Sanremo, tumblr, il pensiero radicale del “dentro o fuori”, la retorica della torre d’avorio

dopo anni di indifferenza generale, il festival di sanremo è tornato a far parlare di sè. dentro o fuori. tra chi per principio non lo guarda e chi invece sì. dentro o fuori.tra chi lo guarda per passione o semplicemente per riderne.dentro o fuori. non stupisce. ormai piccolo paese chiamato italia è sempre più radicale e ciascuno di noi esiste solo se appartiene, in maniera forte e chiara, a questo o quello schieramento. quello che per anni abbiamo rimproverato al berlusconismo, e cioè la divisione netta e chiara tra chi “sta con me e chi contro di me”, le urla, la derisione e la messa in un angolo di chi la pensa diversamente, insomma il virus della mancanza di mezze misure e di buon senso, ha colpito anche noi. noi che credevamo di esserne immuni.

ho sempre ritenuto il tumblr un’oasi felice della rete. un luogo in cui c’era gente che, pur nelle ovvie differenze, aveva una comune visione delle cose e con cui, volendo, si poteva instaurare un dialogo, un ragionamento pur partendo da posizioni diverse. è ancora così. ma il festival di sanremo -la canzonetta!- ha dimostrato che il dentro o fuori è ormai parte integrante di noi e dei nostri pensieri. facciamocene una ragione. lo affronteremo meglio.

dal tumblr, passando per twitter e friendfeed, sono spontaneamente partiti dei gruppi di ascolto sul festival di sanremo. come già accaduto per xfactor, un gruppo di persone commenta istantaneamente quel che passa in tv, come se ci si trovasse sul divano di casa. tra il serio e il faceto. stile gialappa, per intenderci. bene. sul tumblr questa “voglia aggregativa” è stata criticata -civilmente o rozzamente- da chi invece ritiene che partecipare a eventi di questo tipo, sia pure in nome dello scherzo, equivalga a rendersi complici di chi sta rovinando questo paese e di chi vuole convincerci che lo status quo sia un già dato, un qualcosa di inevitabile. io stesso, dopo l’ennesimo post su sanremo, sono stato deriso e fatto oggetto di scherno in modo del tutto arbitrario e pretestuoso da chi invece, quando parlo di politica -e di berlusconi- spesso e volentieri mi riblogga -per chi non conosce il gergo: mi apprezza-. quindi: se la pensi come me sei bravo, se non la pensi come me “taci stronzo”. vi ricorda qualcuno?

nella blogosfera dunque c’è chi ancora pensa che la televisione -certa televisione-, in sè, sia un male, e che il pubblico, in sè, sia deficiente. di conseguenza è sbagliato approcciarsi al mezzo televisivo, sia pure con una prospettiva laterale. o stai dentro -la tv- o ne stai fuori. chè, se stai dentro, allora sei un mediocre. michele serra su repubblica scrive:

Il televoto sanremese, anche ammesso che sia dimostrabilmente pulito e non manipolato, indica i legittimi gusti di circa la metà del paese […] Sanremo è soprattutto per loro, è confezionato a loro misura, e in fondo il vero sbalordimento sarebbe se questo genere di pubblico, allevato in lunghi decenni a quella forma suprema di obbedienza che è la mediocrità, avesse bocciato il Savoia e votato per le poche belle canzoni. La vera manipolazione sta a monte, molto a monte del televoto: sta nella costante educazione al basso livello.

quando lavoravo in televisione
-ebbene sì- uno dei momenti più divertenti della settimana erano le riunioni con dirigenti e produttori, cioè coloro che detengono le chiavi del potere. costoro arrivavano, quando i contenuti erano già stati elaborati da altri, cioè dagli schiavi, tra cui io, e in un solo istante erano capaci di stravolgere il lavoro di un mese in base a due principi: il pubblico è idiota. il pubblico deve essere educato. (in realtà, quando parlano di pubblico, i dirigenti non si accorgono che stanno parlando anche di se stessi. e forse, imparando a trattarsi meglio, imparerebbero a fare della televisione migliore).

