Il nuovo telefonino.

Premessa fondamentale per il prosieguo del post. Mio padre è sempre stato una persona molto schietta. Quasi al limite della brutalità.

Padre: Tfm, devo dirti una cosa.

Tfm: Dimmela.
Padre: Ci penso da un po’, ma adesso non posso più tenermelo. Sei proprio un pezzente, figlio mio.
Tfm: Anche io ti vogl…Come?
Padre: Sì, cioè, voglio dire…passi per quei causi tutti scirati ca si virino tutti i mutanni e puru ‘u culu (*Chi azzecca la traduzione letterale vince un caffè. Aiutino: si sta parlando di un glorioserrimo paio di levi’s del 2003)
Tfm: …
Padre: Ma la moda è moda, lo so.
Tfm: …
Padre: E passi pure per quei capelli che non ti pettini mai, ca’ pari appena susutu ru liattu (**E qui vi voglio).
Tfm: …
Padre: Ma lo so che quelli che lavorano nel tuo campo non si pettinano…anche se ancora io non ho ben capito in che campo lavori…Vabbè, comunque, passi tutte queste cose, però quel telefonino che ti trascini appresso, ‘un si po’ abbiriri. Ma lo vuoi buttare, quel catorcio?

Parentesi. Il catorcio è un dignitosissimo Siemens del 2002. Blu. Cioè, era blu. Adesso il colore si è quasi tutto decomposto, e si è tramutato in una specie di grigio/beige/marroncino. E anche le lettere, con il tempo, sono scomparse. Diciamo che per scrivere gli sms (la memoria ne tiene 15, in totale) vado a intuito. A parte questo funziona benissimo, da cinque anni a questa parte. Non capisco il motivo di tanta acredine verso il mio telefonino.
Tfm: E va bene, lo butto, però quello nuovo deve avere qualcosa in comune con Tfm.
Padre: Quello che vuoi, basta che non vedo più quella schifezza. Posso bruciarlo io stesso?

Insomma, me ne sto nella sala d’aspetto del volo Palermo-Fiumicino. Vado al rallentatore, mi sento confuso, stralunato, malmesso. E’ come quando una storia finisce in modo brusco e subito ti lasci convincere a piantare un altro chiodo. Ci vuole tempo, per i sentimenti. Il telefonino nuovo mi fa impressione. (L’imbarco avverrà con quindici minuti di ritardo). E mentre smanetto.
Una cosa che sto capendo adesso. Da oggi sarò un uomo più ricco, anzi menopovero, ma ho anche perso un amico, di quelli veri che danno e non chiedono. Mi spiego: con il vecchio telefonino dimenticavo sempre di mettere il bloccatasti. Sempre. Così fioccavano telefonate a destra e minchia a numeri intercontinentali inventati sul momento dal dio-fato, ma anche a numeri esistenti. Il più delle volte erano numeri di gente cui avevo tolto il saluto, spesso anche con a corredo un sonoro vaffanculo. Ma questi, quando partivano le chiamate a mia insaputa, mi richiamavano tutti felici e giulivi che io avessi fatto un gran bel gesto e commossi che io ci tenessi a ricostruire l’amicizia -basta una chiamata persa per cancellare i vaffanculo, a quanto pare-. Io cascavo dalle nuvole, ma poi capivo. Era stato il mio fedele telefonino, che ci teneva, evidentemente, a vedermi in armonia con il mondo. Che amico con la A maiuscola. Il nuovo telefonino, invece, ha il bloccatasti automatico. Dopo tre secondi che non lo usi, lui si rompe le palle e si blocca. Non ne vuole più sapere -che poi, questa cosa so già che due giorni mi trasformerà in un fascio di nervi-. Ergo: d’0ra in poi, se sconquasso un’amicizia, nessuno verrà a salvarmi. In compenso nessuno saprà più i cazzi miei gratuitamente. Sì, perché certa gente, tra cui la mia genitrice, quando partivano le telefonate a mia insaputa, mica chiudevano all’istante -se non altro per non prosciugarmi il credito-, no, rimanevano in ascolto per capire cosa stesse succedendo e per farsi un bel tegamino di fatti miei, credo anche. Che, se accade mentre guardi il cielo con il naso all’insù e ti giri i pollici in silenzio va anche bene, ma se stai bestemmiando perché, nella concitazione, i dentini di plastica del quadratino magico non si strappano e non liberano quella cosa che da lì ad almeno un’oretta –sì me la sto tirando– dovrebbe congiungere me e la felicità, beh allora non è carino, ne converrete.
Una cosa che non sto capendo adesso: ma come cazzo si levano queste suonerie polifoniche che sembrano la colonna sonora di un film porno americano di infima categoria?

