Io non ho mai capito che fine faccia lo zucchero a velo del pandoro

Tua madre che alle sette del mattino del 25 è già in cucina a preparare il pranzone di natale e quando ti alzi e stenti a connettere e riconoscere pensieri parole opere ed omissioni e l’unica cosa che vorresti è una tazza di caffè quadrupla ma trovi i fornelli occupati da: zucchinefunghigamberetti che serviranno a condire la tagliatelle; arrosto in salsa di non so cosa; patate cucinate non so come. S-e-t-t-e-d-e-l-m-a-t-t-i-n-o.

Tua nonna che ha 92 anni e tu la rivedi dopo un anno e le dici: Nonna! Fra un po’ fai 93 anni! Ci manca poco al CENTO! CENTO! CENTO! E lei, che fino all’anno scorso, rispondeva: Non ne posso più, nipotino mio, non vedo l’ora che il Signore mi arricogghie –tipo che mi ripiglia con sè, n.d.tfm- adesso invece risponde: Sì, che bello, voglio fare una grande festa e invitare tutti, non vedo l’ora. Insomma, mia nonna non vede l’ora che passino sette anni.

Un tipo losco di ventidue anni che si aggira per il tavolo e scarta regali e mangia come un dannato e tu a metà serata chiedi a tuo padre: Ma quello, chi cazzo è? E tuo padre risponde: Ma come, è tuo cugino!ma che gli danno da mangiare, a questi?-
Tornare a dormire nel lettino singolo della stanzetta tutta azzurra e poster e manifesti –festival di venezia anno 2000, ah bei tempi, in concorso c’erano I cento passi e Grazie per la cioccolata, micazzi!-il qual lettino esiste dai tempi di when i was settenne e oltre a non essere esattamente alla moda è anche scomodissimo e forse sarebbe meglio dormire per terra, ma tanto domani me ne vado e buonanotte al secchio.Infine. Il pandoro. Ma non il pandoro e basta. Seguitemi. Prendete un pandoro. Scartatelo. Aprite la busta di plastica, versate lo zucchero a velo e scotolate tutto. A questo punto il pandoro ha un aspetto magnifico, come un monte innevato, come un cucuzzolo dipinto da quel famoso pittore che dipingeva tutti cucuzzoli. Poi magnatevi una fetta e andatevene un po’ affanculo. Tornate dopo un paio d’ore. Che aspetto ha il pandoro dopo appena un paio d’ore che l’avete aperto?Per non parlare della parte inferiore, tutta mezza bruciacchiata che nessuno vuole mai e che rimane per sempre lì- Ecco, per me il simbolo delle feste natalizie -che mi stanno sul culo da morire- è proprio quel pandoro sciatto e umidastro che ti lascia sui polpastrelli un appiccicaticcio che non se ne va nemmeno con la candeggina.

31 Replies to “Io non ho mai capito che fine faccia lo zucchero a velo del pandoro”

  1. Ok 🙂 Dimentico sempre la grande verità: le cose sono più semplici di come a volte ci appaiano. Io già immaginavo chissà quale grinchata che non avevo colto 😉

  2. buona notte al secchio!!!è una vita ke nn lo dico!!!ma è siciliano o si usa in tutta italia?

    cmq lo zucchero finisce tutto nella parte del pandoro ke nessuno mangia mai (io si in realtà)

  3. se è per questo mia nonna effettua il calcolo dei suoi anni sottraendo a 2000 il numero dell’anno in cui è nata. Quindi è da sette anni che crede (o vuol farci credere, la furbona) che ha 82 anni. E NEGA che ora siamo nel nuovo millennio

    :-)))

  4. Ari: io ci ho provato, ma la mia religione mi impedisce di dare credito ai canditi. Li odio, sono i veri responsabili el degrado morale dei nostri giorni.

    Ldp: ad occhio e croce qualcosa qualcosa che ha a che fare con la sicilianità insita in noi -e con le mamme-

    Giorgio: in effetti anche io mi sono stupito di come quella locuzione mi sia uscita di penna. No, in Sicilia non si dice, in Sicilia si dice solo ‘minchia’ e ‘inchia’ e ‘chia’. Sul pandoro: e lo so che finisce tutto in basso, ma PERCHE’???

    Toso: grande la toso-nonna negazionista. Magari ha ragione lei e siamo ancora nel vecchio millennio e ci stiamo sognando tutto. Magari! 😉

  5. accasa mia sono io la finitrice di pandoro….faccio finta di ffare la colazione sana latte e cereali, ma poi tra un sorso e l’altro strappo un pezzo di pandoro. eccosì poi si finisce.

    mica lo sapevo che nelle altre casa restava la parte di sotto….mandatemele!