quindi ha ragione serra
quando attribuisce la responsabilità alla costante “educazione al basso livello”? forse. ma non credo sia questo il cuore del problema. perlomeno non più. il pubblico, in sè, non è nè idiota nè intelligente. il “pubblico”, in sè, non è niente, non esiste. sì, puoi indirizzare, manipolare o educare la massa di spettatori, ma questo è ciò che andava bene negli anni ’50. il giusto approccio alla televisione, oggi, 2010, a mio avviso non può che essere uno e soltanto uno: dare allo spettatore la possibilità di scelta. pensiero di una banalità sconcertante, ma evidentemente poco condiviso. i dirigenti -coloro che dirigono- hanno la responsabilità di guidare lo spettatore -ognuno diverso dall’altro- fornendogli più strumenti per formarsi delle idee. punto. qui in francia la televisione offre tutto e di più. lo spettatore poi sceglie. qui in francia in prima serata puoi trovare il dibattito sulla transessualità, il telefilm americano, il reality e la partita di pallamano. ripeto, in prima serata. e tutti con ottimi ascolti, tra l’altro. il punto non è la mission educational che presuppone di per sè “un alto e un basso”, “un verticale e un orizzontale”, chi decide cosa è giusto e cosa è sbagliato. il punto è la mission che deve mirare alla circolazione di conoscenza. sta poi allo spettatore decidere cosa è giusto e cosa è sbagliato per sè. soltanto per sè.
e lo spettatore,

come decide cosa è giusto e cosa è sbagliato per sè? evitando l’atteggiamento snob e pregiudiziale del “parlare prima di aver guardato”. pensando di poter guardare mad men ma anche grey’s anatomy, di poter ascoltare tiziano ferro ma anche i vampire weekend, di potersi appassionare alla gabanelli ma anche a sanremo. chi l’ha detto che non si possano trovare spunti interessanti anche nel festival e nelle canzonette? mi sfugge il senso dell’autocondanna aprioristica al primo pensiero che viene in mente e cioè: una certa cosa non corrisponde al mio gusto quindi non solo me ne sto alla larga ma me la prendo pure con chi, magari, ha un approccio diverso da me.

chiudersi su una torre d’avorio e non mescolarsi con la merda non credo renda immuni da certi virus. forse il mondo può essere conosciuto anche andandosi a fare un giretto al piano di sotto.

13 Replies to “Sanremo, tumblr, il pensiero radicale del “dentro o fuori”, la retorica della torre d’avorio”

  1. prima di tutto, tu e tutti quelli come te avete abboffato i cabbasisi che uno non puó manco avere i suoi pregiudizi in santa pace.
    ma poi io che la guardo a fare la tv? tanto c’é TFM che lo fa per me!
    stiui

  2.  Due cose:

    1- concordo con Stiui; che la guardo a fare la televisione se tu me la racconti e me la critichi pure? Voglio dire….servito e riverito! Il massimo sarebbe guardarla assieme ma non chiediamo troppo…

    2- lo spettatore italiano (la maggior parte almeno) non è in grado di scegliere. Non ne è proprio capace. E’ come mettere me di fronte a una formula quantica. Non so che farci. Che se ne fa lo spettatore italiano della scelta? Chi gli dice cosa scegliere? No non credo si possa fare, a meno che non lo facciano tutte le reti in contemporanea: perchè se tu cambi programmazione e dall’altra parte c’è il reality di turno i tuoi ascolti crolleranno talmente tanto che manco Gino Panino vorrà far passare il suo spot sulle tue reti….

    Ps. Io sono assolutamente Berlusconiano verso il festival: lo odio a priori e l’ho pressochè sempre fatto. Darei fuoco a cantanti, presentatori, vallette, fiori e tette della Clerici. Salvo solo l’orchestra che è oggettivamente sfruttata come nei campi di cotone (o di pomodori in meridione per essere più vicini).
    Però almeno non dico agli altri di non vederlo…semplicemente non li capisco! XD

  3. E’ ovvio che tu non vivi in Italia. Io la penso esattamente come te, ma non sai quanto sia difficile pensarla così e vivere in Italia.

  4. premetto che anche io non ho visto sanremo ma mi sono letta con grasse risate le tue cronache del festival 😀

    sono perfettamente d’accordo sulla necessità di dare una scelta al pubblico italiano, l’ho sempre detto: i bei programmi fanno anche audience, il problema è che poi li segano lo stesso…

    lungi da me biasimare chi ha visto sanremo, mi permetto di criticare le scelte degli altri solo quando viene chiesto il mio parere 🙂 però dal canto mio prima di guardare anche solo 5 minuti di sanremo mi sarei mangiata un alce vivo.
    perché: 1. gusti musicali al 99% esterofili
    2. al piano di sotto ci vivo già, 24 ore su 24, almeno la sera a casa voglio leggermi un libro in santa pace, fare l’amore e/o all’uncinetto 🙂

  5. Concordo su tutta la linea, e ho appena linkato questo post a un mio amico con cui ultimamente non so perché non faccio che discutere di televisione sì-televisione no. L’unico problema è che effettivamente quest’opera di educazione ribassista è andata parecchio oltre, e per cambiare le cose ce ne vorrà, oh quanto ce ne vorrà!
    Fondiamo il partito della buona tv e facciamo la rivoluzione?

