??

    stiui

  3. Il gioco di disegnare le lettere dell'alfabeto…io faccio le operazioni coi numeri delle targhe, ma questa cosa delle lettere mi piace di più.
    Giulia

  4. *Stiui: no, sto leggendo un romanzo spassoso che poi ti dico. però il titolo del post è un omaggio a don de lillo

  5. Sei stato contattato da qualcuno che ti ha chiesto di seguire qualcun altro che sta scrivendo su qualcun altro ancora che scrive su di te che stai scrivendo il tutto?

  6. anche io avevo avuto la sensazione di belgu, per questo ti ho chiesto di PA. 😉
    stiui

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