Poi sul trenino diretto a Tiburtina il mio vicino di sedile ha cominciato a parlare al suo telefonino e ha tenuto a farmi sapere che: ha un parente handicappato e che stanno costruendo tipo una scala mobile in casa per permettergli di muoversi meglio; che nel loro bagno si scivola facilmente e che la vasca no, la vasca è da sfigati; a Fiumicino ha visto un prete insipido con du’ gorilla che lo scortavano; solo dopo dieci minuti ha capito che il prete insipido era Monsignor Bagnasco, pensa te. Poi sono uscito dalla metro, ho girato a sinistra, poi ancora a sinistra, poi dritto e a destra e a sinistra. Casa. Ho posato il borsone nell’ingresso. Stavo morendo di fame. Ho aperto il frigo. C’erano due fette di mortadella. L’avanzo del catering per il cortometraggio di una settimana fa. Ho avvolto le due fette di mortadella in quattro crackers e ho cenato. Mi sono affacciato al balcone. Sera di inizio estate. Al terzo piano, quello dove fanno sempre dolci e vogliono sempre uova, stavano cantando a squarciagola. Io non sono capace di stare a guardare questi occhi di brace e poi non provare un brivido dentro. Ricominciamoooooooooooooooooooo

UPDATE: ragazzi ho portato le versioni corrette. Nessuno ha indovinato esattamente le traduzioni delle due frasi incriminate . Chi ha fatto bene una cosa ha fatto male l’altra. Se proprio volete saperlo

“scirati” significa “stracciati”, ma anche le traduzioni creative mi sono piaciute. Comunque, per premiare il vostro impegno, un bell’8 politico a tutti quanti e così ce ne andiamo in vacanza che la scuola è finita. Vivere non è possibile, lasciò un biglietto inutile prima di respirare il gas, e nonostante le bombe vicine la fame malgrado le mine sul foglio lasciò parole vere di vitaaaa.

20 Replies to “Il nuovo telefonino.”

  1. “cu’ chilli cazùn tutt’ scuncecàt…”

    (siciliano/napoletano)

    ma non lo voglio il caffè…che è ora di pranzo adesso!

  2. quei cosi tutti rovinati che si vedono tutte le mutande e pure il culo.

    alternativa

    quei cosi tutti stracciati.

    io VOGLIO, PRETENDO il caffè. perchè ho sicuramente vinto.

    iSleepy

  3. i telefonini all’inizio erano grossi, scomodi e con le batterie che duravano poco

    poi sono diventati piccoli, comodi e con le batterie dalla lunga durata

    ora son di nuovo grossi e scomodi e le batterie durano di nuovo poco perchè devono far funzionare mille cazzate…

  4. * con quiei pantaloni tutti abbassati che si vedono tutte le mutande e pure il culo.

    ** che sembri appena alzato dal letto.

    …solitamente ci metto solo una zolletta di zucchero…

    Nata

  5. Delle due l’una: o questo blog è popolato da terroni che – come me – hanno capito subito il tuo papà, oppure tutti abbiamo dei genitori rompicoglioni e siamo consci dell’esistenza di un linguaggio universale…

  6. Broccato: riferirò 😉

    ViaDella: arrivo in ritardo, ma anche volendo non potevo offrirtelo, perché mi hai fatto una traduzione interdialettale…che si intende in napoletano per scuncecàt? Se è lo stesso di “scirati” mi tocca offrirti una pizza per l’alto contributo linguistico offertoci.

    iSleepy: mi dispiace, non hai vinto, e ritenta, sarai più fortunato. 😉 un errore e mezzo. “Cosi” e “rovinati”…

    Toso: però vuoi mettere che nei telefonini nuovi ci puoi mettere i “dish of the day”?

    Nata: che dire, toma toma cacchia cacchia… Grande merito per la seconda frase, chè “alzato dal letto” era veramente complicato. E anche la prima è quasi perfetta. Quasi però. Un solo aggettivo: “scirati”, che si riferisce all’orlo e non alla vita 😉 Avrei quasi detto che eri siciliana…;)

    Morgania: ad occhio e croce la maggioranza di chi legge Tfm è terrone, ma la seconda credo sia abbastanza valida per il creato…

    Felson: dici? beh la mortadella e il cracker è un piatto tipico di tutte le guide!

  7. il termine scuncecàt è un termine ombrello..ha tanti usi, in questo caso sta per: maltrattati, rovinati, stinti, distrutti, vecchi, destinati al macero….

    era questo il senso no?

    io comunque mi porto avanti con l’ordinazione: una diavola col tabasco.

  8. che poi…leggo il tuo commento che si riferisce all’orlo…e allora mi sa che dovevo essere più precisa e mi sa mi sa che la pizza la pago io…

    e comunque i ginz scirati…sò ginz scùsut…

  9. Ecco, il napoletano (o giù di lì) salva sempre. Comunque, a proposito del tabasco, mi viene da dire: lussuriosa.

  10. ullallà!

    e comunque non avrei mai creduto di far entrare il tabasco nella mia vita fino a quando vicino casa mia non ha aperto una pizzeria con annesso pizzaiolo marocchino.

    che ora qui la ristorazione è in mano al cartello nordafricano e ci stanno cambiando tute le abitudini. evviva.

    tipo: mangio più cuscus che pasta, più chebab che fettine in padella, più felafel che purpette…

    ma vedi tu a cosa mi hai pensare…

  11. eh, ma mettiti nei panni di chi riceve una (facciamo anche più di una, vah!) tua chiamata a vuoto, e sente rumori sullo sfondo, gente che urla e/o applaude, ma non capisce bene e non è sicuro, e chennesò!, si preoccupa pensando che tu sia in pericolo e magari impossibilitato dal chiedere aiuto… 🙂

  12. Ahahahaah. Questa eventualità, per altro remotississsisssisssisssima, serviva, come dire, a rendere la vita di tutti un po’ più elettrica. A fine giornata mi chiedevo sempre: chi avrò fatto preoccupare e/o divertire oggi? 😉

    E da oggi fine, abbiamo trasmesso.

  13. Eh, bella domanda. Lo vorrei sapere pur’io. E’ da ieri che succede con tutti i blog di splinder. Ah, splinder.

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