  6. *Stiui: ah! per me tu puoi avere tutti i pregiudizi che vuoi, basta che poi non vieni a dirmi che non hai i pregiudizi!

    *natror: secondo me lo spettatore sa scegliere eccome. intanto cominciamo.

    *3: forse non ci conosciamo. ma chiarisco. sono italiano, vivo in italia. e ogni tanto vado in giro per europa. ma vivo e sto in italia. e so tutto 🙂

    *Kitiana: io invece mi leggo il libro, faccio l’amore e guardo pure sanremo! l’uncinetto no, a meno che non stiamo parlando d’altro! 🙂

    *LB: ah guarda con me sfondi una porta aperta. in un’altra vita, fui anche responsabile del palinsesto di una tv (universitaria). però a te ti tengo d’occhio io che poi mi metti sòia a tutte le ore 😉

  7. Mah… Io non guardo la Tv da dieci anni e (quasi) due mesi :-)))
    Perché dieci anni fa avevo meglio da fare, e poi mi sono disabituata, e poi quello che sento oggi (che guardano i miei figli) a volte mi fa arrabbiare, quindi mi dico: perché devo arrabbiarmi?
    Non la guardo e amen.
    I miei lo sanno, così ogni tanto, se c’è proprio qualcosa che sanno che mi interessa e posso sopportare (possibilmente senza pubblicità in mezzo), mi avvisano.
    Che poi la pubblicità me la racconta Jonlooker, la tv-tv la trovo qui, e mi diverto ugualmente.
    Ed è vero che leggendo qui mi son detta che magari se guardavo Sanremo mi sarei fatta qualche risata e qualcos’altro mi avrebbe interessato.
    In ogni modo, la frase "guidare lo spettatore -ognuno diverso dall’altro- fornendogli più strumenti per formarsi delle idee"
    mi sembra, scusa, pura fantascienza 🙂

  8. Il pubblico è "considerato" quello che dice Natror, ma non lo "è", e lì sta tutta la differenza.
    Io credo che la base di tutto sia l’ignoranza.
    Quando ero più piccola e vedevo al Festival gente come Ornella Vanoni, Amedeo Minghi, Umberto Bindi, Drupi, Patty Pravo, Enzo Jannacci, Fausto Leali, Mariella Nava, Nada, Nino D’Angelo… ecco io mi arrabbiavo, dicevo che dovevano lasciarli a casa, che erano vecchi, che largo ai giovani.
    Io però avevo dodic’anni ed ascoltavo quello che passava Radio 105 più Legend di Bob Marley in loop, e tutto il resto mi sembrava "vecchio" a priori, e quindi, (secondo la legge che quando sei piccolo ti contrappone al mondo  "dei grandi") automaticamente "da scartare".
    I miei mi guardavano con sufficienza.
    Molti di quegli artisti avevano cantato la colonna sonora del loro innamoramento e del loro amore.
    Crescendo ho imparato chi erano ed alcune canzoni (anche provenienti da quei sanremo in cui io li consideravo già "fuori tempo massimo") oggi mi piacciono davvero tanto.
    Ma quando hai dodici/quattordici/sedic’anni il mondo è o bianco o nero: ti piace sanremo sei uno sfigato, non ti piace sei uno giusto, ascolti Masini sei uno sfigato/ ascolti Vasco sei uno giusto e avanti…
    Il problema, in Italia, che tanta gente (col telecomando o col computer) rimane ferma a dodic’anni.

  9. ecco io avevo postato un commento per dire che il festival l’ho seguito con grande gusto e anche piu’ gusto mi ha dato twitterarci sopra e tumblrarci attorno. Pero’ mi sa che non si e’ salvato…saranno stati gli intellettuali haters

    palbi

  10. *Prof: hai ragione, pura fantascienza. ogni tanto mi piace sognare 😉

    *Virgh: sei stata pure troppo generosa!

    *palbi: in che senso dici che non si è salvato? a me pareva di sì, invece, nonostante gli haters

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