  6. Ok te le mandiamo: viadellaviola numero? 😉

    Ma come, hai sorvolato sul presunto plagio di tfm ai danni di viola!

    Acido+candeggina= telepatia?

    Korokoropollon!

  7. numero zero, come in via dei matti!

    non è che ho sorvolato, però io temo la sindrome dell’anch’io anch’io!

    è più bello che sia stato palatino a fartelo notare. no?

    (ancora un saluto all’amico palatino!)

    più che telepatia, da queste parti si direbbe: a’stessa capa!

  8. è una variazione sul tema.

    sciacqua è “se non metti la capa a ffàbbene”, ma tenere la stessa capa è in generlae: dire le stesse cose, pensarla allo stesso modo e cose così.

  9. Io adoro queste nonne qui, ecco. Ne ho una pure io, e vi assicuro che è uno splendore.

    Intanto in casa mia quest’anno si è celebrato il dramma delle candele, accese con fare maniaco-compulsivo da mia madre in ogni dove. Oggi ho scoperto che siccome non aveva una tealight, ha deturpato una candela a forma di rosa per infilarla in un porta candele, ho quasi paura.

    Per non parlare della cera ovunque.

  10. Viola: madonna come sono indietro nell’apprendimento della lingua partenopea!

    Rainbow: LOL! Bella questa cosa delle candele. Chissà perchè alle madri ogni tanto prende la fissa di qualcosa. La mia quest’anno aveva la fissa dell’argento. Tutto argentato in casa. TFM, ti piacciono le decorazioni argentate? Sì, mamma 😉

  11. A casa di Pat non è la mamma che ha le fisse. E’ il papà. Quest’anno decorazioni viola e legno chiaro.

    E io vestita di viola per la cena della vigilia, che così mi intonavo alla tavola.

    Ah, eppoi al PATpapà è presa la fissa della canzone di Natale degli Abba.. Q.P. (quanta pazienza)

  12. Pat: santa, santissima pazienza 🙂 Però sugli Abba: ottima scelta!

    Viola: sarà meglio che cominci a scorrermi, sennò me ne vado in freva!

  13. Sugli Abba: Feliz Navidad in loop per 3 giorni (anche nella versione cantatat da Albano e Romina e dai tre tenori- mio babbo ha scoperto il mulo) all’inizio ti piace, dopo un po’ rende isterici…

  14. al cugino tuo e a quello mio che ogni anno ne ha 5 in più e 34 cm di maggiorazione, li hanno cresciuti a pane e iùtub caro tieffè…

    la nonna è una grande, anche per sopportare un nipote che le urla nelle orecchie cento cento cento con iva buonanima in sottofondo

    lo zucchero a velo a casa mia viene messo sulle fettine di pandoro che si mettono a “brustolare” (ndvirgh: scaldare sulla padella fino a che non assumono una qualcerta abbronzatura) così vengono leggermente caramellate e lo zucchero non sparisce, bensì: si trasforma;)

  15. Viola: infatti il mio modello è proprio quello. un po’ sofia e un po’ alessandra mussolini!

    Pat: no, albano e romina no, diglielo al babbo: si sono separati!

    Virgh: ecco un riutilizzo dello zucchero che mi mancava

  16. Ecco…noi siamo rimasti a Milano. Per le strade non c’è nessuno, soltanto noi e quelli che non potevano permettersi il biglietto per tornare a Manila. Ad aprire il pandoro eravamo in tre: io lui e un Babbo Natale gonfiabile, tipo pilota automatico de “L’aereo più pazzo del mondo”. Lo abbiamo fatto allitrare e poi gli abbiamo tolto la spina!

  17. perfetta fotografia di come vedo anch’io il natale e le feste annesse e connesse..ma per evitare quella sensazione di appiccicaticcio evito di metterlo lo zucchero a velo 🙂

  18. Da me lo zucchero a velo finisce in qualche armadio della cucina per poi essere dimetnicato ed infine, l’anno successivo, buttato.

    Ma….. circa una decina di anni fa, mi tagliavo la fetta, aprivo la bustina dello zucchero e ne versavo un pochino sulla fetta sdraita.

    Poi facevo il morso… poi riprendevo la bustina, ne versavo ancora un pizzico e un altro morso…. e poi ancora e ancora.

    Adesso invece prendo un pezzettino di pandoro, lo comprimo un po’ così si fa più compatto e non si sgretola tutto e lo inzuppo nel caffellatte!

    GNAM!

  19. Stanton: grazie per i ricordi legati alla parola ‘allitrare’. Comunque secondo me qua gli allitrati siete voi! Povero Babbo Natale!

    Fontagnoni: fai bene (hai/avete un nick bellissimo: evviva fontagnoni!)

    Aga: però più comprimi più appiccicaticci!

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